Sara Portillo e Inés Sánchez nel loro libro “Il calcio che non ci volevano raccontare” analizzano l’evoluzione del calcio femminile che viene nascosta o ridotta dai media.
Le autrici hanno lavorato a TimeJust, media digitale dove Sara e Inés diventarono amiche e perciò la Casa Editrice LibroFutbol propose a Inés di scrivere un libro sul calcio femminile. L’autrice perciò decise di parlare con le colleghe di lavoro per raccontare la loro esperienza: “Volevamo che il libro non fosse eurocentrico, nonostante la difficoltà per reperire informazioni in alcuni Paesi. Volevamo descrivere l’evoluzione del calcio femminile a livello globale, spiegare come è stato gestito in ogni posto” ha raccontato Sara, originaria di Siviglia. “Non volevamo che fosse un libro noioso, accademico ed esclusivo per un pubblico calcistico ma per ogni lettore, che gli piaccia o no il calcio. Nel libro il lettore si affeziona al calcio femminile, alle giocatrici e alle loro storie”.
Il punto di vista che viene fuori dal libro è di critica alla società e ai media per la mancata visibilità del calcio femminile e delle sue protagoniste. “Il calcio femminile è uno sport che è sempre esistito ma non si conosceva il suo valore perché i media non lo hanno raccontato e lo rendevano invisibile” ha raccontato Sara che ha ideato il titolo (“El fútbol que no nos quisieron contar” in spagnolo).
“É una critica costruttiva. Anche noi non conoscevamo il calcio femminile fino a che qualcuno ce lo mostrò e ci piacque. Sembra uno stereotipo ma ciò che non si vede, sembra che non esista”.
Le calciatrici hanno dovuto subire insulti di tutti i tipi come “Se continui a giocare, nessun uomo vorrà sposarti” sono alcune delle frasi pronunciate da familiari, amici, persone che credevano di fare il loro bene allontanandole dalla loro passione.
L’analisi di Inés, che invece viene da Barcellona, ma che condivide l’età (classe 1977) con l’altra autrice, è speculare a quella di Sara, mostrando che la sua opera sorge dalla necessità di raccontare l’evoluzione del calcio femminile fino all’attuale emergente visibilità: “Siamo cresciute in una società machista e volevamo dare valore alle donne che hanno voluto affrontare tutto quello che non le faceva giocare a uno sport che era considerato per uomini. É anche una critica ai media perché abbiamo una parte della colpa di questa visibilità nulla”. Sara da Siviglia e Inés da Barcellona lavorarono assieme tra il giugno del 2019 e il marzo del 2020 per dar vita ad un’opera che, eccelle per l’intensità delle storie presenti nel libro. “Molte hanno in comune la lotta, il sacrificio e le difficoltà che hanno dovuto passare, lottando contro gli stereotipi, sessismo, omofobia o semplicemente mancanza di risorse o punti di riferimento. Ci sono alcune storie come quelle di Jade Boho, Pamela Tajonar o Maca Sánchez, che mi hanno ispirato.” assicura Sara “Abbiamo parlato con tante calciatrici, allenatori, persone che fanno parte del calcio femminile e ogni volta che chiacchieri con le protagoniste, scopri storie che non ti hanno raccontato o che non volevano raccontarti. Esempi come quello di Asisat Oshoala comunicano ribellione e superamento.
Ogni autrice si è incaricata di 8 Paesi e di scoprire le loro storie: “Volevamo raccontare qualcosa di più, non solo la punta di un iceberg. Volevamo andare in profondità in 8 Paesi e nelle loro storie. Non volevamo mostrarle di sfuggita. Ci sono altri Paesi che non abbiamo toccato e chissà se potremo farlo nel futuro. Volevamo mostrare che non importa il Paese di cui parliamo, più o meno sviluppato, perché le calciatrici condividono le stesse difficoltà, barriere e machismo. É globale il fenomeno per cui noi donne siamo state relegate in un secondo piano nel mondo del calcio”.
Il lavoro di ricerca e testimonianza ricevuto da Sara e Inés illustra una visione globale dell’evoluzione del calcio femminile a livello mondiale. “Credo che il calcio femminile abbia una buona salute e che sia in forte crescita. Ha un futuro promettente perché si sta lavorando molto e bene a partire dalla base. Avevo paura che la pandemia frenasse il progresso che il calcio femminile stava avendo negli ultimi anni ma si è riusciti a fidelizzare il pubblico che già c’era e andare incontro alle esigenze di nuovi appassionati” spiega Sara. “Resta ancora molto lavoro da fare. Qua in Spagna il calcio femminile è professionale per legge ma si devono migliorare certe condizioni delle calciatrici: la maternità nella gravidanza, la copertura previdenziale per infortunio, un miglioramento del salario, la produzione audiovisiva…”
Complimenti quindi alle autrici che in 309 pagine raccontano la globalità delle disuguaglianze verso il calcio femminile. Il libro è un punto di vista aggiornato e completo per ripercorrere i passi in avanti fatti da questo sport verso un futuro roseo.
Photocredit: Librefutbol, Inés Sanchez Twitter