La star, attaccante delle Matildas, è pronta a sacrificare i propri personali obiettivi per il successo della squadra, ma mette anche in guardia sul suo istinto predatorio.

Sam Kerr conosce fin troppo bene l’attenzione aggiuntiva che deriva dall’essere sia una superstar globale che la punta di diamante dell’attacco di una squadra.
La marcatura stretta, la mancanza di spazio e la pazienza necessaria per fronteggiare le possibilità limitate sono circostanze a cui l’asso delle Matildas ha imparato ad adattarsi e ha avvertito che questo la rende una minaccia ancora maggiore in occasione la sua quarta Coppa del Mondo femminile FIFA.
Ha detto che: “Questa è la cosa grandiosa dell’essere un attaccante, possono lasciarmi sola per 90 minuti, ma in realtà ho bisogno di una sola opportunità”.
Ha poi aggiunto: “Nell’ultimo anno, giocando con il Chelsea, mi sono davvero concentrata su questo. Sono stata davvero, davvero sola, ma sono stata in grado di lavorare per essere vigile in quel momento e mi sento come se al Chelsea ci fossi davvero riuscita”. 

Con 63 gol in 120 presenze internazionali, Kerr è ben consolidata come uno delle principali attaccanti del pianeta, ma dal suo debutto in Coppa del Mondo femminile da diciassettenne ad oggi, ha conosciuto fin troppo bene il rischio di avversarie che si concentrano su una minaccia in anticipo.
“Ero una bambina 12 anni fa e, andando alla mia prima Coppa del Mondo, sapevo che stavano guardando altri giocatori come Lisa De Vanna e Sarah Walsh e allora ho pensato che questa è la mia opportunità di fare qualcosa”.

Più di un decennio dopo e Kerr può vedere bene quelle classifiche e veramente a proprio favore, ma il sacrificio per fare tutto il necessario per raggiungere il successo della squadra è come sempre ferocemente ardente. Per questo il capitano delle Matildas ha inviato un avvertimento impressionante alle altre 31 nazioni al torneo.
“Se due persone mi stanno marcando, allora significa che qualcun altro è libero, quindi potrebbe essere il turno di qualcun altro per brillare e fa tutto parte dell’essere in una squadra. Qualunque cosa serva per vincere, se allontano due giocatori, allora va bene per loro, abbiamo velocità di reazione ovunque, quindi buona fortuna a loro”.

Federica Pistis
Sono nata in provincia di Cagliari il 29/08/1992. Mi sono laureata in scienze dell'educazione e della formazione primaria e ora frequento la magistrale di pedagogia presso l'Unimarconi di Roma. La mia passione per il calcio è nata quando ho iniziato a seguire questo sport perchè mio fratello è un grande tifoso del Milan e io cercavo un punto d'incontro con lui. Ho iniziato a guardare le partite, e a comprenderne i meccanismi poi è arrivato quello femminile che mi ha conquistata al punto da sentire un po' mie anche le loro imprese.