Giornata di puro caos per il calcio femminile spagnolo che ha portato ad uno scontro tra istituzioni che andrà a minare indubbiamente i rapporti futuri.
La vicenda inizia con una nota ufficiale della Federcalcio spagnola in cui proclamava la Primera Iberdrola e la Segunda Divisiòn Femenina campionati professionistici a partire dalla prossima stagione giustificando la decisione con l’abbandono dello status di amatori dei due campionati.
Gli animi degli addetti ai lavori si scaldano subito dato che la decisione non è mai passata tramite l’approvazione del CSD, l’organo decisionale del calcio spagnolo. Sulla questione interviene anche l’ACFF (Association of Women’s Football Clubs) che critica aspramente la decisione della RFEF (Federcalcio spagnola) rilasciando una dichiarazione per garantire che “non ci sono competizioni professionali”. Per contestualizzare la cosa, bisogna dire che in Spagna i campionati vengono classificati in ufficiali o non ufficiali, professionistici o non professionistici.
La RFEF ha usato il termine professionistico senza alcuna logica facendo passare la notizia per quella che non è realmente cercando di alzare di qualche punto la propria reputazione all’interno dell’opinione pubblica dato che negli ultimi tempi la Federazione spagnola sta facendo storcere il naso a molti tifosi ed appassionati, sia nel maschile che nel femminile. Tattica che non ha portato ad alcun risvolto positivo.
Nella dichiarazione dell’ACFF si legge che “c’è rammarico per le dichiarazioni della RFEF che ha generato solo confusione utilizzando un termine che non esiste in regolamenti sportivi, come la competizione professionale, con l’obiettivo di dichiarare per trasformato un qualcosa che non lo è ancora”.
L’ACFF continua: “Fino a quando non sarà qualificato dal CSD come competizione professionale, le competizioni di calcio femminile rimarranno competizioni non professionali. CSD che ha già avvertito la RFEF che non esisteva una tale categoria di concorrenza professionale, quindi dovrebbe modificare questa nomenclatura. Pertanto, la RFEF riconosce che questo nome, che non si qualifica, è solo ai soli fini interni e organizzativi della federazione, sfumatura non evidenziata nella pubblicazione ufficiale”
Il comunicato si chiude con delle considerazioni finali a livello morale dell’associazione: “Dall’ACFF non possiamo capire come si possa giocare con una questione così importante come la qualifica di professionista del calcio femminile, o che vengono utilizzate nomenclature che, ovviamente, portano alla confusione, dando l’apparenza di qualcosa che non lo è. Pertanto, il nome “professionalizzato” non ha nulla a che fare con la qualifica “professionale”. Il calcio femminile, i suoi club, i calciatori, gli allenatori e i tifosi meritano di smettere di essere una competizione non professionale e di essere classificati come una competizione professionale. Ma soprattutto meritano di non essere chiamati “professionalizzati”, come se fosse un premio di consolazione”.
Parole che sicuramente non lasciano spazio ad ambiguità e che sicuramente non fanno bene al calcio spagnolo che non è nuovo a questo tipo di situazioni. Già nella scorsa stagione la prima e la seconda divisione del calcio femminile erano state chiamate dalla RFEF come “competizioni d’elite” o “competizioni professionistiche”, termini inseriti nel regolamento delle competizioni e per i quali l’ACFF aveva già inviato un avvertimento alla Federazione evidentemente senza successo.
Credit Photo: Profilo Instagram Barcelona Femenì