Non è tempo di vacanze per Milena Bertolini. Il neo ct della Nazionale Femminile è già al lavoro; il suo percorso sulla panchina dell’Italdonne inizierà ufficialmente con il doppio impegno di qualificazione ai Campionati del Mondo 2019 in programma il 15 settembre a La Spezia contro la Moldavia e il 19 in casa della Romania, ma nel frattempo ha raggiunto l’Under 19 in Irlanda del Nord.
“Il lavoro di un ct – spiega – non si limita alla propria nazionale, ho bisogno di avere una visione completa di tutte le squadre giovanili per impostare il lavoro a breve e lungo termine. Sono venuta in Irlanda anche per vedere alcune calciatrici che, per età, lasceranno l’Under 19 e valutare se sono pronte per il salto in nazionale maggiore. Per me che sono stata allenatore di club per circa sedici anni, arrivare a guidare la Nazionale è il massimo, è il coronamento di una carriera, ma significa anche approcciarsi ad un nuovo ruolo che non sarà solo sul campo. Ci saranno altri aspetti da curare; è mia intenzione, oltre a seguire tutte le squadre femminili azzurre, stabilire un rapporto diretto con i club; contatterò gli allenatori, voglio che il dialogo sia costante e costruttivo per tutti”.
Con Enrico Sbardella, il tecnico dell’Under 19, si conoscono dai tempi della Reggiana: lei allenava la squadra femminile, lui era collaboratore tecnico di Bruno Giordano per la maschile. Una vita costruita attorno ad un pallone, quella di Milena Bertolini. A 18 anni parte proprio dalla Reggiana in serie B con cui vince nella stagione 1990-1991 il suo primo scudetto, che precede gli altri due con la maglia del Modena. Quattro le presenze in nazionale, eppure la sua è una vita fatta di piccoli record. Prima di lasciare il calcio giocato, Milena inizia contemporaneamente un nuovo percorso: si laurea in Scienze motorie e sportive, entra in politica a Correggio, la sua città, come assessore, quindi nel 1998 viene eletta consigliere provinciale a Reggio e nel 2000 è consigliere federale della FIGC. “Diciamo pure che come giocatrice – racconta Bertolini – non avevo grandi qualità tecniche, per questo puntavo tutto sul carattere, sull’impegno, la costanza, il sacrificio, il lavoro al servizio della squadra”.
Qualità che ha messo in campo anche da allenatore. Ed è stata una carriera fortunata e brillante. Tre scudetti – di cui uno con il Verona e due con il Brescia – tre Coppe Italia e quattro Supercoppe italiane, oltre a 6 Premi “Panchina d’Oro” (assegnati dal Settore Tecnico della FIGC in base ai voti dei colleghi allenatori). A Brescia, dove siede in panchina negli ultimi cinque anni, la chiamano la “donna dei miracoli”. Ma non solo. Lei e Carolina Morace sono le uniche donne in possesso del patentino per allenare formazioni maschili di Serie A.
Un biglietto da visita non da poco, ma Bertolini non si ferma. Lei è abituata a puntare in alto. “Mi metto al lavoro – dice – con l’impegno e la passione che hanno sempre caratterizzato la mia carriera, in campo e in panchina. Abbiamo di fronte una sfida difficile, quella di riportare nel 2019 l’Italia al Mondiale dopo 20 anni, ma sono sicura che siamo in grado di vincerla. L’entusiasmo è fondamentale, è quella cosa che ti permette di volare in alto ed è quello che pretendo dalle calciatrici che alleno”.
Milena non ha dubbi, ripartirà dalla squadra che ha partecipato all’Europeo e che è uscita al girone, una squadra di cui fanno parte otto giocatrici del Brescia: “Dall’Europeo abbiamo ricevuto delle indicazioni importanti. Innanzitutto che in questa Nazionale ci sono ottimi talenti, un’ossatura solida che rappresenta un buon punto di partenza. E poi che non esistono squadre facili: l’Austria è arrivata in semifinale, l’Islanda ha disputato un bellissimo campionato europeo, lo stesso Portogallo era impensabile fino a quattro-cinque anni fa che arrivasse a certi livelli. Tutte cose che abbiamo verificato anche durante il percorso in Champions League”.
La Nazionale di Milena Bertolini si radunerà il 10 settembre. “Avremo quattro giorni – prosegue il neo ct – per preparare le due gare con Moldavia e Romania, non sono certo molti, ma ce li faremo bastare. La mia idea per la Nazionale è quella di un calcio divertente, che avvicini le persone allo stadio. Ci portiamo dietro tanti pregiudizi, abbiamo il dovere morale di far vedere alla gente che sappiamo giocare e divertire. Mi piace un calcio fatto di passione, di coraggio, dove ci sia protagonismo, ma in funzione della squadra”.
Più di trent’anni sono passati da quando Milena ha deciso di legare la propria vita al calcio. Tante cose sono cambiate da allora, ma ancora non basta. Un passo avanti importante è legato all’introduzione dell’obbligatorietà dell’attività femminile per le società di calcio professionistiche secondo un percorso graduale, il potenziamento degli staff tecnici delle squadre Nazionali femminili, l’introduzione delle formazioni Under 23 e Under 16 e della Nazionale di calcio a 5, oltre ad una serie di attività a carattere promozionale nel mondo della scuola. “Si tratta di un messaggio importante – sostiene il ct – in questo modo le bambine capiscono che possono portare avanti la propria passione, soprattutto hanno dei modelli di riferimento. I cambiamenti sono sempre lenti, hanno bisogno di tempo, ma negli ultimi tre- quattro anni è stato fatto molto. La federazione sta portando avanti un progetto fondamentale, modificare la cultura di base è il primo passo per colmare il gap che si è creato con gli altri Paesi. Adesso dobbiamo essere bravi a dare un seguito a questo cambiamento”.
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