Era il 30 novembre 1872. Quando durante la celebrazione del loro santo patrono gli scozzesi decisero di dare i natali alla rivalità calcistica più antica di sempre, Inghilterra-Scozia. Questa partita giocata per l’appunto durante il Saint Andrew’s Day viene tuttora riconosciuta come la prima partita internazionale ufficiale della storia. Questo rapporto antagonistico ovviamente non si limita soltanto a livello sportivo, ma proviene senz’altro da una matrice ideologica e culturale intrinseca nelle radici delle rispettive nazioni.
Nel 2021 Paul Goodwin, co-fondatore della Scottish Football Supporters Association (nda il sindacato dei tifosi scozzesi), rilasciò una breve intervista all’Huffington post in cui dichiarava “È una rivalità a 360 gradi. Loro sono un grande paese, noi siamo piccoli. Loro hanno il campionato più ricco al mondo, noi abbiamo un campionato povero. Entrambi sosteniamo di avere inventato per primi il gioco del calcio. Come se non bastasse, le tensioni politiche tra Londra e Edimburgo, e l’ombra sempre incombente di un referendum sull’indipendenza, hanno animato la rivalità sportiva”.
Questa dualità non avviene solo nel calcio ma anche in altri sport; come ad esempio nel rugby dove gli scozzesi sono soliti chiamare “caccia al pavone” le partite giocate contro gli inglesi, storicamente accusati di vanità e presunzione.
Nonostante tutto ciò, nei giorni antecedenti alla sfida di Uefa Nations League si sono sollevate numerose polemiche. La sorte ha deciso infatti che il futuro delle Lionesses dipendesse dal risultato dell’ultima giornata, proprio contro le eterne rivali della Scozia. Verrebbe da pensare che non possa esserci nessun biscotto, se non fosse per il fatto che alle Olimpiadi le nazionali britanniche (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord) parteciperebbero come Team GB.
In sostanza, nonostante Scozia-Inghilterra sia l’inimicizia britannica per eccellenza, quotidiani come il Guardian e Forbes si sono a lungo domandati se fosse giusto che la UEFA non tenesse conto del rapporto tra le giocatrici dei due paesi.
Metà della squadra scozzese infatti gioca nella Super League femminile inglese, ed essendo eleggibile per le Olimpiadi avrebbe interessi nella qualificazione dell’Inghilterra.
La Ct delle Lionesses Sarina Wiegman prima del match ha smentito questa eventualità, rimarcando l’importanza di questo incrocio tra le due nazioni. Il commissario tecnico dei Paesi Bassi Andries Jonker invece si è ribadito contraddetto additando la colpa all’organizzazione.
Con questo clima teso si è arrivati ad un partita, che come detto precedentemente, già di per sé aveva una carica emotiva elevatissima. Come era facilmente pronosticabile, la maggior parte del pubblico presente a Glasgow era di origine scozzese ed ha spinto le proprie beniamine alla vittoria del derby, fregandosene della qualificazione olimpica per la selezione della Gran Bretagna.
Ad Hampden Town però l’Inghilterra femminile è arrivata sul piede di guerra rifilando uno storico sei a zero.
Le Leonesse che hanno trovato la gioia del gol quest’oggi sono state rispettivamente: Greenwood (13’), Lauren James (38’/39’), Bethany Mead (45’+1’), Kirby (49’) e Bronze (90’+3’).
Al termine della propria gara l’Inghilterra era qualificata alle fasi successive, ma con un occhio ben fisso sull’altro campo dove proseguiva in l’incontro tra Paesi Bassi e Belgio.
L’Olanda era avanti per tre a zero e con questo risultato grazie alla differenza reti ad avere la meglio sarebbero state appunto le ragazze di Sarina Wiegman. Al 90+5’ arriva la doccia fredda, il gol dell’olandese Egurrola firma il contro sorpasso in classifica a tempo scaduto!
Nulla da fare dunque per le inglesi che si devono accontentare di una pesantissima seconda posizione nel girone.