La soddisfazione per un risultato tutt’altro che scontato, i progetti per un futuro migliore del calcio femminile. Rita Guarino – ct dell’Under 17 femminile – traccia il percorso delle sue ragazze ma anche del panorama calcistico a lei più caro.
L’ex bomber della Torres – più di 200 gol in maglia sarda – si gode il passaggio alla Fase Elite del campionato europeo, arrivato nel più inaspettato dei modi, la differenza cartellini, essendo Portogallo, Finlandia e Italia arrivate a pari merito nel gironcino di qualificazione. Un successo che permetterà alle sue ragazze di sfidare nel prossimo turno la superpotenza tedesca, ma anche due realtà di successo come Inghilterra e Polonia. Confrontarsi con i programmi migliori del panorama internazionale è il miglior modo per crescere: “Fare nuove esperienze con questo gruppo può essere solo un bene”. Il tutto in un momento in cui quattro nazionali giovanili azzurre (U-17 e 19, sia maschili che femminili) sono riuscite a ottenere il passaggio del turno nella rassegna continentale.
Che bel risultato per queste quattro Under
“Non può che riempirci di gioia sapere che tutte e quattro le squadre vadano avanti. Lavorare con le nazionali giovanili significa programmazione e futuro dei ragazzi/e. Più tempo a disposizione con i gruppi per fare nuove esperienze – come quelle di una Fase Elite – sfidandosi con i migliori d’Europa può fare solo bene”.
Un passaggio del turno sofferto.
“Sapevamo che avremmo incontrato un girone equilibrato. Il Portogallo ha avuto un anno in più a disposizione per lavorare: 9/11 di un gruppo confermati fanno la differenza. La Finlandia è da sempre una delle migliori squadre, l’anno scorso eliminate nella Fase Elite. Loro, inoltre, sono a fine campionato, noi appena all’inizio. Avevano gambe più rodate delle nostre. Importante quindi passare, anche se per differenza reti, prima, e cartellini, poi”.
La Fase Elite si prospetta complicata.
“Contro Germania, Polonia e Inghilterra sarà un girone molto duro. Le prime sono campionesse in carica. La Polonia è l’unica squadra oltre Germania e Spagna ad aver mai vinto la competizione (nel 2013). L’Inghilterra è arrivata terza nel 2016”.
Un pensiero sull’Under-19 di Sbardella, un gruppo di ragazze che ha guidato da assistente e capo allenatrice.
“Quelle sono le ragazze del ’98 e ’99. Le più ‘anzianè le ho avute da assistente allenatrice di Sbardella. Le ’99 sono state la mia prima squadra da capoallenatrice, con le quali siamo arrivate nella fase finale in Bielorussia, pareggiando contro la Germania; un risultato storico. E’ un gruppo al quale sono molto legata. Sono felice che possa contare su parecchie di loro. Sforzo e lavoro vengono ripagati”.
Ci parli dello stato di salute del calcio femminile italiano.
“Si è lavorato troppo poco per colmare il gap con le altre nazioni che ormai hanno sviluppato una progettualità di alto livello. Da noi la maggior parte dello sforzo lo sostengono i club femminili. Ritengo che la mossa più importante per favorire il processo di crescita sia quella di puntare sui club professionistici, per utilizzare visibilità e struttura. In questo modo, nel giro di qualche anno, potremmo livellarci con altri paesi. I progetti ci sono e si stanno sviluppando; penso che con il supporto del mondo del calcio si possa ottenere qualcosa di importante. Meritiamo più attenzione”.
Patrizia Panico lavora con i ragazzi dell’U-16. E’ importante per il calcio femminile?
“Dipende da quale punto di vista. Se da una parte dà la dimostrazione che le donne nel calcio femminile possano allenare a qualsiasi livello – passo in avanti per il futuro delle donne nello sport – dall’altra sono per ritenerlo un fattore slegato. E’ una cosa che valorizza più la donna che il calcio femminile. Non credo che possa contribuire alla crescita del movimento”.