Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Evelyn Vicchiarello.
La centrocampista con trascorsi in maglia Azzurra, con tanto di partecipazione all’Europeo del 2009, apre analizzando l’Europeo della Nazionale partendo dalla sconfitta dell’esordio:
“Contro la Francia si è visto il grandissimo divariò che c’è con un movimento dove il calcio femminile si è sviluppato molto, dettando legge anche in Europa con il Lione.
Noi siamo indietro anche a livello di mentalità, l’allenatrice della Francia è stata coraggiosa nel fare delle scelte lasciando a casa giocatrici importanti e puntando su un cambio generazionale e sui chi a esprime, secondo le sue idee, il miglior calcio”.
Sul match con l’Islanda la calciatrice dell’Arezzo aggiunge:
“Il pari con l’Islanda è riduttivo non ci si può accontentare di un pareggio.
Loro sono una squadra fisica difficile affrontare, come tutte le formazioni nordiche, ma dovevamo puntare sulle nostre qualità e dovevamo giocare di più a viso aperto, invece che adattarsi a loro gioco”.
L’ex di Bardolino, Reggiana e Fiorentina, tra le altre, sull’intreccio decisivo con il Belgio ammette:
“Non ho visto una grande partita anche se è vero che loro non hanno avuto grosse occasioni. Noi siamo andate sotto 1-0 e abbiamo avuto una minima reazione, invece che essere sin da subito concrete e cercare di sbloccare la gara visto che anche il pareggio non ci sarebbe servito”.
Per la classe ’86 dieci presenze con la Nazionale maggiore oltre a quelle con l’Under 19 e 20:
“Sono ricordi forti e sensazioni ed emozioni difficili da descrivere.
Di sicuro è sempre stato il mio sogno sin da quando ho iniziato a giocare.
Poi quando sei lì e sai di avercela fatta ti vengono in mente tutti i sacrifici e sai di aver toccato l’apice più alto. Un ricordo in particolare? Il Mondiale in Thailandia Under 19 ha lasciato in me qualcosa di particolare”.
La chiusura della Vicchiarello è sul passaggio al professionismo:
“Con l’entrata del professionismo le ragazze potranno concentrarsi sulla loro attività agonistica.
Avranno dei diritti, contratti stipulati che prevedono che gli anni che dedicano all’attività sportiva non vengano persi, proprio perché oltre c’è una pensione.
Ciò significa che giocando potranno fare finalmente una carriera con tutte le tutele del caso, a differenza di chi fino a qualche anno fa ha dovuto smettere perché non poteva conciliare lavoro e calcio”.