Nonostante la grande crescita che sta avendo il calcio femminile, vedere delle allenatrici sulla panchina di una squadra maschile fa storcere il naso. Proprio per questo sentimento, i presidenti difficilmente scommettono su una coach femmina. Però non tutti gli standard sono fatti per essere mantenuti. Basta prendere l’esempio di Emma Hayes, allenatrice del Chelsea Women e vincitrice di tre campionati ed una miriade di coppe nazionali. L’ex Arsenal negli ultimi giorni è stata accostata all’AFC Wimblendon, squadra di League One (terzo livello maschile inglese).
La squadra naviga in acque pessime in piena zona retrocessione dopo il lavoro di Glyn Hodges, allenatore dimessosi lo scorso sabato. Nelle ultime 11 partite, hanno racimolato due pareggi e nove sconfitte. Emma Hayes sarebbe perfetta per risollevare le sorti del club, anche se l’inglese non sembra della stessa idea. “Il calcio femminile è qualcosa da celebrare, e la qualità e i risultati di tutte le donne che rappresento”, ha affermato la classe 76. “È un insulto che parliamo del calcio femminile come un passo indietro, con la dedizione, l’impegno e la qualità che hanno. Questo è ciò di cui sono deluso, non essere legato a un lavoro nel calcio”.
Ma Hayes ha detto che “non sta cercando un altro lavoro” e che i Dons “non potrebbero assolutamente permettersela”. “Il mondo del calcio”, continua l’allenatrice, “ha bisogno di riconoscere, mentre il gioco è giocato da un genere diverso, è lo stesso sport. Le qualità nel dover gestire sono esattamente le stesse che sarebbero per una squadra maschile. Stiamo parlando di esseri umani. Ci sono così tanti candidati di qualità che possono svolgere il lavoro nel gioco degli uomini. Passiamo troppo tempo a parlare di genere ed etnia invece che di qualità dei candidati. Questo è ciò di cui sono delusa, non essere legato a un lavoro nel calcio. Questa non è una conversazione su Emma Hayes e AFC Wimbledon, ma dovremmo avere conversazioni più ampie sulla creazione di opportunità attraverso il diverso spettro in modo che le opportunità nel gioco maschile non siano limitate a coloro che occupano posizioni privilegiate”.