Alessia Tarquinio su Sky Sport fa il punto sulle proposte di ripartenza del campionato femminile da parte della FIGC:
Un anno fa tutto era possibile. Andare al mare, abbracciarsi, giocarsi un Mondiale. Un’estate senza distanze. Cominciavamo a cantare il tormentone di Tormento, che sarebbe diventato la colonna sonora di un mese straordinario, quello del calcio femminile, il mese nel quale gli italiani hanno scoperto l’altra Nazionale per la quale fare il tifo.
Oggi tutto è possibile. Andare al mare, non abbracciarsi, finire o non finire un campionato. Giocare o meno le sei partire che mancano. Un’estate nella quale si rischia il distanziamento, pesante, tra calcio maschile e femminile. Se non si giocherà finiremo, 365 giorni dopo il successo del Mondiale, a celebrare il punto più basso del movimento. Perché le polaroid di questi giorni ci raccontano di società spaccate, medici contrari alla ripresa, calciatrici che dibattono tra loro, alcune disposte a giocare previe garanzie, altre contrarie a prescindere.
Da una parte del campo la paura del virus, di infortunarsi, di non essere adeguatamente sostenute, di non aver abbastanza tempo per allentarsi. In mezzo la battaglia per il professionismo che sta prendendo una deriva diversa da quella del campo. Dall’altra la Figc e tutti i tentativi possibili per chiudere la stagione, giocando.
La proposta della FIGC
L’ultima proposta arriva alla vigilia del Consiglio federale, decisivo. Concludere la stagione sportiva attraverso la formula dei playoff e playout, che vedrebbe coinvolte 6 squadre. Seconda terza e quarta classificata da una parte e nona decima e undicesima dall’altra. Con partite da disputare in un’unica località dal 20 al 30 luglio.
Scudetto alla Juventus. Maggiori risorse destinate ai 6 club che giocheranno. Un anno fa tutto era possibile. Esattamente come adesso.