Da anni Evelina Christillin combatte per il riconoscimento dei diritti delle atlete donne e per l’introduzione del professionismo nel calcio femminile italiano. Membro Uefa presso il Consiglio Fifa e sempre in prima linea anche nella Figc, Christillin ha parlato della decisione di introdurre il professionismo anche in Italia dalla stagione 2022/2023. Le sue parole in esclusiva a Juventusnews24.com.
La Figc ha stabilito il professionismo per il calcio femminile dalla stagione 2022/2023. Che traguardo è per il movimento
«Sicuramente è un traguardo importante. Dal 2015 se ne è cominciato a parlarne, si arriva a questo risultato dopo tanto tempo, perché sono passati 5 anni e c’è stato un Mondiale che ha rilanciato il calcio femminile. Dovremo aspettare per l’attuazione completa fino al 2022/2023, ma penso che si possa dire che si comincia a lavorare non solo su parole ma su fatti».
Quanto è stato importante il ruolo del presidente Gravina in questa decisione?
«Sicuramente il presidente Gravina ha avuto un ruolo importante, come ce l’hanno avuto le atlete. Senza i loro risultati, senza l’impatto forte che ha avuto il Mondiale, non ci sarebbe stato questo interesse. Io sono stata al loro fianco durante questo periodo e anche ambienti che non sono legati a questo sport sono stati interessati. A luglio dell’anno scorso io e Sara Gama siamo state invitate per parlare di questo tema al Festival di Spoleto, dove c’è stata anche una tavola rotonda anche con Spadafora. C’era anche un avvocato donna giuslavorista, Maddalena Boffoli, che poi si è presa il problema a cuore e a dicembre abbiamo organizzato un convegno a Milano. Grazie quindi a Gravina, ad Agnelli, alla Juventus e a Beppe Marotta, che hanno cominciato con l’istituzione di una squadra di club importanti che hanno cominciato con un progetto a livelli alti, pari alla Serie A maschile. Speriamo quindi che presto possano essere interessati anche altri sport».
Proprio Gravina ha parlato di “aumentare la competitività”. Ci si riuscirà con il professionismo?
«C’ero anch’io all’ultimo Consiglio Federale. La Lega maschile di Serie A dovrà prendersi l’impegno di creare delle squadre professionistiche femminili. Ora è patrimonio solo di alcuni club. Oggi siamo qui a parlare di competitive balance non allo stesso livello. È ovvio che squadre più povere, come ad esempio Tavagnacco e Orobica, non hanno le stesse possibilità di Juventus, Milan o Inter, che hanno un patrimonio finanziario e dirigenziale maggiore. È chiaro che la Juventus contro il Tavagnacco continuerà a vincere».
I piccoli club sono destinati a scomparire?
«Non voglio dire che sono destinati a scomparire, ma se parliamo di competitività più alta, ci saranno sempre maggiori investimenti. Dobbiamo ringraziare tra l’altro quello che ha fatto Sky, che ha cominciato a trasmettere le partite. A livello di visibilità è tutta un’altra cosa. Io ero a Torino a marzo dell’anno scorso per Juventus Women-Fiorentina, e per quanto i biglietti fossero gratuita, c’erano 40 mila persone. Si è visto poi cosa è stato il Mondiale. Il giorno in cui abbiamo avuto il Consiglio Federale al mattino, il pomeriggio c’era quello della Fifa e si votava per l’assegnazione del Mondiale. Ogni candidatura aveva una proposta a livello di marketing, investimento e legacy che fanno capire come sia ormai un evento sempre più appetibile anche dal punto di vista economico-finanziario. Io ero al Mondiale di Francia, è stata un’esperienza straordinaria e la strada è segnata. Ci sono Paesi più avanti e altri meno, ma il gap si sta accorciando».
Il Mondiale è stato un punto di svolta nel percorso di crescita?
«Il Mondiale, almeno per l’Italia, è stato davvero un punto di svolta. Ricordiamoci che la squadra femminile si era qualificata per il Mondiale, mentre quella maschile no. L’audience ha dimostrato che non si poteva più rinviare, non si poteva non avere in considerazione quanto le calciatrici chiedevano. Certo il Mondiale è stato il kick-off di qualcosa che lateva da tempo. Sono in Consiglio Federale con Sara Gama e se n’è parlato tanto. Questo è un punto di partenza ma anche di arrivo».
L’ingresso di club professionistici ha accelerato il processo di crescita. Si aspettava un impatto simile da parte di società come la Juventus?
«Dalla Juventus senz’altro sì. Conosco bene la società e l’apertura mentale, so quanto sia attenta sul settore giovanile. È una società aperta che poi fa anche i suoi conti. C’è una legacy intangibile. Sono nel Consiglio Uefa della Fifa e so quanto sia dedicato riguardo al calcio giovanile e femminile e la Juventus è in quel mainstream ed è stata la prima ad inserirsi a pieno titolo. Sono convinta che ci sia spazio anche per il coinvolgimento di altre società».
Pensa che le scelte fatte in questi anni dalla società bianconera debbano essere un esempio per altri club?
«Assolutamente sì. Devono essere un esempio e lo sono già. Ricordiamoci che le atlete della Juventus sono state le prime e forse quasi le uniche a riprendere gli allenamenti contemporaneamente alle squadre maschili. Poi si è deciso di non riprendere a giocare. La Juventus invece è stata come sempre più avanti e ha fatto allenare, sanificare e controllare e gestire le atlete esattamente come gli uomini. Questo credo sia l’esempio più lampante. Conosco bene Stefano Braghin, una persona di grandissimo corso ed esperienza. Sa cosa fare e si vedere la differenza».
A proposito di Braghin, in questi giorni è diventata obbligatoria la figura del direttore sportivo, mentre nella Juve c’è dall’inizio…
«È vero. Io ho seguito le ragazze della Juventus anche dopo il Mondiale, sono andata ad Alessandria, ho visto alcune partite di campionato. Uno zoccolo duro di pubblico c’è, avere uno stadio più grande di Vinovo non sarebbe male ma sono certa che la società stia facendo il massimo».
D’accordo con la decisione di assegnare lo scudetto alla Juventus Women?
«Assolutamente sì. C’è stata una discussione in Consiglio Federale: nella prima non se n’è parlato ma poi, fatti i debiti calcoli con algoritmo, non è stato possibile far diversamente. Con Sara Gama lavoriamo tanto insieme, abbiamo sviluppato una solidarietà fortissima e ho una grande ammirazione. Sono stata un’atleta anche io e condivido totalmente il modo di interpretare la professione. Con lei è stato amore a prima vista».
Il merito di questa crescita e dei traguardi raggiunti è anche di Sara Gama…
«Con Sara abbiamo fatto tante cose. L’anno scorso, al Congresso della Fifa a Parigi, sono andata a trovare lei e le ragazze prima del ritiro dell’Australia e le ho seguite fino alla partita con l’Olanda. È stata una grande esperienza».
La Juventus Women, visto il loro percorso di crescita, possono sperare nella finale di Champions League a Torino nel 2022?
«Ovviamente il presidente Agnelli, ma anche Michele Uva e io, ci siamo battuti a fare campagna elettorale con i nostri colleghi della Uefa affinché accettassero Torino. Eravamo convinti e ci terremmo moltissimo tutti che ci fosse la Juve Women in finale. È impresa difficile ma bisogna provarci. Mi auguro che Guarino abbia già in testa un pensierino su quella data. Dopo l’esperienza di Parigi sull’assegnazione del Mondiale, il mio sogno è che l’Italia si candidi per il Mondiale femminile del 2027».
Credit Photo: Facebook FIFA