“La vittoria all’esordio con l’Argentina ha dato molto entusiasmo. Poi è arrivata la sconfitta contro la Svezia, candidata alla vittoria finale, che ha incrinato qualcosa. Ho letto una critica troppo severa, sappiamo di essere un movimento giovane se paragonato ad altre realtà europee e non solo. Questa manifestazione ha rimarcato infatti, che a riguardo dobbiamo essere coscienti sulla strada ancora da fare”.
Una delle voci iconiche della radio italiana, poi, ha sottolineato:
“Ho visto poca pazienza da parte di tutti. Per i risultati c’è stato un passo indietro, e in determinate occasioni è mancata la semplicità di esprimersi sul campo. Questo è stato ancora più palese per quello che è successo dopo. L’addio della Bertolini, le critiche interne, gli screzi ora evidenti con le senatrici della squadra. Servirà più organizzazione per il futuro, e non mi riferisco solo alla questione campo. Ci vorrà in più direzioni un appoggio diverso al calcio femminile per vederlo crescere ancora di più. Negli ultimi anni, a livello di club ad esempio, solo Juventus e Roma sono riuscite a dare una scossa”.
Cucchi, anima per oltre venti anni di “Tutto il calcio minuto per minuto”, sugli annunci social di calciatrici Azzurre e della CT Bertolini poi chiosa:
“Direi che è mancata serenità. Forse la Bertolini ha provato a cambiare qualcosa, con esclusioni eccellenti, e questo ha portato a delle incomprensioni. Si tratta di un passaggio non facile soprattutto se fatto ai Mondiali. Con le sue parole la CT, però, ha evidenziato che si gioca e si vince insieme. Non è stato, quindi, solo un problema di qualità e cattivi risultati. Si poteva rendere di più e, come succede sempre, se manca la giusta armonia è difficile farlo”.
L’ex inviato della RAI, uno dei giornalisti più apprezzati a livello nazionale che nel 2017 ha lasciato il microfono in radio, poi sposta l’attenzione sul professionismo:
“Sicuramente il passaggio del mondo professionistico è stato importante ma non basta. Credo ci sia da lavorare e, dopo una crescita importante, negli ultimi anni ci sia stato un pizzico di allentamento. Il movimento va supportato su più fronti se vogliamo parlare veramente di professionismo, partendo dai club per arrivare alla Federazione. In Italia, poi, viviamo in un contesto ancora complicato, per mentalità, se relazionato al calcio femminile. In tanti, poi, si stanno avvicinando e dando il giusto consenso”.
Approccio verso il movimento femminile? La memoria dell’ex conduttore de “La Domenica Sportiva” va al ’94:
“In Italia vedo ancora troppe critiche, per un errato approccio culturale. Spesso seguo il calcio italiano ma dobbiamo ammettere che siamo ancora indietro, in quello inglese noto molto interesse e stadi pieni. Da noi non esiste quel tipo di considerazione e spesso si storce il naso, non capisco perchè succeda nel calcio e non in altri sport come pallavolo o atletica. Ricordo benissimo, per citare un ricordo, che durante i Mondiali maschili di USA ’94 la Federazione optò per allenarsi in delle strutture, a New York, dove al fianco vedevamo solo campi occupati da giovani studentesse. Parliamo di 20 anni fa, è ovvio che ci siano quindi realtà decisamente avanti a noi”.
La chiusura è sull’attenzione mediatica sulla quale Cucchi non ha dubbi:
“Lo spazio riservato da televisioni e giornali è importantr per la promozione del movimento. Ammetto che c’è ancora poca visibilità, se paragonata a quello che può essere il potenziale. La chiave è, probabilmente, la mancanza di numeri reali in tal senso, le tv vogliono il loro tornaconto che forse manca. Ovvio che una maggiore promozione sarebbe utile, il calcio femminile nasconde un ambiente pulito e sereno dove la correttezza la fa ancora da padrona. Ci sono ancora valori importanti che meritano di essere mostrati, io guardo spesso il campionato inglese e lo trovo molto divertente. Per appassionarsi serve sia qualità delle protagoniste che mezzi adeguati per riuscire a seguirlo”.
Bravissimo come sempre, il signor Cucchi.