Il Brasile è definito il paese del “bel gioco”, ma non è sempre stato così: la storia insegna che, fino al 1979, il calcio femminile sudamericano non poteva essere realtà.
Ora che i riflettori sono puntati sui mondiali 2023 (che prenderanno il via il 20 luglio e si svolgeranno tra Australia e Nuova Zelanda) vi è anche il modo di ricordare quanto sia importante fare mente locale sugli avvenimenti del passato circa i diritti umani, ed in particolar modo, in questo caso, delle donne, che hanno poi portato ad un cambiamento nel movimento calcistico internazionale.
A tal proposito, Dilma Mendes racconta la lunga lotta verso un mondo fatto di parità di genere: considerata la pioniera del calcio (in particolare delle povere zone del nord est del Brasile), cercò di trovare una strategia in grado di eludere un decreto promulgato nel 1941 dall’allora presidente Getúlio Vargas e rimasto in vigore fino al 1979, che promulgava alle donne il divieto di giocare a calcio.
Quest’ultimo, sorto in pieno regime conservatore, è stato sostenuto, tra gli altri, da un “discorso biomedico” che considerava le donne più fragili rispetto agli uomini, per cui la loro “integrità fisica doveva essere in qualche modo tutelata; la donna esisteva soltanto come figura materna riservata allo spazio domestico, perciò lo sport risultava assolutamente incompatibile con le condizioni della “sua natura”.
La eletta miglior allenatrice di calcio a 7 nel 2022, ormai 59enne, dice di aver perso il conto delle volte in cui è stata tratta in arresto. Il crimine commesso? Giocare a calcio.
“Rispondevo sempre che non era scritto da nessuna parte che il calcio è uno sport solo da uomini, nessuna legge poteva vietarlo“, afferma quest’ultima. “Molte ragazze cercavano di raggirare il sistema allenandosi la notte o indossando vestiti da uomo“.
Mendes, però, non si è mai arresa, ed anzi, è riuscita a riitagliarsi una carriera nel futsal e nel calcio professionistico, regolamentato nell’83, quattro anni dopo la caduta del divieto, tra le pressioni dei movimenti femministi, il declino della dittatura militare (1964-1985) e la contestazione dei primi tornei femminili internazionali. Ritirata nel 1995 come giocatrice, si è dedicata poi alla direzione tecnica, scoprendo la mitica leggenda Formiga, centrocampista ex ‘Canarinha’, vincendo anche il Mondiale 2019 di calcio a sette al comando della Nazionale!
“Ho visto molte amiche rinunciare a questa passione a causa di questo processo crudele“, aggiunge.
Il Brasile aveva già “grandi giocatrici” che non hanno mai avuto la possibilità di proseguire, ma, fortunatamente, ora le cose sono cambiate, e la squadra si prepara a partecipare alla sua nona rincorsa alla Coppa del Mondo, guidata dal capitano Marta che, negli anni precedenti, in occasione dello stesso torneo, ha insaccato più palloni di qualsiasi altra giocatrice o giocatore!