«Nelle ultime settimane sono stato a Paola, a Trani e infine a Bergamo, a presentare il progetto. E tutte le volte mi tornavano in mente le parole della nostra cara, bella Costituzione; in particolare, in questo caso, quelle dell’articolo 27: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il vero senso, semplice, di questa iniziativa dell’Assoallenatori, condivisa col Settore Tecnico della Figc e con la Lega Dilettanti, in fondo risponde proprio a questo monito di civiltà». Renzo Ulivieri, presidente Aiac, non fatica a spiegare cosa ha spinto lui e l’Associazione dei tecnici italiani, a diventare il motore di «Alleniamoci alla speranza», ora entrato nella fase operativa. Si tratta di una proposta formativa, rivolta a una novantina di detenuti, selezionati dalle direzioni dei tre penitenziari coinvolti, che seguiranno il corso (156 ore) per conseguire il patentino di allenatore Uefa D, necessario per allenare nelle categorie dilettanti adulti.
L’idea iniziale, illustrata lo scorso 28 luglio a Palazzo Madama a Roma dall’ex senatrice Angela Anna Bruna Piarulli, già direttrice dell’istituto penitenziario di Trani, ha dunque preso corpo. Il protocollo di inclusione prevede lezioni teoriche e pratiche dei docenti del Settore Tecnico, che inizieranno tra maggio e giugno prossimi. L’agibilità è stata garantita dai direttori degli istituti pilota: Emilia Boccagna a Paola, Giuseppe Altomare a Trani e Teresa Mazzotta a Bergamo.
Proprio a Bergamo ieri si è concluso il tour preliminare di presentazione mentre è in via di definizione un altro progetto, sul tavolo del nuovo Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, Antonio Sangermano. In questo caso il protocollo riguarderà giovani detenuti degli istituti di Bari, Roma e Firenze, che saranno allenati da tecnici Aiac (previste tre sedute settimanali e tornei organizzati con regole autoimposte).