Chi è una delle colonne portanti del calcio femminile inglese? Indubbiamente Fran Kirby. La classe ’93 è una tra le star di questo sport con più reti effettuate in nazionale, conosciuta come la “mini Messi” del calcio (nomignolo attribuito dal coach inglese Mark Sampson durante il goal del 2-1 al Messico nella World Cup) e per la sua abilità tecnica.
La sua è una carriera fatta di alti e bassi, ma la passione per il pallone non è mai mancata: nata a Reading, si è fatta strada nel club della sua città natale, facendo il suo debutto in prima squadra all’età di 16 anni; mentre già registrava il terzo posto nella seconda divisione di calcio femminile, si è subito rivelata capocannoniere del campionato arrivando a 29 goal compiuti! Dopo la Coppa del Mondo del 2015, ha debuttato nel Chelsea, dove assicurerà alla squadra il titolo di FA Women’s Super League, segnando il primo goal in Champions League della storia.
A 29 anni ha in mano numerosi premi e tanta esperienza a cui fare affidamento: ciò è leggermente in netto contrasto col periodo della Coppa del Mondo 2015, quando ha preso parte come secondo membro più giovane della squadra delle Leonesse, essendo relativamente sconosciuta al di fuori dell’Inghilterra; nonostante tutto, ha svolto un ruolo chiave nell’aiutare le inglesi a raggiungere il terzo posto nel mondo.
Dopo anni di numerose vittorie sia in campo che al di fuori (tra le più recenti quella degli europei nel 2022) il suo profilo suscita da sempre un grande fascino mediatico che si può spiegare con il grande talento di cui gode e con i tanti momenti di crisi che ha attraversato e superato, che sono ancora d’esempio a tanti.
Ma di cosa si parla esattamente?
Dopo la perdita della madre, Fran ha avvertito un senso di inadeguatezza che l’ha portata a lasciare momentaneamente il mondo del calcio, scoprendo, nel frattempo, di soffrire di pericardite..
“Fisicamente non riuscivo a fare nulla”
Ma la calciatrice ha sempre fatto affidamento al pensiero famigliare e ciò si evince da queste altre parole:
“Lei sapeva che sarei diventata una professionista”
Fortunatamente, dopo un anno è tornata più forte di prima, cominciando nuovamente ad allenarsi nel club e contribuendo a suo modo ai mondiali di tre anni dopo con l’Inghilterra.
Ed ecco come lo sport può insegnare a non fermarsi di fronte alle avversità, a prendersi cura di sé stessi, del proprio corpo e della propria mente. La dura esperienza vissuta con la depressione ha segnato profondamente il suo cammino calcistico e non, ma allo stesso tempo ne ha rinforzato l’aspetto, tanto da portarla a sensibilizzare sull’argomento, aiutando chi ne soffre.
Ora la numero 14 del calcio inglese continua ad esultare davanti a decine di migliaia di persone come solitamente adorava fare mentre dava i suoi primi calci al pallone.
“Quando la gente mi chiede cosa penso quando gioco, rispondo che rivedo la me bambina giocare al parco, fare tanti goal ed esultare: è quello il momento in cui gioco al meglio”.
A seguito di un infortunio riportato durante la Semifinale di Continental League Cup contro il West Ham, dovrà rinunciare al posto in questo mondiale. La nazionale inglese, intanto, si scontrerà con Danimarca, Cina e Haiti del Gruppo D.