Daniele Mennini, allenatore di calcio a 5 e commentatore tecnico di partite di Futsal, vive da sempre con passione il mondo del calcio. In passato indossava i guanti da portiere in campo, nel presente, invece, allena l’ A.S.D. Real Sesto, militante nella divisione C1 di calcio a 5. Durante la pandemia, insieme al collega Pietro Mazzara, trasferisce l’amore per il Futsal nel loro podcast ‘Futsal Podcast’. La loro idea visionaria consente a Daniele di emergere fino a commentare importanti match di calcio a 5 trasmessi su Rai Sport e Sky.
La nostra chiacchierata con Daniele è stata l’occasione per prendere in considerazione spunti interessanti sul mondo femminile del Futsal, oltre al suo legame personale con il mondo del pallone.
Daniele, hai avuto la possibilità di allenare sia squadre maschili sia femminili. Quali differenze hai notato dal punto di vista preparazione e della gestione del gruppo?
“Inevitabilmente, strutturalmente e geneticamente la parte fisica è diversa. Non ci sono differenze sulla preparazione. La parte fisica, di resistenza, di velocità e di forza viene eseguita in egual misura sia nel maschile che nelle femminile, ovviamente con dei parametri diversi. C’è una differenza sicuramente di gestione. Devo essere sincero, la parte femminile da questo punto di vista arricchisce. Io ho imparato che mi sono dovuto mettere molto più in discussione perché ho iniziato a farmi tante domande, cosa che prima magari me ne facevo di meno. Anche anche oggi nell’ambito maschile me ne faccio di più, ma grazie al passaggio che ho avuto nel femminile ti fai molte più domande, ti metti molto di più nei panni del dell’atleta e credi nella condivisione delle idee.”
A proposito di idee condivise, Daniele racconta dell’intervista alla giocatrice brasiliana Lucilèia, incontrata nel 2022 in Portogallo, nonchè pivot del Bitonto C5 Femminile e vincitrice dei Futsal Awards nel 2013.
“La cosa che mi ha stupito di più di quell’intervista è una giocatrice che ha vinto tutto, che ha segnato più gol con la nazionale, la più forte della storia di calcio a 5 femminile. Forse era più emozionata di me e quello fa capire l’umanità di Luciléia. Nata in una fattoria di una favela del Brasile, aveva un sogno nel cassetto e non era un sogno facilmente realizzabile. È arrivata sul tetto del mondo con tanta determinazione, con un forte desiderio di raggiungere l’obiettivo ancora prima del talento che ha sviluppato nel tempo in quella meravigliosa terra che è il Brasile. La semplicità di quella ragazza mi è rimasta nel cuore.”
Concentrandoci prettamente sul Futsal, abbiamo preso in considerazione la situazione attuale in Italia dal punto di vista culturale e della visibilità.
“Il calcio a 11 fagocita gli altri sport, questa è la base. C’è un problema culturale? Sicuramente. Faccio un esempio che ho vissuto io, in primis in casa mia, perché mio figlio ha giocato da quando aveva 5 anni in una scuola calcio a 5 e l’anno scorso che ne aveva 10 mi ha chiesto di andare a giocare a 11 perché i suoi compagni lo prendevano in giro che faceva uno sport minore. Il calcio a 11 viene trasmesso in tv tutti i giorni, la visibilità degli altri sport, tra cui il calcio a 5, è minore e meno diffusa.”
Tuttavia, l’ItalFutsal disputerà a Taranto i prossimi due impegni contro l’Ucraina. Secondo Daniele, centro e sud Italia stanno valorizzando il calcio a 5.
“La Puglia è una di quelle terre che il Futsal se lo sta vivendo, è in piena ascesa, sia il maschile ma soprattutto il femminile. La squadra del Bitonto gioca sempre in un palazzetto che viene riempito da 2000-3000 spettatori. Io credo che i presidenti stiano lavorando bene sul proprio territorio, quando le realtà e le città sono più piccole è più facile. I tifosi e, più in generale gli utenti, si rivedono di più nella semplicità di una giocatrice di calcio a 5. Chi lavora bene al Nord è il Veneto. Ci sono società che hanno sempre il palazzetto pieno, bisogna lavorare sul territorio e far innamorare di questo sport i ragazzi con le scuole calcio.”
Sull’importanza strategica delle scuole calcio a 5, Daniele ha affermato:
“Le scuole calcio ti portano tifo perché i bambini portano i parenti, i genitori, gli amici… e inevitabilmente il palazzetto si riempie. Faccio un esempio, se la Spagna o il Portogallo sono nel 2024, l’Italia è indietro di trent’anni. Da questo punto di vista è un movimento molto più nuovo, dove ancora in alcune parti d’Italia se una ragazza ha un pallone in mano viene vista sempre un po’ in maniera atipica. Sicuramente ci sono stati progressi negli ultimi 10 e 15 anni, ci sono più scuole calcio prettamente femminili che aiutano le ragazze a esprimere il loro mondo interiore. Sulla falsa riga della penisola iberica, serve investire tanti soldi nelle strutture, nella creazione di settori giovanili e di campionati competitivi.”
Per concludere, la sua missione da professionista è già in corso. L’importanza della comunicazione è cruciale per l’accrescimento della visibilità del Futsal:
“Quando faccio le telecronache del Bitonto, sottolineo sempre il modello rappresentato da Susanna Nicoletti perché a quarant’anni è ancora la prima che arriva il campo e l’ultima che se ne va. La mia missione nasce dalla passione per questo sport. Mi impegno a far scoprire le donne che ci sono dietro alle atlete, cioè da dove sono partite e tutte le difficoltà che hanno incontrato. Ogni lunedì conduco insieme a Gigi Mardente il talk show ‘Tacco Matto’ trasmesso sul portale di riferimento del calcio a 5 femminile che si chiama ‘Any Given Sunday’. Invitiamo sempre addetti ai lavori, quindi presidenti, preparatori, portieri, atletici e soprattutto giocatrici da ogni parte del mondo. Le loro storie emozionano il pubblico, il motore del Futsal va alimentato con questo tipo di energia emotiva.”
La redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Daniele Mennini, per il tempo dedicatoci per questa preziosa chiacchierata.