Il Washington Spirit ce l’ha fatta: ha ottenuto la sua rivincita ai danni dell’Orlando Pride. La Challenge Cup, il match che dà inizio alla nuova stagione di National Women’s Soccer League e vede la vincitrice della Championship affrontare quella dello Shield, ha dato modo al Washington Spirit di rigiocarsela contro l’Orlando Pride e di portarsi a casa il primo trofeo stagionale. Un bel messaggio in vista dell’inizio della NWSL, che è cominciata proprio questo fine settimana e che ha già visto alcune squadre piazzarsi in testa alla classifica. Ma andiamo con ordine.

La Challenge Cup tra Orlando Pride e Washington Spirit è stata decisa ai rigori dopo il risultato di 1 a 1 nei tempi regolamentari e nei successivi supplementari, a testimonianza di un grande equilibrio tra le due squadre che la scorsa stagione ha dato di più fino all’ultima partita. La formazione di Washington ha siglato la vittoria con uno splendido 4 a 2 e si è conquistata la prima Challenge Cup della sua storia. La finale contro l’Orlando Pride si aggiunge a quelle già disputate dallo Spirit nel 2016 per la Championship, persa ai rigori contro la WNY Flash, a quella della Championship del 2021 vinta nei supplementari contro il Chicago Red Stars e a quella della scorsa stagione persa, come già riportato, contro l’Orlando Pride. Con questa finale di Challenge Cup è stato uguagliato il record di finali raggiunte detenuto, in precedenza, soltanto dal North Carolina Courage e dal Portland Thorns.

Il match, entrando nel vivo, è stato combattuto da ambo le parti, essendo squadre di una qualità e di una bravura tecnica a dir poco indiscutibili, nonché dotate di una grande esperienza e di calciatrici molto unite e coese.
Ad aprire le marcature ci ha pensato l’Orlando Pride con Rafaelle al 41′ della prima frazione, siglando la sua rete su un calcio di punizione battuto da Marta, che ha scavalcato la barriera prima di venir raggiunto dai piedi della compagna di Nazionale. Lo Spirit ha reagito e risposto con la rete al 72′, nella seconda frazione di gioco, a opera di Leicy Santos: la colombiana ha capitalizzato una splendida punizione che ha scavalcato il portiere del Pride Anna Moorhouse. Tutt’e due le reti, quindi, sono nate su palla inattiva. Proprio allo scadere, il Pride ha avuto l’occasione clamorosa di firmare il vantaggio con il difensore Kylie Nadaner, che ha trovato la rete battendo Aubrey Kingsbury (il primo portiere, tra le altre cose, ad aver preso parte a due finali di Challenge Cup nella storia della competizione), ma è stata annullata per una posizione di fuorigioco.

Dopo i tempi supplementari, le due contendenti per la vittoria sono dunque passate per i rigori. Julie Doyle e Ashley Hatch, così come Angelina e Rebeca Bernal, hanno trasformato senza indugi i loro tiri in un rigore a favore delle rispettive squadre ma, al terzo round, qualcosa è cambiato: Summer Yates ha sbagliato completamente il suo rigore e, pur essendoci arrivata con una mano, Anna Moorhouse non è riuscita a imporsi sul rigore di Narumi Miura. Con il Washington Spirit in vantaggio di un rigore, Kingsbury si è resa decisiva sul rigore calciato da Ally Lemos, e la classe 2004 ha dunque fatto sprofondare il Pride nel baratro, concedendo a Tara McKeown l’onore di calciare il rigore decisivo e portare il Washington Spirit sul carro delle vincitrici. Aubrey Kingsbury si è conquistata il titolo di MVP della Challenge Cup per l’impresa eroica da lei compiuta in quella che viene da sempre definita la “lotteria dei rigori”: primo trofeo, perciò, del Washington Spirit.

Lo Spirit si è aggiudicato il trofeo scendendo in campo, tra l’altro, senza alcune pedine fondamentali, come la candidata a MVP della scorsa stagione Trinity Rodman e la vincitrice del premio Rookie of the Year 2024, la centrocampista Croix Bethune. Per il Pride, invece, questa prima sconfitta dovrà servire come monito per cominciare al meglio la Regular Season, che ha avuto inizio proprio questo weekend e che ha tutte le carte in regola per classificarsi una stagione molto interessante e ricca di colpi di scena sorprendenti.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

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