Quando sai di aver assistito ad un’impresa incredibile, ma di non avere ancora nulla tra le mani, rimani con la voglia di urlare di gioia ed al contempo di non farlo per paura che sia vano.
La partita giocata dalle bianconere contro le francesi del PSG dell’altra sera in quel di Biella, è stata un mix perfetto di agonismo, tattica, tecnica, tenacia e furbizia. Tutto tenuto assieme da quello spirito collettivo che ha fatto da collante ed ha coinvolto le titolari, le subentrate e tutta la panchina rimasta.
La paura che quel meccanismo perfetto si potesse rompere ad ogni cambio mi è passato per la testa più volte, ma è frutto della mia ignoranza di chi vive dagli spalti o dal divano di casa ogni partita (attenzione, spoiler.. io le guardo sempre in piedi) senza conoscere quello che il Mister vive da vicino tutti i giorni.
E fin qui le solite smielate trite e ritrite dopo ogni partita, ma lo vuoi ammettere o no che hai urlato come un matto e non ci credevi per niente si o no?
Ammetto tutto vostro onore, ma tengo a precisare che nelle ragazze credo ciecamente.
Non potevo certo immaginare che, pronti via si andasse in vantaggio già al settimo minuto con una verticalizzazione sulla fascia Krumbiegel-Cantore-Vangsgaard da leccarsi i baffi.
Prima presenza e primo gol della Danese che non trattiene di certo la felicità subito dopo aver bucato con un destro a incrociare il portiere avversario Earps.
Uno a zero palla al centro, ma il PSG la riacciuffa subito. Dopo una serie di disimpegni venuti male, Echegini libera Samoura dal lato opposto, sinistro imprendibile all’incrocio.
1 a 1
La cosa abbatte solo me. Le bianconere non si scompongono e continuano a macinare gioco. Nel breve lasso di qualche minuto si pareggiano anche i calcioni tra le giocatrici con la ex di turno Echegini beccata in un fallaccio poco furbo su Caruso che le vale il cartellino giallo. Arianna era stata molto più astuta qualche minuto prima nel dare il “bentornata” alla calciatrice nigeriana.
La nr.6 del PSG è apparsa molto nervosa e polemica durante la gara, forse il commiato dalla Juventus a fine stagione non deve essere stato dei più tranquilli. Rimanga così anche al ritorno, grazie.
Non c’è mai tregua né da una parte né dall’altra così come il tifo sugli spalti, costante, incessante anche nei momenti di sofferenza.
Si, la Juve soffre a volte l’atletismo un po' dinoccolato delle francesi che sembra credano di poterla ribaltare quando vogliono senza però essere mai veramente pericolose sotto porta.
E forse proprio da questa supponenza che nasce il gol più bello della serata.
Berga ruba palla poco fuori la propria area, avanza e serve un pallone di esterno lungo l’out di sinistra.
La palla viaggia lontana, ma Cantore ci crede, la insegue e la fa sua eludendo con un tunnel l’avversaria che le si frappone. Entra in area e si accentra e mentre Beccari taglia intelligentemente davanti al portiere in senso opposto, lascia partire un destro sul palo più lontano che il portiere tocca soltanto ma non riesce a trattenere. E’ un gol bellissimo che ammetto di aver rivisto almeno quindici volte sia col commento in italiano che in inglese. Mi verrebbe quasi voglia di scendere per strada col cane e correre dalla felicità, ma mi accorgo di non avere un cane per cui decido di rimanere fermo dove sono.
L’intervallo tra il primo e il secondo tempo è più snervante dell’intero incontro perché utile solo per congetture “inutili”. Di sicuro il 2 a 1 non può bastare in vista del ritorno e l’unica cosa certa è che serva il terzo gol per avere qualche possibilità in più. La cosa si concretizza non per fortuna ma per tenacia al 60mo.
Ancora Cantore sulla destra a crossare dopo che Krumbiegel aveva disarcionato il pallone ad un’avversaria, pallone a centro area maldestramente allontanato dalla difesa proprio davanti a “Peperino Bennison” che di destro a fil di palo insacca. Gol numero 670 per la Juve in tutte le competizioni, 68mo in Champions League e secondo in assoluto in questa stagione dopo il goal al Como in Serie A per la nostra ventunenne svedese che per adesso esulta da ferma assieme al suo bellissimo sorriso. Il PSG diventa così la diciassettesima squadra straniera a cui la Juve segna in Coppa.
Cosa rimane alla fine di questa partita? la certezza di aver visto una squadra ben strutturata, concreta, con un carattere solido e il gran bernoccolo di Arianna Caruso capitato per caso dopo uno scontro di gioco fortuito con una propria compagna a fine incontro. La corsa al termine del match di Rosucci verso la nr.21 per accertarsi che stesse
bene è uno dei tanti sorrisi di questa serata. Ma la nostra magica nr.8 bianconera poteva stare tranquilla perché Arianna come dice “qualcuno” c’ha la testa dura…come la Juve.