Elisa Lecce, giocatrice della Riozzese, è intervenuta ai microfoni del Giornale del Cilento parlando delle differenze tra nord e sud anche nel calcio, dell’esperienza in Nazionale e della ripresa del campionato maschile
Hai vestito maglie importanti, come quella del Napoli, della Lazio e poi il grande debutto nella massima serie con l’Inter. Ti saresti aspettata questo tipo di carriera e, soprattutto, qual è l’esperienza che ricordi con maggior piacere?
“Sicuramente il Napoli. Io sono cresciuta a Napoli e con quella maglia vinto la serie A2, e l’anno seguente, quando dovevamo salire in serie A, scelsi di trasferirmi a Milano. Nonostante i risultati raggiunti, quello per me è stato un ambiente positivo, c’era un ottimo feeling con le compagne di squadre. Poi mi ha permesso di andare in nazionale.”
Sei arrivata ad indossare anche la maglia della nazionale. Credo sia stata un’emozione indescrivibile. Puoi provare comunque a descrivercela?
“La prima partita con l’under 17 è stata a Marina di Pisa contro la Scozia. L’emozione era molta. Tu pensa che durante l’inno i nostri pantaloncini si muovevano, non per il vento, ma perché ci tremavano le gambe. Quella è stata la partita del debutto. Quando realizzi che fino al giorno prima vedevamo la nazionale cantare l’inno mentre ora eravamo noi ad indossare quella maglia. L’emozione è stata forte e non ti ci abitui all’inno. La partita più bella negli europei del 2011, anche se poi perdemmo, è stata contro la Norvegia, quando realizzai il goal dell’1-1. Comunque in quegli europei ci qualificammo per il mondiale del 2012. Di quel mondiale mi ricordo che venivamo trattate come dei calciatori, quando prima non era così. Ci portavano le borse e trovavamo tutto sistemato.”
Il calcio femminile è praticato molto nella parte settentrionale d’Italia. Esiste questa grossa differenza, a tuo avviso, rispetto al nostro territorio?
“Innanzitutto la differenza tra maschi e femmine esiste, e basta vedere come la serie A maschile può ripartire mentre quella femminile no. La serie B dove gioco io è stata sospesa. La differenza è nei fondi che non vengono investiti nel calcio femminile quanto nel calcio maschile. Non è giusto che le ragazze debbano chiedere dei rimborsi spese e molte società ritardano anche nei pagamenti. Per quanto poi riguarda la differenza tra nord e sud, al nord ci sono strutture, squadre e settori giovanili femminili. Pensa che al sud ci si sorprende ancora se vedono giocare una ragazza. Ma al sud esistono anche realtà positive, promettenti. come il presidente Lello Carlino del Napoli femminile appassionato, che investe nel calcio femminile. il Napoli femminile è una di quelle realtà che sta crescendo.”
Tra circa 10 giorni riprenderà il campionato. Secondo te è stata la scelta giusta?
“No, perché tutti gli sport si sono fermati e non capisco perché la serie A maschile non possa farlo. Questa è l’occasione per dimostrare che è solo business e non è sport. Ma se deve essere così, dico che dovrebbe riprendere anche la Serie A femminile.”
Purtroppo esiste ancora una cultura patriarcale e machista, spesso promossa anche a livello istituzionale e anche sportivo. Quanto quest’atteggiamento può favorire linguaggi e comportamenti discriminatori, soprattutto verso le donne?
“Stiamo parlando sempre del calcio, comunque gli altri sport sono andati di pari passo. Hanno sospeso la pallavolo senza distinzione di sesso. Secondo me quest’idea di sport, esclusivamente legata al calcio, danneggia un po’ la figura femminile.”
Credit Photo: Alessandro Inglese