Il calcio femminile in Italia è un territorio ancora inesplorato, specie per chi segue questo sport in maniera approssimativa. Sono tanti i personaggi, anche noti, che in diverse circostanze hanno cercato di appoggiare la fioritura di questo ramo del calcio nostrano che fatica, e non poco, ad entrare nelle case dello spettatore medio italiano con la stessa facilità su cui possono contare gli operatori di quello maschile. Tuttavia è fra lo sposare platonicamente una causa e fare qualcosa in maniera concreta che identifichiamo lo scarto che misura quanta effettiva volontà ci sia di cambiare le cose. A volerle cambiare è sicuramente il Napoli Dream Team, società di calcio femminile napoletana che, nata nel 2011, già naviga da oltre un anno nella Serie B nazionale. Abbiamo intervistato il dg della squadra, Andrea Zungri, per conoscere attraverso la sua esperienza sul campo l’effettivo livello del calcio femminile italiano e gli obiettivi della sua squadra.
Andrea, perché a differenza degli Stati Uniti il nostro calcio femminile fatica ad affermarsi a livello nazionale. È solo un problema culturale?
Il problema culturale esiste sicuramente, ma non è la sola e unica ragione per la quale il calcio negli States è maggiormente affermato. Lì la concorrenza con altri sport come il football americano o il basket ha permesso al “soccer” di svilupparsi in modo eguale sia nel calcio maschile che in quello femminile. Non si può nemmeno negare che, in una società globale così dipendente dai mezzi di comunicazione, potrebbe bastare dare maggiore visibilità al calcio in rosa su tv, giornali e sulla rete per avvicinare le ragazze a questo sport. Un simile fenomeno capita solo una volta ogni quattro anni con le Olimpiadi, dove sport che per cultura nostrana avvertiamo come meno convenzionaleriescono comunque ha incontrare l’interesse della gente. Penso che basterebbe questo per garantire una prima affermazione al calcio femminile.
Napoli Dream Team. Il lavoro che avete fatto in cinque anni è stato notevole. Siete infatti nati nel 2011 e oggi giocate in Serie B. Quali sono i vostri prossimi obiettivi nel breve e nel lungo periodo?
Il Napoli Dream Team è una società giovane non solo per quanto riguarda la sua fondazione. È sicuramente l’unica squadra a livello nazionale che annovera uno staff di soli ventenni. Nella stagione passata, quella della nostra prima esperienza in Serie B, la rosa era composta quasi esclusivamente dagli stessi elementi che l’anno prima avevano vinto il campionato regionale di Serie C. Il balzo nel campionato nazionale ha avuto bisogno quindi del suo naturale periodo di adattamento. Dopo un anno di esperienza in cadetteria quest’anno siamo sicuramente attrezzati per migliorare il nostro score di 18 punti raccolti la passata stagione con l’obiettivo, nei prossimi anni, di diventare sempre di più il punto di riferimento del calcio femminile a Napoli e in Campania.
La cartina di tornasole che indica l’effettiva dimensione, ambita o conseguita, di una società di calcio è il settore giovanile. Questo obiettivo voi lo avete raggiunto due anni fa. Quanto è stato importante e quanto lo sarà ancora di più nel futuro?
Cos’è il settore giovanile per una qualsiasi squadra di calcio si può facilmente racchiudere in una sola parola: tutto! Anche per il Napoli Dream Team è fattore imprescindibile avere un vivaio che possa permetterci di lavorare ora per costruirci in casa le calciatrici di domani.
Per questo abbiamo deciso da tempo di concentrare tutte le nostre forze su questo fronte e a brevissimo faremo partire una campagna di promozione all’interno degli istituti scolastici dove faremo conoscere anche alle più piccole tutti i valori sani di cui questo sport è portatore attivo.
Andrea, tu oltre ad essere il dg di una squadra di calcio femminile sei anche il noto fondatore di uno storico torneo di calcio amatoriale maschile. Sbaglio se dico che entrambe le esperienze ti danno la possibilità di vivere a pieno il lato più bello di questo sport come la voglia di divertirsi?
Beh, dire che sono il fondatore di uno storico torneo di calcio amatoriale è abbastanza riduttivo (ride n.d.r). Sono presidente di un’associazione che da anni gestisce e organizza tornei a Napoli, a Roma e nel Salento. Il vero motore che ci spinge ad aver organizzato oltre 200 competizioni in questi anni è il provare a donare a tutti – sono oltre 10000 i ragazzi che hanno partecipato ai nostri tornei dal 2010 a questa parte – un sorriso frutto della passione e del divertimento che solo uno sport come il calcio sa donare.
Passiamo al calcio maschile. Come ti sembra il livello della nostra Serie A?
Non vorrei essere pessimista, ma credo che i vari Donnarumma, Romagnoli, Locatelli e Petagna siano ancora poca roba per poter auspicare a una ritorno della Serie A, in tempi brevi, ai fasti di un tempo. Il gap con le altre manifestazioni continentali, e mi riferisco alla Liga e alla Premier, è ancora troppo ampio e questo si riflette sia sul coinvolgimento del pubblico che sul livello delle rose delle nostre squadre.
Niente di buono, insomma.
Purtroppo è così. Vivo con l’amaro in bocca per non aver potuto assistere alle stagioni degli anni ‘80 quando a vincere lo scudetto non erano sempre e solo gli stessi ma c’erano anche altre belle realtà come Hellas, Roma, Samp e il nostro Napoli ad alimentare costantemente quello che era, senza alcun dubbio, il campionato più bello del mondo. Era un’altra epoca, erano altri budget, era un altro mondo ma per poterci avvicinare a quei livelli c’è bisogno di una seria e condivisa programmazione con alla base, naturalmente, i settori giovanili.
Per chiudere: sulla base dell’esperienza accumulata come dg del Napoli Dream Team, se tu potessi, quali elementi propri del calcio femminile consiglieresti a De Laurentiis di importare nel Napoli?
Credo che l’abnegazione che mette un’atleta di calcio femminile per coltivare la propria passione è qualcosa che difficilmente si può trovare altrove. Oltre agli indiscutibili sacrifici economici e di vita che questo sport comporta per tutte le ragazze che lo praticano, vi è anche una costante lotta contro la discriminazione e l’intolleranza della società. Mi auguro che De Laurentiis faccia suoi questi due valori perchè sono convinto che sono quelli che mancano ai suoi calciatori ma soprattutto a lui per permettere a tutto il popolo napoletano di tornare a sognare come un tempo.