Marzo non sarà solo ricordato per i novanta mila del Camp Nou di Barcellona-Real del ritorno dei quarti di Champions, oppure la prestazione ottenuta dalla Juventus contro il Lione. Questo mese ci ha lasciato un altro evento, che ha anche un legame col pallone, ma ormai sta toccando tutti noi.
Stiamo parlando della guerra in Ucraina.
Il conflitto ha praticamente dato uno “scossone” a tutto il mondo, toccando vari punti di ogni settore, da quello culturale a quello economico, passando per quello sportivo: ebbene sì, perché la UEFA e la FIFA ha deciso di sospendere a tempo indeterminato la Russia, ovvero il paese che ha attaccato in maniera vigliacca l’Ucraina, dalle competizioni calcistiche. E la prima conseguenza è stata l’esclusione della Nazionale Russa dagli Europei Femminili che si terranno a luglio in Inghilterra, ma anche delle squadre russe dalla Champions del prossimo anno. e, dulcis in fundo, l’Adidas ha interrotto il rapporto di partnership con la Russia stessa.
Dispiace molto per le atlete coinvolte, ma era necessario per far capire che così non si doveva andare avanti. Se il calcio russo vuole tornare a contare nel panorama del pallone mondiale, a fare marcia indietro non sono la UEFA o la FIFA, ma il Presidente della Russia Vladimir Putin, ma crediamo che onestamente non lo farà, ma andrà avanti in nome di una guerra che non ha né capo né coda.
La guerra ha poi riportato in vita il senso di accoglienza, ospitando tante persone che stanno scappando dall’Ucraina, dando una nuova possibilità di tornare a vivere. Come non scordare il momento in cui Kateryna Monzul ha potuto di nuovo arbitrare un incontro, come quello della 17a giornata di Serie A tra Inter e Sampdoria, oppure l’ospitalità della 3Team Brescia Calcio, società bresciana militante nel campionato lombardo di Eccellenza, che ha deciso di aprire ille porte alle bambine ucraine per giocare ancora a calcio, o anche l’Italcave Real Statte, squadra di Serie A calcio a 5, che ha ospitato le calcettiste Alena Kirilchuk e Yilia Titova.
Ora questa gente può ricominciare a vivere, ma bisogna ricordare che non ci sono solo gli ucraini che devono essere aiutati, ma anche le altre persone che vogliono sfuggire ad altri conflitti, persecuzioni o problemi socio-politici, e noi dovremo dare una mano a tutti, e non accogliergli in base alla nazione, colore della pelle, orientamento religioso o sociale.