“Siamo al lavoro per adeguare il contratto, credo che entro 7-10 giorni il quadro sarà più chiaro”. Il contratto è quello di Mauro Icardi. Ma a parlare è Wanda Nara, moglie manager che twitta da Londra, e non si esclude una trattativa con l’Arsenal di Wenger. “Le voci non mi interessano e non do molto peso a quello che viene detto o scritto dai media” ha detto Icardi, “voglio restare all’Inter”. L’onnipresente e onni-viaggiante Wanda, però, in riposta ai tifosi e a un giornalista di Sport Mediaset, Lapo De Carlo, spiegava che però la società deve venderlo. I twit, anche quelli rimossi e poi ripubblicati non rappresentano certo la maniera migliore di gestire il rapporto fra la società, il suo capitano e i tifosi, anche perché nelle ultime settimane Wanda ha parlato anche degli ingaggi dei compagni di squadra di Maurito.
Wanda e l’Inter
Wanda ha intrapreso una polemica di fatto con la società ed è spesso andata oltre il perimetro in cui un procuratore dovrebbe mantenersi, in un impasto di affetti, è incinta del secondo figlio di Maurito, e di soldi, che muove attraverso la World Marketing Football, la società che ha costituito il 27 aprile 2015 con un capitale sociale di 10 mila euro per gestire l’immagine del marito, che detiene il 50% di questi diritti. La World Marketing Football, si legge, si occupa anche di attività non legate direttamente a Icardi: l’acquisizione, lo sfruttamento e la gestione dell’immagine e del nome di sportivi professionisti; la prestazione di servizi per atleti e personaggi dello spettacolo; scelta di testimonial per campagne pubblicitarie e attività promozionali; organizzazione di eventi sportivi, campus e raduni; ideazione, creazione, commercializzazione di vestiti e accessori personalizzabili; gestione di siti web e di contratti.
Parla Maurito
In tutta la lunga vicenda, però, è spesso mancata la voce di Icardi, che ha lasciato campo libero alla moglie-agente fino a questi ultimi giorni. “Le voci non mi interessano e non do molto peso a quello che viene detto o scritto dai media. Il calcio è un business e può succedere di tutto. Ma il mio voto a Wanda come procuratore per adesso è 10”.
La prima agente FIFA d’Italia
È cominciato tutto con Silvia Patruno, la prima agente FIFA donna in Italia. “Ho iniziato nel ’90-’91, quando il mondo del calcio non era ancora pronto a vedere una donna professionista” raccontava in un’intervista per il sito di Gianluca Di Marzio. “Più che un agente FIFA, mi sento un manager sportivo. Quando ho intrapreso questa professione ero già direttore amministrativo contabile di un’azienda. È stato tutto molto casuale. A quell’epoca frequentavo persone all’interno della Federcalcio, così pian piano mi sono avvicinata al problema. Poco dopo fu istituito l’albo dei procuratori sportivi, sostenni gli esami per puro gioco e iniziai la mia attività”. Essere belle donne in un mondo di uomini e in buona parte maschilista, spiega, può essere un boomerang. “Una donna non dovrebbe mai usare se stessa, ma realizzare le proprie idee. Anteporre il proprio corpo alla testa è un grandissimo errore. Gli uomini ti rispettano sempre se tu sai farti rispettare”.
Miriam, la mia Africa
Al contrario di Wanda, però, si è dedicata soprattutto ai giovani di serie B e serie C, un settore fino a quel momento abbastanza trascurato. La stessa strada che ha portato l’aretina Miriam Peruzzi a diventare scout in Africa. “In Italia non c’è spazio per i giovani e per la meritocrazia. E se sei donna, le difficoltà per emergere sono ancora di più, soprattutto in un lavoro come il mio, da sempre a uso e consumo degli uomini” ha raccontato in un’intervista al quotidiano Avvenire. “Avevo bisogno di cambiare aria, di andare a cercare altrove le ragioni del mio impegno. L’obiettivo principale non era scovare campioni, ma dare vita a un progetto che consentisse ad alcuni giovani di avere una chance nel nostro Paese”. Il calcio, spiega, “è la lingua dei sogni e delle speranze che non muoiono mai. In Africa c’è un attaccamento alla terra che noi abbiamo perso ormai da tempo. E poi c’è ancora una grande voglia di ascoltare e raccontare. Di lasciarsi contaminare e trascinare in territori inesplorati. Ai bambini non sfugge nemmeno una parola: sono attentissimi, hanno voglia di imparare. Al contrario di quanto accade dalle nostre parti, dove è diventato tutto più freddo, più distaccato. Ecco, in Africa si comunica ancora: si parla, si discute, ci si confronta. E lo sport è un modo per stare insieme, per fare amicizia, per dimenticare almeno per qualche ora i problemi del quotidiano”. È stato difficile, conclude, trovare spazio anche perché l’attività di scout viene svolta di solito quasi esclusivamente da ex calciatori. “Le società” dice, “non ti concedono udienza perché pensano che tu non conosca a fondo la materia”.
Michela Macalli e Gourcouff
Cresciuta alla scuola di Oscar Damiani, ha preso una strada diversa invece l’agente Fifa bergamasca Michela Macalli. “Oscar, per me un secondo padre, e Fabio Parisi, sono l’esempio della professionalità. Parliamo di gente con cui si andava quotidianamente sui campi per seguire i ragazzi senza soste o orari. Si dice che il lavoro nobiliti l’uomo, ebbene questo aspetto è sempre stato il mio caposaldo: rimboccarsi le maniche e farsi strada in un ambiente come quello calcistico nel quale una donna per imporsi deve faticare il doppio e per guadagnarsi il rispetto impiega anni”. Così, ha seguito l’inserimento italiano del francese Yoann Gourcuff nel Milan di Carlo Ancelotti.
Donne al vertice
Il calcio italiano negli ultimi anni ha visto le donne scalare anche i vertici societari, su tutte Valentina Maio, ormai ex presidentessa del Lanciano e ora eletta in Comune con la lista civica Lanciano Vale, anche se è già partita una petizione per chiederne le dimissioni.
Per i tifosi, che hanno scritto al sindaco, avrebbe mentito sulle reali condizioni finanziarie del club per non turbare la campagna e elettorale e dimostrato così “che, per sua forma mentis, è incapace di tutelare gli interessi pubblici in quanto non ha assolutamente compreso la valenza sociale del calcio per una comunità”.
Mogli con i pantaloni
E ha visto mogli decidere delle carriere dei mariti, compagne essere il vero ago della bilancia sui trasferimenti milionari dei fidanzati (ogni riferimento a Viky Varga e Pellè è tutto fuorché casuale). Così come a inizio millennio era Veronique Zidane che desiderava cambiare aria, che non amava il freddo di Torino, e per lei Zizou si spostò a Madrid, oggi è Helena Ibrahimovic che decide e dispone. Cambiano i tempi, mutano le stagioni e le squadre, ma il calcio continua a non fare eccezioni. Dietro i grandi campioni c’è sempre una grande donna.