In un clima pieno di violenza, chaos politico e fame, Haiti ha veramente poco da essere felice, ma la squadra di calcio femminile vuole essere la gioia del Paese.

Nonostante l’assenza di sponsor sia privati che governativi e il non poter giocare “in casa” a cause di problematiche legate alla sicurezza, Haiti, il paese piu’ povero nell’emisfero occidentale, ha battuto roccaforti quali Messico e Cile, assicurandosi, per la prima volta in assoluto, un posto al Mondiale.

Milan Pierre-Jerome, difensore, in forza alla George Mason University dove studia anche Sport Management e Comunicazione sportiva, sostiene che vuol dire molto portare Haiti in una luce positiva al Mondiale e che questo la rende orgogliosa.

Diversi media come Bloomberg e Reuter sottolineano di come la vita quotidiana ad Haiti sia caratterizzata da una profondissima crisi a seguito dell’assassinio del loro Presidente Jovenel Moise avvenuto nel 2017, e dove gang armate occupano terreni, compiono omicidi e rapimenti. La squadra femminile si trova infatti a giocare avendo questo contesto come cornice. Non a caso sono tre anni che non vengono giocate partite “in casa”, comprese quelle che hanno portato alla loro qualificazione Mondiale e che si sono giocate nella vicina Repubblica Domenicana per motivi di sicurezza. Inoltre, le giocatrici di Haiti vivono ora fuori dal Paese: la maggior parte tra USA e Europa.

Quando il trofeo del Mondiale ha fatto tappa obbligatoria ad Haiti in Aprile scorso, solo il portiere Kerly Theus si e’ presentata all’evento, nonostante sua mamma le avesse chiesto di non andare per la pericolosita’ del crimine dato che Kerly vive e gioca in Florida. Sono anche mancate le parate, le feste e tutto il contorno di celebrazioni che solitamente e’ a seguito delle tappe del trofeo Mondiale.

La Federazione di Calcio di Haiti continua a non voler rilasciare interviste ma ha confermato che la squadra non ha un supporto finanziario proveniente da uno sponsor privato: la FIFA fara’ fronte alle spese logistiche (volo e hotel) della squadra.

Milan Raquel Pierre-Jérôme, capitano della squadra, non e’ preoccupata per la mancanza di sponsor: “Tutto cio’ di cui abbiamo bisogno sono palloni, scarpe da calcio e parastinchi: al di fuori di queste cose, nulla e’ importante”.

Le giocatrici sono a conoscenza dei loro punti di forza e unicita’, visto che diverse di loro hanno giocato assieme ai Mondiali U20 del 2018. “Il nostro punto di forza e’ l’unita’ di squadra: facciamo tutto assieme e abbiamo fiducia l’una dell’altra. Anche quando perdiamo: continuamo a lottare” ha dichiarato Nérilia Mondésir, 24 anni, attaccante di Haiti “Siamo battagliere: anche quando l’avversario e’ piu’ forte di noi sulla carta, continuamo a lottare fino al fischio finale”.

Giovedi’ 29 giugno Haiti ha giocato contro il Centro Caribe Sports per I Giochi Femminili dell’America Centrale e dei Caraibi, perdendo 3 a 1. La prima partita del Mondiale vedra’ Haiti fronteggiare le Leonesse inglesi il 22 luglio, e a seguire Danimarca e Cina. “Anche se i numeri non giocano a nostro favore, non sono insormontabili. Se rimaniamo positive e giochiamo unite, scriveremo la storia e sorprenderemo il mondo” ha dichiarato il portiere Kerly Theus.

Natascia Bernardi
Appassionata di calcio femminile dagli anni 90, prima portiere, poi arbitro ed ora allenatrice con il patentino di UEFA B in via di lavorazione. È attualmente Head Coach per QPR U12 Girls e allenatrice della squadra femminile di un College. Ambasciatrice per Kick It Out - l'associazione inglese contro ogni forma di discriminazione, se non su un campo da calcio o sugli spalti di uno stadio, la si può incontrare in qualche caffè indipendente intenta a leggere una biografia calcistica o un libro di narrativa italiana. Adora ascoltare BBC radio 2 o musica anni 80 quando guida anche se preferisce podcast calcistici in autostrada. I suoi miti calcistici femminili sono: Carolina Morace e Mia Hamm. Ha vissuto un po' ovunque ma ora è di base a Londra.