Estremo difensore moderno, capace di giocare indifferentemente con le mani ed i piedi in egual modo, si distingue tra i pali per le sue doti tecniche nonché per il suo coraggio ed intraprendenza nel guidare la retroguardia difensiva.
Cresciuta nel vivaio gialloblù, si appresta a vivere un anno di personale riscatto dopo essere stata lontana dai campi di gioco per infortunio, ritornando ad essere protagonista come due stagioni fa quando trionfo da titolare in campionato e coppa.
Vetrina della giornata per Marika Bonomo, classe 2002, portiere di qualità e prospettiva del Parma, squadra militante nel campionato di Eccellenza tra le candidate alla promozione in serie C.
Ciao Marika, per iniziare, se ti era possibile descrivere il tuo ruolo
“Se devo spiegare che cos’è un portiere e quali sono le sue caratteristiche, posso solo dire che l’estremo difensore è l’unico uomo o donna solitaria; indubbiamente ho i difensori che mi coprono ma dove non ci arrivano loro, ci devo arrivare io con le mie mani.
Ho il compito di trasmettere sicurezza alle mie compagne che devono avere fiducia in me. Mi piace giocare con i piedi avendo avuto un passato da attaccante oltre che da difensore; da lontano mi sentono gridare, non perché ho qualcosa da rimproverare, è solo per incitarle, per dare loro forza e carica, per aiutarle a mantenere alta la concentrazione. Vedo il campo meglio di tutti e se mi accorgo di qualcosa che non va, mi sostituisco al mister e cerco di dare indicazioni e se sei dall’altra parte del campo e senti qualcuno urlare, senti una voce che grida tutto il tempo e ti dice di non mollare o di marcare stretto il 10 perché è veloce ed è meglio non lasciargli troppo spazio…ecco questa sono io, un portiere che ha tecnica e passione ma sa anche comandare, non avere paura, giocando con tanta passione ed amore”.
Differenze tra calcio a cinque ed undici
“Ho avuto qualche esperienza a calcetto, Sono due cose molto diverse tecnicamente, in quanto in una porta a 11 devi avere molta spinta nei tuffi ed hai tempo di pensare a chi darla e cosa fare mentre nel calcio a cinque non hai la possibilità di fare grandi tuffi, devi essere super veloce a pensare, in quanto il gioco è molto rapido”.
Le sensazioni e le emozioni di giocare a calcio
“Per me il calcio è vita, sono 14 anni che gioco a calcio e non ho mai saltato un allenamento. Sono andata con la febbre alta, con il mal di pancia, con dolori fisici, con la neve alta 5 cm, con la pioggia, con il campo pieno di fango, non sono mai mancata, ho detto no ad ogni compleanno, cene ed uscite con gli amici per essere sempre presente. Per me fare il portiere è tutto, è il mio mondo, la mia favola, il mio sogno. La sensazione di buttarmi sull’erba o sulle pozzanghere mi fa emozionare e sentire viva, unica e speciale; ambisco a diventare un grande portiere, realizzando un sogno personale, degna continuazione di quello interrotto da mio padre, estremo difensore che ha giocato a buoni livelli fino in serie C con la maglia del Trapani”
Le persone più importanti della tua carriera agonistica
“Ci sono quattro persone in particolare che sono state determinanti nella mia carriera, l’allenatore dei portieri Luca Bevilacqua, sempre presente e disponibile ad incoraggiarmi in ogni circostanza, William il primo che mi ha allenato da piccolina, un nonno, il migliore amico, una persona speciale; citazioni di merito infine per mio padre, il mio modello di riferimento, capace di capirmi in ogni circostanza e per la mia compagna di squadra Francesca Alfieri”.
I ricordi più belli
“I momenti più felici sono legati a due circostanze vissute due stagioni fa : la vittoria del campionato vissuta con la maglia da titolare con la promozione in terza categoria e il trionfo in Coppa Italia con il Pievecella, al termine di una gara giocata ad alti livelli; i momenti più brutti sono legati all’infortunio della scorsa stagione che mi ha costretto a restare fuori dai campi di gioco per un intero anno ed una gara sfortunata con la Spal, dove non mi sono certo distinta per i miei interventi”.
Obiettivi stagionali personali e di gruppo
“Puntiamo a vincere il campionato e a ritornare in serie C, dopo un anno sfortunato che ci ha visto retrocedere, anteponendo l’obiettivo di gruppo ad esigenze personali; disputare una buona gara o parare un rigore è tanta roba ma contribuire a far vincere la propria squadra è più importante, bisogna tralasciare gli aspetti soggettivi al cospetto dell’obiettivo della squadra pur consapevoli che il nostro non è un ruolo semplice, se sbagli se lo ricordano in tanti e non sempre hai la possibilità di riscattare gli errori commessi”.
Credit Photo: Calcio in Rosa