Nel torneo di Eccellenza abruzzese, di calcio femminile, una delle nuove squadre ai nastri di partenza del campionato è il Fresa Calcio. La squadra di Fresagrandinaria, in provincia di Chieti, sarà guidata da Nello Mazzatenta e vede tra le sua fila il capitano Delia Di Francesco. Abbiamo raggiunto la centrocampista centrale, classe ’84 originaria di Gissi, per qualche battuta sulla realtà abruzzese.
Delia quali esperienze hai maturato prima di questa stagione?
“Mi sono avvicinata al mondo del calcio per puro caso. Spinta a provare da mia cugina Natascha Tarquinio che era già nota in zona perchè molto brava. La mia prima squadra è stata il San Salvo, squadra con cui ho giocato una stagione. Successivamente, dopo aver partecipato a vari tornei estivi, vengo chiamata da una squadra molisana che tramite loro osservatori mi notarono. Inizio con il Montecilfone in Serie C, per passare poi al Bojano in B, con la splendida Daniela Sabatino e tanti altri prodigi, diventato poi Termoli in Serie A2. Dopo qualche anno con l’Ardappio, formazione laziale dove ho giocato causa università, torno in Abruzzo e a Vasto, dove rimango per diverse stagioni. Unico rammarico, visto il mio tour de force, non essere riuscita mai a rispondere alle chiamate per la rappresentativa abruzzese, ma solo quella laziale e molisana”.
Come è andata la scorsa stagione per te e per la squadra del Vasto?
“La scorsa stagione è andata benino nonostante qualche piccolo problema. Non avevamo un organico molto folto e in qualche gara, tra assenze varie questo ha pesato. Poi quando stavamo trovando sensazioni migliori è arrivato lo stop”.
Come avete vissuto la fase di stop della scorsa primavera e come state vivendo questa?
“Lo stop è stato devastante .Eravamo cariche e volenterose, ma abbiamo dovuto deporre le armi. Oltretutto, essendo amiche anche fuori dallo spogliatoio, avevamo perso un po’ la continuità nei nostri rapporti. Quindi si è pensato bene di non rinunciare alla passione che ci unisce ed abbiamo rimediato con delle partite di calcetto fisse a settimana, per non perdere forma acquisita è l’unione di gruppo. Questa stagione, poi, non ne parliamo. Ad oggi siamo ferme, impossibilitate anche a vederci per una semplice partitella, quindi innegabilmente sentiamo una mancanza incolmabile”.
Quest’anno nuova avventura. che gruppo hai trovato e come erano andati i primi allenamenti?
“Le nostre ambizioni erano in primis rinforzare il gruppo creato dello scorso anno, con in Vasto, aggiungendo qualche elemento in più e riprendere ad allenarci con il massimo dell’entusiasmo. Eravamo intenzionate a partire più forti e competitive rispetto al passato”.
Con quali ambizioni volevate affrontare il campionato?
“Se non per vincere il campionato, almeno farlo sudare molto alle altre squadre Diciamo che si puntava almeno al secondo posto, con la voglia di lottare per il primo”.
Come reputi il livello del campionato di Eccellenza?
“Il livello del campionato è molto cambiato negli anni, a partire dall’ Eccellenza fino ad arrivare alla massima serie. Le squadre trovo che siano meno competitive, nonostante se prese singolarmente ci siano ragazze più forti degli anni scorsi”.
Come sta crescendo il calcio femminile in Abruzzo?
“Generalmente non vedo una grande crescita del calcio femminile e probabilmente siamo lontani da poter usare la parola crescita. Sono molto contenta, però, del fatto che sia più visibile ai piani più alti, più seguito e mi auguro riconosciuto. Spero si siano gettate le basi e di vedere presto i frutti”.
Quale reputi il tuo più bel ricordo legato al mondo del calcio?
“Di ricordi legati al mondo del calcio ne ho moltissimi. Non saprei metterli in scaletta. Dal nascondere nell’armadio leccornie varie durante i duri periodi di ritiro e dieta ferrea agli scherzi alle più grandi. Dalle ansie prepartita ai festeggiamenti passando alla paura all’onore di scendere in campo. Il più bel ricordo forse è legato alle persone che ho conosciuto, a quelle che ti rimarranno sempre dentro, perché gli spogliatoi ti creano un altro mondo. Mi viene in mente anche il 2003, anno nel quale, in un torneo da Isernia, conobbi Patrizia Panico. Ricordo anche i periodi con la Sabatino ai tempi del Bojano. Eravamo in ritiro in albergo e ci mettevano in stanze separate costantemente perché facevamo troppa confusione. In una trasferta le nostre porte dell’albergo erano una di fronte all’altra. Ci accordammo per uscire e quando aprimmo le porte trovammo la dirigente seduta nel corridoio che ci faceva la posta. Bei tempi“.