Un appuntamento fissato nel cuore del dipartimento di Senna-Saint-Denis. In un soleggiato venerdì di inizio giugno, un piccolo gruppo di giornalisti viene invitato a partecipare alle prove dei ballerini della Cerimonia di Apertura di Parigi 2024.
Un grande portone lascia intuire cosa si trovi all’interno. Dopo aver attraversato un piccolo cortile si vede un capannone, impercettibile dall’esterno. All’interno, i graffiti decorano le pareti scure e un grande specchio occupa la maggior parte dello spazio. È qui, lontano da occhi indiscreti e in una location insolita e riservata, che il gruppo si sta allenando per essere pronta in vista del 26 luglio.
Circa cinquanta giovani ballerini stanno imparando nuovi passi a un ritmo intenso sotto la guida di Maud Le Pladec, nominata Direttrice della Danza per le cerimonie di Parigi 2024 e coreografa della Cerimonia di Apertura.
L’atmosfera è perfetta, con gli artisti che si motivano a vicenda radunandosi e gridando l’urlo di battaglia prima di iniziare la loro esibizione, per poi terminare applaudendo. Si conoscono da lunedì, quando sono iniziate le prove, ma sembrano già essere in perfetta armonia.
“Ci alleniamo otto ore al giorno, tutta la settimana, e poi ci ritroveremo una settimana prima delle Olimpiadi per riprendere l’allenamento e provarlo in condizioni reali”, spiega Louise, una ballerina di 25 anni.
Il gruppo presente oggi fa parte di un ensemble più grande composto da 400 persone. Stanno provando la loro parte da soli, senza nemmeno sapere cosa stiano facendo i loro compagni.
“Sappiamo, più o meno, solamente quando saremo coinvolti e per quanto tempo”, dice Louise.
In tutto, quasi 3.000 artisti prenderanno parte alle quattro Cerimonie di Apertura e Chiusura dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024.
Venerdì 28 giugno si potrà vedere un’anteprima di 30 secondi della Cerimonia di Apertura: un passaggio ad alta intensità, che mescola stili contemporanei e urbani. Per il resto, bisognerà lasciare che i ballerini familiarizzino con i passi e attendere fino al 26 luglio.
“Alcune prove si svolgono in un capannone come questo, ma ce ne sono molte altre”, spiega Thomas Jolly, direttore artistico delle Cerimonie.
“Ci saranno anche test al chiuso con spazi più grandi, perché non possiamo far entrare centinaia di ballerini qui. Andremo sul posto all’ultimo minuto”.
A poco più di un mese dalla fatidica data, tutto sta diventando reale per l’ideatore di questo grande spettacolo che sta lavorando al progetto con i suoi collaboratori da oltre un anno e mezzo.
“La Cerimonia è stata concepita nel giugno 2023”, spiega. “A seguire, c’è stata una fase di studio di fattibilità sulla resistenza di ponti, banchine, vento, correnti… Da allora ci siamo adattati, organizzati e abbiamo effettuato modifiche fino a trovare la giusta armonia”.
Ogni dettaglio è stato pensato per esaltare la Ville Lumière e lo sport di fronte ai milioni di spettatori e telespettatori che ammireranno lo spettacolo il giorno dell’evento.
“Per la Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici, sfrutteremo tutti i monumenti storici intorno alla Senna e non ci sarà una sola riva del fiume o un ponte che non sarà riempito di musica, danza o performance,” spiega Le Pladec. “Parliamo di danza, ma ci saranno anche quadri più visivi, musica, sport e altro”.
Con il meteo incerto all’inizio del 2024, e l’instabilità del clima a Parigi, devono essere considerate tutte le condizioni climatiche possibili per il 26 luglio: pioggia battente, temporali, venti forti e ondate di calore. Nulla è lasciato al caso nella progettazione di questo evento.
“Sappiamo che non potremo controllare il meteo, quindi dobbiamo tenerne conto ed essere flessibili”, dice Jolly.
“Abbiamo piani nel caso in cui la corrente sia un po’ più forte o un po’ più debole e la Cerimonia sarà adattata in base ai livelli di umidità. Se alcuni set diventano scivolosi o pericolosi, dovremo adattare quei passaggi, mentre altri saranno preservati”.
“La Cerimonia ha un formato flessibile a seconda di ciò che si verificherà quella sera”, continua. “Abbiamo previsto tutto ed è tutto adattabile. Si chiama performance dal vivo per un motivo: bisogna lavorare con ciò che è vivo, come il fiume e il cielo”.