Benedetta, stai attraversando un bel periodo della tua carriera: 5 gol e 3 assist in campionato, l’Empoli che veleggia nella prima metà della classifica, la convocazione in Nazionale. Che momento stai vivendo?
“Sono contenta. Mi trovo molto bene ad Empoli, siamo un bel gruppo, mister Spugna e mister Ulderici sono molto bravi. Siamo una squadra giovane e il nostro obiettivo è quello di migliorare partita dopo partita, sicuramente stiamo disputando un bel campionato. Sono felice per questa convocazione, è sempre un onore essere chiamata in Nazionale.”
Iniziamo da lontano. Tu sei nata a Napoli: che rapporto hai con questa città?
“Mia mamma ha voluto che nascessi a Napoli perché lei è di Napoli. Ho sempre vissuto a Melzo, in provincia di Milano, però a Natale e per le feste torniamo sempre a Napoli dal resto della mia famiglia. Il mio cuore appartiene a Napoli. Senza dubbio è la mia città preferita, perché i miei parenti vivono lì e poi perché è bella: quando passeggio sul lungomare di Mergellina e vedo il golfo, mi si illuminano gli occhi.”
Calcisticamente ti formi alla Fiammamonza: come hai vissuto quell’opportunità arrivata quando avevi 12 anni?
“Prima di arrivare alla Fiammamonza avevo sempre giocato con i maschi. Inizialmente non volevo passare a giocare con le femmine perché ero la più piccola, avevo 12 anni, le altre avevano tutte uno o due anni più di me. Avevo paura. Poi, quando ho iniziato ad allenarmi con loro, mi sono trovata molto bene. Era una realtà diversa, ma mi ha subito affascinato: è stato un cambiamento importante per la mia crescita.”
A 18 anni sei andata via di casa, ti sei trasferita a Torino per giocare nella Juventus: come hai affrontato quella importante fase della tua vita?
“La mia fortuna è stata compiere questo percorso insieme ad Arianna Caruso e Sofia Cantore, siamo amiche da tanti anni e ci siamo sostenute a vicenda, soprattutto agli inizi. Abbiamo condiviso tutto. Sarebbe un bel sogno condividere con loro anche il nostro futuro in Nazionale.”
C’è stato un momento in cui hai pensato che la strada che avevi scelto potesse non essere stata quella giusta?
“Mai. Ho sempre avuto il sogno di diventare una calciatrice. Magari, quando ero più piccola, non essendoci ancora stati i passi in avanti che il calcio femminile ha mosso negli ultimi anni, era difficile immaginare di arrivare dove sono ora, però il sogno c’è sempre stato. Non pensavo a dove sarei potuta arrivare, c’era semplicemente la passione di praticare ogni giorno questo sport.”
Com’è la Benedetta fuori del campo?
Quali sono le tue passioni?
“Ho suonato per otto anni il basso elettrico, la musica mi ha sempre affascinato, è una mia grande passione. Fuori del campo sono una ragazza tranquilla, solare, mi piace stare con le mie amiche.”
Come hai vissuto la pandemia e come continui a viverla oggi?
“Quando c’è stato il lockdown, le prime due settimane sono rimasta a Verona, lo scorso anno giocavo lì, non sapevamo se avremmo potuto continuare ad allenarci oppure no. Poi sono tornata a Melzo ed è stata un’occasione per passare del tempo a casa con i miei genitori e con mio fratello. Ora, la mattina mi alleno, mentre nel pomeriggio generalmente resto a casa perché non si può fare granché.”
Quali sono le rinunce che stai soffrendo maggiormente?
Che cosa ti manca della vita prima del Covid-19?
“Mi manca il fatto di poter andare in un posto qualsiasi e poterlo fare senza pensieri.”
Torniamo a tre anni fa. Marsiglia, Francia-Italia, il tuo debutto in Nazionale.
“Sto già sudando (ride, ndi)… è stata un’emozione pazzesca! Non mi aspettavo di esordire, tanto meno da titolare. Devo dire che di quella partita ricordo solo l’ingresso in campo, poi nella mia mente c’è il buio totale. Ricordo che quando la Ct ha dato la formazione, mi veniva da vomitare perché non me l’aspettavo… se ci ripenso mi vengono ancora i brividi.”
Questo è un gruppo che soprattutto grazie al Mondiale si è consolidato e ha raggiunto un alto livello di fiducia. C’è un’Azzurra cui ti ispiri e, ancora, c’è una mentore, prodiga di consigli nei tuoi confronti?
“Le Azzurre più grandi con cui ho giocato nella Juventus le conoscevo già e quando sono stata convocata le prime volte mi hanno aiutata molto. Un’Azzurra che mi ha sempre dato consigli è sicuramente Martina Rosucci, anche adesso se ne ho bisogno è sempre pronta ad aiutarmi. Non c’è una giocatrice in particolare cui mi ispiro, ma sono tante quelle a cui vorrei “rubare” qualcosa. Penso al mancino di Cernoia, il dribbling di Bonansea, il fiuto del gol di Girelli, ma anche la visione di gioco di Caruso.”
Mercoledì c’è Italia-Israele, partita da cui passa la possibilità di qualificarci direttamente all’Europeo. Come state vivendo l’avvicinamento a questo appuntamento?
“Stiamo lavorando molto sulla conclusione a rete perché sappiamo che dovremo vincere. E poi anche sull’approccio mentale alla partita, dovremo partire forte.”
Che cosa rappresenterebbe per te avere l’opportunità di disputare una competizione così importante come Women’s EURO 2022?
“Un sogno. Sarebbe un sogno.”
Sei arrivata su palcoscenici importanti, la Nazionale è uno di questi: quale messaggio rivolgeresti ad una bambina che inizia a giocare a calcio e magari ai suoi genitori che intendono seguirla in questo percorso?
“Le direi di inseguire il suo sogno, di non buttarsi giù nei momenti di sconforto o se ci sono delle persone che non credono in lei. Ai genitori direi di incoraggiarla e di starle accanto nel suo cammino.”
Com’era la Benedetta bambina che iniziava a praticare questo sport?
“Ero un po’ più timida di adesso ed ero iperattiva: non riuscivo a star ferma e volevo sempre giocare con i miei amici, con mio fratello, con gli amici di mio fratello… Anche a scuola non riuscivo a star ferma!”
Oggi quali sono le ambizioni della Benedetta adulta, della Benedetta calciatrice?
“Spero di fare bene nel club e di continuare a far parte del gruppo azzurro. E poi vincere, ma voglio essere umile e per ora tengo le mie ambizioni chiuse nel cassetto…”
Credit Photo: Fabio Vanzi