“Voglio che la mia eredità sia vincente, ma voglio anche che quando mio figlio guarderà una partita, il calcio femminile sia una scelta prontamente disponibile”. Queste le parole di Emma Hayes, allenatrice del Chelsea, che cerca di distogliere lo sguardo dal presente. In un periodo come questo, programmare l’avvenire è a dir poco temerario, ma ci prova lo stesso l’allenatrice. “Sono innanzitutto una tifosa di calcio femminile. Ho giocato per molto, molto tempo e desideravo disperatamente che questo sport arrivasse dove è ora”.
Cerca però di tenere i piedi per terra il tecnico. “Ma a causa di ciò, so quanto possa essere fragile. Dobbiamo proteggerlo. Dobbiamo ricordare che dietro tutto il lavoro che è stato fatto per far crescere il gioco c’è stato un enorme sforzo da parte di molte persone”.
Impossibile non parlare del momento delicato che stiamo vivendo. “Il mio messaggio ai tifosi ed alle giocatrici è quello di essere responsabili dei privilegi che ci vengono concessi. So che quelli di noi nel calcio sono estremamente fortunati e privilegiati a tornare in questo momento, ma siamo anche a rischio di esporci al Covid-19″. Molti li considerano dei favoriti anche se per darci uno spiraglio di spensieratezza mettono a rischio loro ed i famigliari. “Siamo sia vulnerabili che privilegiati, quindi dobbiamo pensare molto attentamente alle decisioni che prendiamo ogni giorno. Le nostre decisioni hanno un impatto sul nostro team e sulla nostra famiglia”.
Il tecnico conclude con una riflessione sul proprio campionato. “La Super League è l’invidia del mondo del calcio femminile perché i club, la Federcalcio e i media sono così ben allineati. Tutti sono progrediti simultaneamente e questo è ciò che ha contribuito alla crescita del gioco. Ricorderò sempre con affetto le parole del nostro presidente Bruce Buck quando mi sono unita al club nel 2012. Ha detto: “Voglio cambiare la conversazione dei pub”. Voleva che la gente parlasse delle donne del Chelsea. Ed è quello che voglio anch’io. Non mi piacciono le piccole cose, mi piacciono le grandi missioni”.