Una sconfitta di misura infastidisce, una per 4 a 0 è cocente, brucia come un ago bollente a contatto con la pelle. La Juventus Women, che ha incassato per l’appunto un poker, ha retto tutto il primo tempo e gestito abbastanza bene una gara, in ogni caso, dominata sul piano tattico, del gioco e della manovra dal Bayern Monaco. Nel match di Monaco di Baviera sono venute a galla tutte le differenze formali e sostanziali che separano il movimento femminile italiano e quello tedesco, avanti anni luce.
Al termine del match, l’allenatore Massimiliano Canzi ha rilasciato alcune dichiarazioni per commentare la gara e la situazione attuale della sua squadra, costretta a tornare a Torino con un passivo importante che, però, non ha affatto inciso sull’opinione positiva del tecnico a proposito della gara disputata dalle sue ragazze, a suo parere andata, dal punto di vista tecnico, proprio come l’avevano preparata: «Sotto l’aspetto dell’applicazione, abbiamo fatto la partita che avevamo preparato. Nel momento in cui una squadra, che è già più forte di te, ti fa goal subito, diventa ancora più complicato, cosa che non è successa con l’Arsenal, dove abbiamo concesso pochissimo e loro non ci hanno fatto goal alla prima occasione.»
Un dato oggettivo che salta all’occhio, osservando tanto il percorso della Juventus Women quanto quello della Roma e della Fiorentina, non riuscita a qualificarsi ai gironi, è che il calcio femminile di stampo italiano dovrà maturare ancora molto prima di raggiungere traguardi concreti in Europa: «Quando tu hai due passivi di 4 a 0 su cinque partite è evidente che c’è un gap grosso che è da colmare, e il gap sicuramente è fisico, e oggi si è visto. Oggettivamente c’è anche un gap tecnico di palleggi e di qualità, però credo che per la partita di oggi non si possa imputare niente alle ragazze. Sì, in qualche situazione sicuramente avremmo potuto tirare di più e gestirla diversamente, però non posso arrampicarmi sugli specchi dopo una sconfitta di questo genere.»
La motivazione e lo spirito, solitamente fattori trainanti delle bianconere, nel match contro le bavaresi sono quasi venuti a mancare non per demeriti della Juventus quanto per meriti del Bayern Monaco: «Sotto l’aspetto di preparazione della gara non credo che abbiamo fatto una brutta figura, ma sicuramente abbiamo avuto una lezione di calcio. Una brutta figura è quando viene a mancare l’impegno, e quindi non è questo il caso.»
Se, da una parte, l’intento della Juventus era provare a giocarsela fino all’ultimo secondo, dall’altra il peso del Ranking e la sua importanza al momento dei sorteggi hanno fatto da protagonisti nel carnet delle spinte motivazionali a fare bene: «Non fare brutta figura era una motivazione molto grande, così come il Ranking perché, se dovessimo essere bravi a guadagnarci la qualificazione in Champions’ League l’anno prossimo, se è alto non torni in un girone come questo, abbiamo avuto un girone di questo tipo perché l’anno scorso non si è fatto benissimo. Diventa fondamentale cercare di fare il meglio possibile.»
La Juventus Women è, in questo momento, una squadra ricca di giovani calciatrici che non avevano mai sperimentato la Champions’ League in prima persona, e poterlo fare contro squadre importanti come l’Arsenal, il Bayern Monaco e il Paris Saint-Germain al secondo turno è stato un privilegio e un momento importante che aiuterà a crescere tutte, non solo loro, le meno esperte: «Non c’è altro modo di fare esperienza se non giocando in quella competizione, quindi sicuramente per chi non l’ha mai fatta giocare partite come queste è tutta un’esperienza che ognuna di loro andrà a mettere nel proprio zaino e che si porterà dietro nelle stagioni future; è chiaro che l’esperienza te la fai anche attraverso esperienze positive, quindi mentalmente per il futuro è più utile quello che abbiamo fatto contro il Paris Saint-Germain, però già il fatto di giocare queste partite è una crescita per tutti.»
Dopo alcuni mesi alla guida della Juventus Women, mister Canzi può già tirare le somme su quanto fatto con le ragazze e sul percorso che, pian piano, sta delineando una nuova squadra con un’impronta diversa e ben riconoscibile che ha già raggiunto traguardi importanti: «Credo che la squadra abbia una sua identità. All’inizio dell’anno ci siamo posti degli obiettivi, e tra quegli obiettivi c’era la qualificazione alla fase a gironi, e l’abbiamo centrato, nonostante ci sia poi toccato un sorteggio difficilissimo; speravamo di fare meglio nella fase a gironi, probabilmente in campionato siamo un po’ più avanti rispetto a quello che speravamo anche nella migliore delle ipotesi, quindi direi che tutto sommato il bilancio è positivo.»
Come si suol dire, non si deve piangere sul latte versato, e il proverbio è valido anche e soprattutto per la formazione bianconera, che si appresta ad affrontare, in Campionato, la Fiorentina in un big match che potrebbe decretare una concreta possibilità di fuga oppure una frenata alla cavalcata della Juventus: «Il bello di giocare ogni tre giorni è che, anche dopo una batosta di questo genere, hai subito l’opportunità di rialzare la testa in una partita molto importante. A un certo punto anche i cambi fatti erano in virtù di quello pur non volendo poi mollare, perché è facile che queste partite finiscano in tragedia, e non è bello.»