Alessandra Signorile, presidente della Pink Bari, è intervenuta sulle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno parlando della questione ormai conclusa della ripartenza e della mancanza di tutele evidenziata ancora di più in questo periodo.
Il presidente parte dalla suggestione passata della ripartenza spiegando i vari motivi per i quali non era possibile affrontare un ritorno in campo: “Una delle possibilità studiate per cercare di concludere il torneo sul campo era quella di ritardare ancora la ripartenza, ma oggettivamente, non avrebbe avuto più alcun senso. Sia in relazione alla stagione passata, ormai macchiata da una sosta lunga tre mesi e dalle inevitabili conseguenze del coronavirus, sia per quanto concerne quella futura.” spiega Signorile. “Per tornare sui campi avremmo dovuto fare i conti con un protocollo sanitario costoso e di difficile attuazione. Personalmente non sono d’accordo sul fatto dell’aver perso visibilità; le prestazioni delle ragazze non sarebbero state più le stesse di prima.”
Signorile continua parlando della Pink Bari del futuro: “Al netto dell’ufficialità, ripartiremo dalle nostre idee. Dalla nostra voglia di migliorarci e di continuare a stupire. Dovremo capire su quale campo giocare, perché lo stadio comunale di Bitetto potrebbe essere non idoneo rispetto ad alcune nuove norme imposte alle società dal massimo campionato. Dal punto di vista tecnico, probabilmente cambieremo qualcosa in attacco. Sulla panchina ripartiremo certamente da Cristina Mitola. Il suo apporto, durante il lockdown, è stato straordinario: una persona eccezionale e un coach competente.”
Poi conclude sottolineando la debolezza del movimento: “Una calciatrice acquisisce dignità quando viene tutelata. Il discorso delle uguali opportunità va molto di moda ma spesso è abusato o comunque utilizzato male. La verità è che in Italia il nostro movimento è ancora molto debole e per la Federazione non è una priorità. È un dato di fatto, supportato dai numeri: oltre 21 milioni di euro sul piatto per il mondo del calcio. Vagonate di quattrini destinati anche a chi comunque non ripartirà. Per le donne, in tutto, avevano pensato a 700mila euro. In sostanza, per le squadre di A, 50 mila euro a club. Soldi vincolati alla ripartenza, “ ribadisce Signorile, “nonostante le spese sostenute durante questi 90 giorni di incertezza sulla possibile ripartenza. Vorrei capire bene di quale dignità stiamo parlando.”
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