C’è un detto famoso che in un certo qual modo glorifica gli italiani nel mondo, dicendo che “Italians do it better”. Meglio cosa? Praticamente tutto. Partito come mero attributo sessuale, il motto ha espanso il suo bacino d’azione portando il credo italico in giro per il mondo. Quindi gli italiani fanno meglio tutto: pizza, cibo, sesso, gesti, musica. Ma questo motto vale anche per il calcio femminile? Meno, molto meno. La condizione di calciatrice in Italia (non professionista, scarsamente pagata, senza tutele giuridiche… ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo) fanno sì che per farsi notare da un club estero le ragazze debbano sudare il doppio delle proverbiali sette camicie o essere un talento al di fuori del normale.
Ne sa qualcosa per esempio Laura Libutti, centrocampista ventenne di origine lucana che a soli 17 anni ha lasciato Rionero in Vulture, suo paese d’origine, per fare esperienza nella seconda squadra dell’Olympique Lyonnais, una delle più prestigiose compagini femminili europee. Oppure Eleonora Goldoni, attaccante delle Bucaneers alla East Tennessee State University che è partita dalla New Team Ferrara per giocare alla fine in un paese dove sì il calcio femminile conta davvero.
C’è il caso di calciatrici come Marta Carissimi, Sara Gama, Raffaella Manieri, Ilaria Mauro e Katja Schroffenegger che sono tutte partite dall’Italia, sono approdate in compagini di successo all’estero (parliamo di Stjarnan, Paris Saint-Germain, Turbine Potsdam e Bayern Monaco, tutti clubs che giocano nella Women’s Champions League), hanno vinto Coppe e Campionati e poi sono ritornate nel Belpaese con un bagaglio di esperienza notevole e una maggiore considerazione e caratura internazionale.
Ci sono poi delle calciatrici che una volta partite non sono tornate più indietro: la prima è il portiere Arianna Criscione, ex numero uno della Torres che dopo un annata in Olanda nel Twente ora difende i colori del Saint Etienne, la seconda è l’attaccante Giulia Ferrandi che dopo aver lasciato il Brescia prima ha indossato la casacca del West Ham e poi quella del Watford Ladies, e la terza è la centrocampista Valentina Pedretti che, dopo una carriera tra Atalanta e Brescia, dopo aver indossato la maglia del Lugano per due anni ora vola in America, la patria del calcio femminile, per giocare alla Lynn University.
Un discorso un poco a parte lo meritano tutte le calciatrici che stanno popolando il calcio svizzero in questi anni: basti pensare alla folta schiera di italiane che milita nel Lugano (Alessia Piazza, Francesca Roncoroni, Francesca Tagini e Carolina Cannone) e nel Neunkirch (Valentina Bergamaschi, Martina Gelmetti e Martina Capelli). In Svizzera gioca anche Sabrina Petriella, attaccante 24enne del FC Staad. Siamo a due passi da casa nostra ma sembra (ed è) un mondo completamente diverso per trattamento e considerazione.
Questa campagna acquisti ha poi vissuto due episodi “particolari” legati a due diciottenni: il primo è il passaggio della centrocampista della Res Roma Flaminia Simonetti alla squadra svizzera del Neunkirch FC e il suo ritorno a casa nel giro di qualche giorno e il secondo è il trasferimento della centrocampista offensiva Manuela Giugliano dal Mozzanica all’Atletico Madrid, prestigiosissimo club spagnolo, e il suo ritorno in Italia pochi giorni dopo per motivi personali.
Grazie alla campagna acquisti di quest’anno molto esterofila da parte dell’Agsm Verona il numero delle straniere nel nostro massimo campionato femminile sta salendo ma la Serie A Femminile rimane un mondo molto autarchico (per fortuna della Nazionale), in un meccanismo quasi inverso a quello della sua controparte maschile. Il peccato è che le nostre non hanno tutte queste numerose occasioni per andare a fare esperienza all’estero e questo fa sì che le calciatrici, non avendo opportunità, non riescano a crescere, e questo per vari motivi, tra cui la difficoltà di adattamento e la scarsa visibilità. Alcune società di Serie A hanno da tempo cominciato un discorso al limite del professionismo (Brescia) e sono una realtà consolidata nel calcio femminile europeo (Verona) o appena nata ma con grandi ambizioni (Fiorentina). Sembra però onestamente dura che questa situazioni cambi senza uno sforzo da parte della FIGC e del Governo.
Credit Photo: Eleonora Goldoni – Facebook