Un colpo di fulmine incorniciato dagli spalti di S. Siro lo ha fatto innamorare di questa professione e da lì non si è più fermato: Mario Reggiani di strada per diventare allenatore ne ha fatta molta, la gavetta non gli è di certo mancata e la sua strada si è poi incrociata con il mondo del calcio femminile del 2009. Mario è ora l’allenatore di una delle squadre più in vista del Campionato Eccellenza Femminile del Piemonte, la Bulè Bellinzago con il quale sta disputando un ottimo campionato. Lo abbiamo raggiunto per fare due chiacchere sulla sua avventura con la squadra piemontese e la sua vita da Mister.
Mario, quando hai capito che la tua strada era quella di diventare un allenatore di calcio?
“Ho iniziato nell’ormai lontanissimo 2000, finito il liceo come istruttore. Con mille difficoltà, essendo ai tempi veramente timido e introverso (non che oggi sia diverso🙂). La svolta avvenne però nel dicembre 2001: a San Siro venne il Chievo di Del Neri, che sconfisse l’Inter giocando in modo splendido. Fu per me un istinto fulmineo: avevo trovato un modello di ispirazione da seguire”
Che percorso hai fatto per arrivare fino a dove sei ora?
“Ho fatto tanta gavetta, e col senno del poi credo che sia stata la mia grande fortuna. Ho fatto per anni l’istruttore delle categorie dell’attività di base, che sono una palestra formidabile per apprendere l’arte del “problem solving” istantaneo, e per mettersi in ascolto: i bambini chiedono questo. Dal 2009 ho conosciuto poi il mondo femminile, dal quale sono entrato e mai più uscito, e che ormai considero la mia casa. Ho iniziato come Preparatore atletico, per poi allenare in prima battuta, passando per la serie B e C con Bocconi, Milan Ladies, Meda ed ora nell’avventura a Bellinzago”
Come si svolge una giornata tipo di un allenatore? Su cosa ci si concentra maggiormente per preparare una partita?
“Una volta avrei detto che è una giornata frenetica, oggi per fortuna tra famiglia, gatti e-sic-anche il lavoro in palestra, c’è la possibilità e il dovere di staccare la spina. Ma, ammetto, appena mi si crea uno spazio vuoto nella giornata, è il momento buono per prendere carta e penna e iniziare a mettere giù idee. Le partite credo si debbano preparare dal primo giorno di preparazione creando allenamento per allenamento l’abito giusto per la squadra. Sugli avversari si costruiscono perlopiù i dettagli; va da sé che in Serie B la conoscenza della squadra opposta la si dà per scontata e in Serie C si conosce abbastanza; in Eccellenza, avendo meno possibilità di informazioni, ci si concentra molto sulla propria produttività”
Parliamo del tuo presente: la Bulè Bellinzago Calcio. Come sei arrivato a questa realtà e come ti trovi?
“L’arrivo in questa società è stato grazie al direttore sportivo della prima squadra femminile Stefano Dubini, e al suo braccio destro Marco Barelli, due dirigenti con cui non avevo mai lavorato insieme ma di cui avevamo reciproche conoscenze. La mia priorità era collaborare con persone che volessero proporre un’idea ambiziosa ma prima di tutto sana, e qui posso dire che ho fatto bingo. A ormai tre mesi dall’inizio, posso dire che tra ragazze, staff e dirigenza si è creato un clima piacevolmente sereno, che reputo essere il Top player aggiunto della nostra stagione fino ad adesso.”
State disputando un ottimo campionato fin qui: su 7 giornate solo una sconfitta, per il resto bellissime vittorie e , momentaneamente, siete secondi in classifica. La prossima partita sarà con l’Alessandria W, attualmente prima. Come state preparando un match così importante?
“Detto che mancano due mesi e mezzo a questa partita, vista la lunghissima sosta per la Coppa Piemonte, cosa dire: noi continuiamo a lavorare seguendo il nostro cammino, con l’obiettivo di affrontare l’Alessandria sorridendo e divertendoci. Reputo loro le strafavorite in entrambe le competizioni, non credo serva molto altro da sapere. Noi manterremo fede al nostro percorso, senza snaturarlo.”
Alleni squadre femminili da diverso tempo: a tuo avviso, il calcio femminile in Italia quanto è cambiato? Sta finalmente andando nella direzione giusta (soprattutto dopo l’avvento del professionismo)?
“Sicuramente, da 13 anni a questa parte, si è visto un cambiamento lapalissiano, innanzitutto dal numero delle praticanti fin da giovane età, che di sicuro ha alzato l’asticella dei valori medi. Se sta andando nella direzione giusta, invece, mi riservo di avere qualche dubbio. Facendo un paragone con una pianta che cresce: si inizia con piantare il seme, innaffiare i germogli, accudire l’arbusto fino a che non si è fortificato da reggere da solo il proprio peso. Il seme del rinnovamento del calcio femminile è stato inizialmente coltivato in maniera corretta, e a livello di nuove leve si è visto un incremento numerico e tecnico; il problema però è che si è avuta poca, forse pochissima, pazienza di far crescere il tutto nel tempo giusto, precocizzando i tempi di sviluppo. Il risultato è che ora si vive una via di mezzo tra professionalità seria, che stava appunto per germogliare, e un preoccupante scimmiottamento del maschile, che è proprio la direzione da evitare.”
Da allenatore, che consigli darebbe ad un genitore che si sente insicuro quando la propria figlia esprime il desiderio di voler giocare a calcio?
“La risposta è semplice e netta. Lo sport è educazione a tutto tondo, che sia calcio, basket e tiro del coriandolo. Non faccio distinzioni di sesso su questo, se no non sarei qui. Il consiglio unico che darei, è assicurarsi di trovare una società che segua il femminile in modo adeguato e rispettoso, e non come “moda” da cavalcare. “
Infine una curiosità: parlando della Champions League femminile, chi potrebbe alzare la coppa quest’anno secondo Lei?
“Ammetto di seguire molto poco, mi diverte di più interessarmi della Serie B e C nostrana. Detto questo, pur non conoscendolo di persona, faccio il tifo per Mister Spugna (e di conseguenza la Roma), che ha fatto il suo percorso di carriera in crescendo, meritando di essere dov’è.”
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringraziano la società della Bulè Bellinzago Calcio e il suo Mister Mario Reggiani per la loro gentile disponibilità.