L’ACFF, l’Associazione dei Club spagnoli di calcio femminile ha appoggiato le calciatrici nella loro protesta contro il protocollo adottato per il calcio femminile. Le Capitane della Primera Iberdrola hanno già protestato attraverso comunicati e azioni sul terreno di gioco prima delle partite.
L’ACFF, nato nel 2015, con 77 membri tra diverse categorie del calcio femminile spagnolo, protesta per il ritardo nell’inizio del campionato e i problemi legati alla gestione della pandemia. L’obiettivo dell’associazione è la professionalizzazione e vuole evidenziare il punto di vista delle Capitane che non hanno ricevuto il giusto riscontro nelle riunioni con la RFEF, la Federazione del calcio spagnolo. Inoltre l’ACFF segnala che l’RFEF non si prende la giusta responsabilità nell’organizzazione che viene delegata alla volontarietà delle partecipanti. All’inizio infatti, l’unico obbligo era un test all’inizio del campionato, mentre in seguito l’RFEF ha fornito un numero limitato di test solo per le calciatrici, non per il personale tecnico, e quindi ad aiutare i club è stata LaLiga per realizzare un controllo quotidiano dello staff delle squadre e supplire le mancanze della RFEF.
Un altro dei problemi evidenziati è che non ci sono criteri univoci per rinviare o giocare una partita anche con lo stesso numero di casi positivi. La RFEF ribadisce che vuole garantire la salute e segnala in un lungo comunicato che ha fornito tamponi settimanalmente in modo gratuito, il CSD (Comitato superiore dello sport) ha ratificato il protocollo e che i rinvii sono dovuti a prescrizioni mediche o delle autorità competenti. Inoltre bisogna sottostare alle norme delle autorità locali, regionali e nazionali e soprattutto c’è una pandemia, motivo per cui se c’è una prescrizione medica o amministrativa, la Federazione è tenuta a sospendere la partita.
Le calciatrici chiedono però un criterio univoco e il cambio del protocollo per garantire una maggiore regolarità e continuità al campionato.
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