Le calciatrici chiedono un nuovo protocollo alla RFEF (Real Federación Española de Fútbol) per cercare di conciliare il diritto alla salute con la conclusione del campionato. Servono soluzioni efficienti e giuste per completare l’andata del campionato e disputare gli incontri se ci sono le calciatrici disponibili.
Ma la RFEF garantisce che ancora si riesce a concludere la stagione nonostante le date siano ravvicinate e solo il Sevilla ha giocato tutte le partite finora. Tra le squadre ben 7 devono recuperare una partita e sono l’Atlético Madrid , il Madrid CFF, la Real Sociedad, il Valencia, l’Athletic Club, l’Espanyol e il Betis. Ma altre 7 squadre devono recuperarne ben 2 e sono il Real Madrid, il Levante, il Granadilla, l’Eibar, il Rayo Vallecano, il Logroño e il Santa Teresa. Ancora peggio sono messe Deportivo e Sporting Huelva con 3 partite e il Barça che deve giocare 5 match oltre alla finale della Coppa del Re 2019-20, la Coppa del Re 20-21 e la Women’s Champions League.
Ma dalla Federazione la risposta è che si continuerà a mantenere come criterio prioritario quello della salute e perciò sono state convocate le Capitane delle squadre per conoscere la situazione e trovare soluzioni. Si è quindi deciso di sottoporre le calciatrici a un test settimanale gratuito e che finora sono stati eseguiti 300.000 test.
Il responsabile medico della squadra deve garantire che non ci siano stati contatti stretti con le calciatrici o membri dello Staff positive al Covid nelle ore e giorni prima della partita e che è condizione per lo svolgimento della partita. Per sospendere una partita deve disporlo l’autorità competente, dopo un certificato medico che attesti le motivazioni della sospensione per il rischio di contagio. Dopo la sospensione, serve un nuovo certificato medico del Dottore Sociale per garantire che le giocatrici possano disputare una partita ufficiale. Per fissare la data del recupero devono essere d’accordo entrambe le squadre. La RFEF quindi vuole tutelare in primis il diritto alla salute delle calciatrici e delle famiglie e perciò aveva proposto l’eventuale divisione in gruppi se ci fossero stati troppi rinvii ma la proposta era stata rifiutata dai club.
Immagine: RFEF