La primavera a Milano quest’anno ha fatto un giro insolito, passando tra i piedi di Agnese Bonfantini ancor prima di manifestarsi su ciliegi e magnolie.
Oltre ai numeri di Lina Magull, l’incredibile stagione di Michela Cambiaghi e la rinascita nerazzurra dell’ex Roma Annamaria Serturini, l’Inter di Coach Guarino oggi può contare di nuovo sulla scia brillante della sua numero undici.
Per qualsiasi giocatrice nel suo ruolo e con le sue caratteristiche, il momento è tutto. Bonfantini sin dal principio ci ha abituati veloci strappi sulla fascia, dribbling semplici ma efficaci, con il pallone da un lato, l’avversaria dall’altra e una lunga falcata verso la porta.
Fare questo e farlo con efficacia significa scontrarsi spesso con più errori che successi, con più dribbling non riusciti che giocate portate effettivamente a termine. L’unico modo per ridurre il margine d’errore e trasformare gli errori a proprio vantaggio è perseverare e inseguire l’istinto nonostante tutto: un po’ quello che sembra aver fatto Agnese Bonfantini nella sua zona di campo che, da qualche mese, ha ripreso a dominare con grande stile.
L’anno scorso l’abbiamo osservata crescere e caricarsi sulle spalle con entusiasmo una squadra, la Sampdoria, a rischio retrocessione, e mai come in quell’arco stagionale abbiamo goduto della purezza del suo talento.
La sensazione provata oggi è molto simile a quella di un anno fa, riuscendo a cogliere la serenità nei gesti tecnici di una giocatrice che per rendere ha bisogno di essere libera.
Libera di sbagliare, sperimentare e giocare con la fantasia.
Agnese Bonfantini è l’MVP di marzo per aver ritrovato la spensieratezza con il pallone tra i piedi, ma soprattuto per come questo riesca a tradursi in supporto concreto alla squadra, sia in termini di gioco sia in termini realizzativi.