Riguardo la possibilità anche per i calciatori di ricominciare gli allenamenti a livello individuale, il Vicepresidente AIC Umberto Calcagno, intervenuto a “La politica nel pallone” su Rai Gr Parlamento, ha evidenziato che “l’indicazione da parte della categoria è sempre stata molto chiara: i calciatori e le calciatrici vogliono tornare in campo, che non vuol dire a tutti i costi, ma cercare di percorrere tutte le strade possibili perché ciò avvenga. E qualora arrivasse la possibilità di ricominciare, il sistema calcio deve farsi trovare pronto a prendersi le responsabilità del caso. Oggi dobbiamo essere compatti e credo che lo siamo più di qualche settimana fa credendo tutti nella ripresa”.
Non solo calcio professionistico di vertice, ma anche quello delle serie minori e dei dilettanti: “Quando parlo di responsabilità del nostro mondo” – ha proseguito Calcagno – “intendo che non devono essere i soggetti più deboli a pagare il prezzo più alto di questa situazione, sia tra i tantissimi professionisti che guadagnano sotto i 50mila lordi l’anno, sia tra i calciatori dilettanti, perché ci sono molti ragazzi e ragazze che vivono di calcio. Il prezzo della ripartenza ricade in gran parte su di loro ed è per questo si deve trovare un sistema di tutela: il calcio crea non solo un enorme indotto a livello di Paese, ma anche all’interno del proprio sistema che parte dall’alto e, a cascata, si riflette in maniera determinante sulle serie minori, una piramide nella quale se non riparte il calcio di vertice si rischia di affossare tutta la base”.
“Con La Federazione e la Lega Pro, nella speranza che venga concessa la cassa integrazione, abbiamo già trovato un accordo per creare un fondo solidaristico a tutela dei contratti più bassi, un fondo a cui il nostro Direttivo ha già deliberato di contribuire e nel quale stiamo cercando di coinvolgere la Lega Serie A e B.
Anche il Governo deve tenere conto che anche al mondo dello sport mancheranno risorse, esattamente come per altri settori: l’augurio è che vengano prese in esame le defiscalizzazioni necessarie per chi avrà intenzione di continuare ad investire nel calcio. E nell’immediato dobbiamo dare una risposta concreta a chi vive di questo mestiere: il 50% dei calciatori professionisti guadagna meno di 50mila euro lordi e di questi il 70% è in Lega Pro. E poi ci sono i 4000 accordi economici depositati per la Serie D, oltre a Serie A e B femminile, che vanno tutelati”.
Sulle problematiche legali riferite ad un possibile nuovo caso di positività dopo la ripresa dell’attività, il vicepresidente AIC ha proseguito: “Pur essendo avvocato, credo che in questo momento più che di tribunali ci sia bisogno di dottori che ci indichino la strada migliore: spero che si non si vada, in questo contesto, verso nessun tipo di contenzioso, saranno i protocolli medici a dirci come andrà gestita la situazione. Che sia permesso anche agli atleti di sport di squadra di allenarsi singolarmente è certamente l’apertura che chiedevamo, perché i calciatori hanno bisogno di mantenere la loro attività fisica ad un certo livello, indipendentemente se poi si potranno o meno ricominciare i campionati”.
“Mi auguro” – ha concluso Calcagno – “che ci sia più del 50% di possibilità che si ricominci a giocare, vorrebbe dire che l’Italia è riuscita a ripartire e il ritorno al calcio significherebbe quel sorriso che questo sport sa regalare alle gente, perché il calcio ha un impatto sulla socialità non solo del nostro mondo, ma anche per tutto il nostro Paese”.
Credit Photo: AIC – Associazione Italiana Calciatori