Prima di analizzare i risultati della quindicesima giornata del campionato femminile statunitense, è necessario premettere quanto l’Orlando Pride abbia avuto un’importante progressione nel corso delle ultime partite. A inizio campionato, la squadra ha totalizzato soli 3 punti nelle prime 3 giornate, per poi cominciare con un exploit e arrivare a contendersi il titolo contro il Kansas City Current, che rimane ancora ancorato al primo posto.
L’ultima partita in casa nell’Inter & Co Stadium proprio nel giorno del Pride a Orlando contro l’ultima in classifica fino a questo momento, lo Utah Royals, ha fatto emergere ben 7 punti di forza della squadra:
1. Quella contro lo Utah Royals, per 6 reti a 0, è stata la vittoria più schiacciante che la squadra della Florida abbia mai ottenuto nella sua storia per due motivi: non soltanto hanno segnato il maggior numero di goal mai fatti in partita, si è trattato anche della vittoria con più ampio margine che questa formazione sia riuscita a gestire in novanta minuti. Fino a questo punto della stagione, è capitato spesso che il Pride abbia travolto una squadra avversaria, ma questo match ha decisamente voluto inviare un messaggio al Kansas City Current.
2. Il secondo punto chiave della squadra ha un nome e un cognome: Barbra Banda. La calciatrice dello Zambia è stata la prima a segnare nel corso del match e l’ha fatto al 27° con uno splendido colpo di testa. Si è poi ripetuta quando mancavano pochi minuti al fischio finale: al minuto 86 ha portato a termine una splendida azione innescata dalle compagne con un goal che ha girato attorno al portiere. Banda ha messo il suo nome anche in due assist, uno a Marta un paio di minuti più tardi e uno ad Ally Watt in pieno recupero. La ciliegina sulla torta? Banda è diventata la prima giocatrice nella storia della NWSL a segnare 10 reti in 10 partite giocate, con una media di un goal a partita; al momento si trova in testa alla classifica dei capocannonieri. Una vera top player.
3. Non bisogna trascurare una veterana, la brasiliana Marta, che con il suo gioco e la sua esperienza è stata altrettanto importante. I due goal che ha segnato nella sua doppietta personali sono arrivati dopo uno sforzo atletico considerevole: in particolare, il primo è arrivato su un tiro a mezza altezza da fuori area quando le squadre erano appena rientrate dagli spogliatoi, gesto che ha richiesto grande coordinazione. Il secondo è invece arrivato a partita inoltrata su un assist di Barbra Banda arrivato nell’area piccola, un pallone che lei ha spedito in porta a tutta velocità mantenendo il sangue freddo a pochi metri dal portiere. Queste ultime hanno inoltre contribuito alla sesta e ultima rete. Vista la complicità sia sotto porta sia in campo aperto, sembra quasi che queste due attaccanti abbiano dato soltanto un assaggio di quello che potrebbero fare insieme.
4. Altra partita, altra volta la porta inviolata. Anna Moorhouse è riuscita a salvare la sua porta non facendo passare neanche un pallone, ed è la sesta volta che succede in questa stagione. La partita l’ha impegnata in modo considerevole soltanto in un paio di occasioni. Il suo contributo è stato quello di smistare in maniera impeccabile i tiri che arrivavano dentro l’area, ed è stata anche molto brava a costruire dal basso, riuscendo anche a trovare Julie Doyle con invece un tiro dall’altra parte del campo. Questa serie di partite senza subire reti è stata la più lunga che la squadra abbia mai ottenuto.
5. A centrocampo, invece, vale la pena elogiare la prestazione di Summer Yates. La centrocampista dell’Orlando Pride si è portata a casa il suo quarto goal stagionale, il primo da aprile. Yates fa parte di quelle centrocampiste che, passate in sordina per via del rumore causato dalle attaccanti, hanno dato il tutto e per tutto dall’inizio alla fine e hanno gestito al meglio il gioco e, quindi, meriterebbero più attenzione. Più nel dettaglio, Yates ha dimostrato una grande bravura nel mantenere il possesso palla e nel bucare la difesa avversaria. Il goal da lei segnato le ha reso giustizia.
6. Dulcis in fundo, è doveroso parlare di Ally Watt. La statunitense classe 1997 ha portato a compimento il risultato quasi tennistico con il suo goal, finalizzandolo con grande tecnica su cross della già nominata Banda. Benché sia stato “solo” il suo secondo goal stagionale, Watt ha avuto un ruolo più che mai centrale nel gioco mostrato dalle compagne. L’attaccante è stata d’impatto con le sue continue percussioni in area avversaria, a mettere pressione sulle retroguardie difensive. Proprio come nel caso di Yates, il goal è stato il giusto premio per tutto il suo impegno.
7. La partita citata non è stata una vittoria circoscritta alla squadra, bensì una vittoria che ha abbracciato tutta la comunità di Orlando. Nella notte del Pride, riuscire a portare così tanta gioia per una vittoria in una sera ricordata da tutti come una delle pagine più buie della storia di Orlando, della Florida e degli Stati Uniti è stato il modo migliore per rendere omaggio e onorare le 49 vittime e le 58 persone che sono rimaste invece ferite nella sparatoria nella notte tra l’11 e il 12 giugno del 2016.