Chioma Ubogagu ha continuato ad assumere una sostanza vietata, il “canrenone”, per curare una condizione della pelle quando è arrivata al club della FA Super League femminile, senza sapere che era proibito; la FA ha accettato che il 29enne non avesse assunto il farmaco al fine di assicurarsi intenzionalmente un ingiusto vantaggio.
Il 29enne, che ha tre presenze con l’Inghilterra, ha ammesso le violazioni relative alla sostanza vietata, rilevata da un campione di urina lo scorso ottobre, ma la commissione di regolamentazione indipendente le ha imposto la sospensione di nove mesi.
Sospensione che durerà fino a ottobre di quest’anno, privandola del terreno di gioco per gran parte del nuovo campionato, ma l’attaccante del Tottenham ha accettato la squalifica sebbene avesse assunto il farmaco in modo del tutto involontario.
Il Tottenham, dopo la squalifica della sua giocatrice, ha dichiarato sui suoi canali web che la sostanza vietata era tra i farmaci che Ubogagu assumeva negli Stati Uniti, per curare l’acne, e non sapeva che fossero proibiti in Inghilterra.
In una dichiarazione ufficiale pubblicata della FA si evince che : “La commissione di regolamentazione indipendente, ha sospeso il Chioma Ubogagu femminile del Tottenham Hotspur per nove mesi a seguito di due violazioni delle regole antidoping (ADRV), l’attaccante è stata accusata di due ADRV ai sensi delle normative antidoping della FA per la presenza e l’uso di canrenone, che è una sostanza vietata, ed era stata rilevato all’interno di un campione di urina raccolto durante un test di squadra giovedì 7 ottobre 2021 dal Regno Unito Antidoping”.
Ubogagu dopo la sentenza ha dichiarato: “Sono dispiaciuta per le mie compagne di squadra e per lo staff di non poter essere in campo. Il club è stato di pieno supporto durante l’intero processo e apprezzo molto tutto il loro aiuto. La mia fede, la mia famiglia e gli amici intimi mi hanno aiutato immensamente in questo momento difficile. Non vedo l’ora di tornare presto in campo, ora che tutto e chiarito e risolto, voglio chiarire che il farmaco non ha avuto effetti di miglioramento delle prestazioni per me, ma ho comunque commesso l’errore di non essere il più diligente possibile e, di conseguenza, non sono in grado di giocare il gioco che amo fino a quando non sconterò la mia squalifica. Sebbene il mio dermatologo sia a conoscenza della mia professione, è anche mia responsabilità sapere di più sui farmaci che mi sono prescritti. Ho intenzione di condividere la mia storia ed educare gli altri sulla gravità di ciò che può accadere e spero di poter aiutare altri atleti a evitare situazioni come la mia in futuro”.