Photo Credit: Stefano Petitti - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Il 3 a 2 incassato dalle Azzurre in Svezia è, probabilmente, una sentenza troppo crudele. Il primo tempo, sbloccato a partita appena cominciata da un fulmine di Severini, illude la squadra di potersela giocare contro la Danimarca dopo aver fatto risultato. Il gol di Rölfo al 90’+5, invece, ha riportato tutte con i piedi per terra: a un’Italia brava a cominciare il gioco e a reagire se n’è contrapposta una in difficoltà e succube del gioco delle svedesi. Nel match contro le Azzurre, le gialloblù hanno alzato il baricentro e l’asticella nella ripresa, sprigionando la loro qualità, e non puoi permetterti il benché minimo errore con una corazzata come loro: infatti, l’Italia gli errori li ha pagati a caro prezzo, uscendo a bocca asciutta da un match che avrebbe potuto riservare almeno un pareggio. A un chirurgo bastano un bisturi e la precisione, per fare bene, e il bisturi della Svezia si chiama “Rölfo”, che ha squarciato le speranze delle avversarie nel momento in cui ha calciato il rigore e Giuliani si è buttata dall’altra parte.

L’Italia è croce, perché fatica a costruire dal basso e commette molti errori di impostazione e di controllo, perché non trova un corridoio per far scattare il fraseggio e la manovra a caccia del contropiede, perché non riesce a uscire quando la Svezia è pronta a punirla facendo affidamento sulla qualità della sua rosa, sui centimetri e sulla fisicità delle calciatrici in campo. Il primo tempo è scandito da una Svezia piuttosto imprecisa, che si divora occasioni cristalline davanti alla porta difesa da Giuliani commettendo degli errori, come nel caso di Blackstenius, che sorprendono tutte quante in negativo, e l’Italia non approfitta del momento per centrare il raddoppio con Beccari sul velo di Cambiaghi. Blackstenius è sola, ha tutto lo spazio per calciare, e lasciare una calciatrice della sua potenza e della sua bravura senza una marcatura è un errore madornale.
A faticare è soprattutto la linea difensiva, non abbastanza reattiva da fermare il pareggio di Asllani in avvio di secondo tempo, e la rete su palla inattiva, lo splendido gol di Algendahl su punizione, conferma le difficoltà delle Azzurre su questo tipo di azioni, un qualcosa su cui si dovrà lavorare, così come si dovrà lavorare sulla precisione e la lucidità per non commettere leggerezze potenzialmente fatali.

L’Italia è, però, anche delizia, ed è giusto sottolinearne i meriti, perché ce ne sono, a scapito della sconfitta (che, comunque, è arrivata dalle mani di una delle Nazionali europee più forti e tra le migliori al mondo).
Il feeling di Beccari con la maglia azzurra è evidente, le sue prestazioni con questo colore sulla pelle sono sempre di altissimo livello. Severini, d’altro canto, è l’altra faccia della sua medaglia, perché tra le due c’è un’intesa davvero incredibile, così com’è incredibile l’azione fulminante che ha portato al vantaggio dell’Italia. Il Triangolo delle Bermuda targato “Italia”, quello che crea parecchi grattacapi alla Svezia e in cui le calciatrici faticano a muoversi, lo chiude Cambiaghi, autrice del secondo gol e di una prestazione superba, in cui la sua bravura è straripata fin dal primo minuto nell’intesa con le altre due calciatrici citate. Niente sarebbe stato possibile, poi, senza le sventagliate precise di Caruso, che quando è in campo riesce sempre a dare a tutte la giusta carica, e senza la chiusura di Lenzini allo scadere del primo tempo, in grado di evitare la rete della Svezia.
In una seconda frazione dalle tinte gialle e blu per la maggior parte del suo corso, è poi venuta fuori un’altra calciatrice: Giuliani, il portiere, quello che, di solito, “conta poco” rispetto al resto della formazione. Precisa e attenta nelle sue uscite, fredda e perfetta sul (primo) rigore delle avversarie. Cantore, in stato di grazia, ha poi confezionato un assist al bacio per Cambiaghi, perfetta in ogni dove.
Il vero punto di forza delle Azzurre è la tenacia di crederci fino all’ultimo. Le reti della Svezia, anziché essere sale sulle ferite, sono benzina per i loro motori, che vengono accesi e riescono a reagire.

Testa alla Danimarca, che in Italia ha dettato legge con un sonoro 3 a 1. Serve lo stesso atteggiamento mostrato dopo aver incassato le reti svedesi, ma dev’esserci necessariamente più concentrazione nei momenti delicati. Solo i chirurghi che hanno precisione, pazienza e concentrazione riescono, infatti, a gestire bene tutto.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

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