Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Guido Bagatta. Il giornalista, iscritto all’Ordine dal 1981, sulla crescita del calcio femminile ci dice:
“Si doveva aspettare del tempo ma ero convinto che man mano ci saremmo arrivati anche in Italia. Negli Usa, ad esempio, con il passare del tempo la WNBA, lega professionistica di basket femminile, è arrivata ad un livello davvero altissimo. Con un po’ di tempo anche nel calcio, sport popolarissimo da noi, il movimento crescerà sempre di più nonostante stupidi preconcetti che si avevano in passato a riguardo”.
Il telecronista, poi, sul momento della Nazionale sottolinea:
“Il movimento sta crescendo anche se, onestamente, mi aspettavo qualcosa in più nelle ultime uscite della Nazionale, che in qualche amichevole non è stata brillantissima. Senza polemiche, poi, ho sentito qualche voce di troppo, da chi è vicino a questo ambiente, in quanto a convocazioni e a possibili giocatrici non viste benissimo per gli equilibri del gruppo”.
Obiettivo oggi? Bagatta guarda sulla lunga distanza:
“La speranza è nel passaggio del girone e poi chissà… Un quarto di finale sarebbe un successo, bisogna pensare però di partita in partita. Difficile prevedere cosa potrà succedere, dobbiamo essere consapevoli che già dal prossimo Mondiale la distanza dalle top sarà inferiore rispetto ad oggi. C’è una crescita del movimento ma il numero delle tesserate all’estero è comunque incredibile, se pensiamo anche agli abitanti che hanno determinate nazioni e le calciatrici che riescono a sfornare”.
Sulla manifestazione alle porte il commentatore aggiunge:
“Abbiamo nel girone una Svezia che sarà un banco di prova davvero interessante e poi squadre come Olanda o Stati Uniti da poter incrociare più avanti. Saranno delle occasioni per capire dove siamo arrivati, non dobbiamo però correre. Nel rugby maschile, ad esempio, siamo una squadra forte ma ci sono sempre quelle 6-7 formazioni che al momento sono inarrivabili. Per raggiungere quei livelli serve batterle oggi e crescere nella lunga distanza, considerando che anche gli altri continueranno a farlo”.
Il conduttore con trascorsi tra Mediaset, Telemontecarlo e Sportitalia, tra le altre, sulla mutazione degli ultimi anni invece evidenzia:
“Il cambiamento sociale ha portato lo sport più praticato al livello amatoriale, anche nei paesi anglosassoni, a crescere esponenzialmente. Non sono però d’accordo sul passaggio al professionismo inquanto ingigantisce i costi alle società e non realmente quelle nelle tasche delle calciatrici, che è vero hanno più garanzie e tutele. Avrei portato, invece, i club a spendere di più nei vivai abbassando la tassazione e la burocrazia varia che porta il professionismo. Mi è capitato di parlare, più volte, con Antonio Cabrini che anni fa mi sottolineò le forti evoluzioni in questo mondo, oltre al suo piacere nell’ allenare in un contesto diverso. Altri tecnici come lui si sono avvicinati poi al femminile. La speranza e che in futuro non sia solamente una paracadute per chi non lavora nel maschile ma una nuova opportunità che porti passione e competente magari interessanti”.
Il conduttore televisivo, che ha seguito nove Olimpiadi come inviato, sull’impatto mediatico invece ci confida:
“La televisione, e non solo, sta dando interesse al movimento e questo è un sintomo forte del cambiamento. Si vedono, ormai, gare di calcio a 5 piacevoli e dall’ottimo ritmo e anche il beach soccer, magari più bello da giocare che da assistere. La Nazionale femminile, comunque, da questo punto di vista è un veicolo importante per l’interesse della gente. Il Mondiale sarà una vetrina ottima”.
La chiusura è su quello che il calcio femminile rappresenta negli USA:
“Riallacciandomi agli Stati Uniti chi segue gli sport femminili, spesso, non segue forzatamente i maschili e viceversa. Ognuno ha una sua identità e del seguito proprio, per intenderci. Ovvio che l’ingresso dei club professionistici può regalare alle più giovani, oggi, il sogno di indossare una maglia importante di una calciatrice, rispetto a qualche anno fa dove invece questo ancora non era possibile. Ho capito che questo mondo avesse dalla sua tutte le possibilità quando in America alla parola calcio si pensasse al movimento femminile rispetto a quello maschile. Fino a qualche anno fa la MLS non era ai livelli dei team femminili che avevano, invece, dalla sua giocatrici di primo livello e rappresentati davvero iconiche per tutti”.