C’era caldo, tanto caldo in quel giorno di maggio del 2010. Le ragazze della Prima Squadra sammarinese si presentarono a Forlì con tanti pensieri in testa. Bisognava tornare in Serie C, senza ombra di dubbio. Due anni prima erano state promosse “triturando” il proprio girone di Serie D, ma poi non era riuscito loro di mantenere la categoria. Il campionato, in quella stagione 2009-2010, aveva detto terzo posto: piazzamento più che dignitoso, senz’altro, ma insufficiente per il salto di categoria. Però c’era quella finale Coppa Emilia. La stessa Coppa Emilia che due anni prima, a dispetto di un cammino dominante sul fronte del campionato, era sfuggita loro proprio all’atto conclusivo. Bene, le ragazze di Eraldo Reggini, in quel torrido pomeriggio di Forlì, avrebbero potuto provare a prendere due piccioni con una fava: ritentare l’assalto alla coppa e ritornare in Serie C. Già, perchè quella finale aveva il potere anche di schiudere le porte della categoria perduta.
Caldo, si diceva. Ma anche un altro tipo di ostacolo, affatto trascurabile. Un avversario, il San Paolo, che era partito fortissimo. Dopo poco tempo, infatti, il risultato recitava già 0-2. Un brutto colpo per il morale. Ma poi quella storia finì bene. E lo ricorda con dovizia di particolari Francesca Stolfi, una delle due giocatrici che guidò il ribaltone sammarinese. “Il ricordo di quella vittoria rimane indelebile. Quella stagione è stata buona nel complesso: il campionato andò bene, ma la coppa fu quella che ci regalò le maggiori soddisfazioni. Tra le titolari, quell’anno, c’erano molte giovani, tutte di grandi potenzialità. Quella finale fu davvero al cardiopalma. Fu come un bel film con un finale inaspettato, ma ancora più bello proprio perchè sofferto. Sotto di due reti fin da subito, abbiamo trovato un’incredibile rimonta. Ricordo il missile di Silvia Casali chiuso bene dal portiere in uscita al limite dell’area: quella ribattuta mi finì tra i piedi e io riuscii a tirarne fuori un pallonetto che finì nel ‘sette’. Diciamo che fu il classico gol della domenica. Ricordo di essere andata a festeggiare frettolosamente e con il cuore pieno di gioia, in panchina con il mister, per poi tornare subito a centrocampo, perché nella mia e nella nostra testa quello era solo l’inizio. Il resto della partita è stato sudore e sogno. Gol del pareggio di Sara Tamagnini e poi, a tempo quasi scaduto, il 3-2, sempre di Tamagnini. Poi ricordo solo che lei è caduta a terra stremata e tutta la squadra le si è riversata sopra. Fu davvero un’impresa eccezionale.”
Quelli non erano esattamente i primi passi del calcio femminile sammarinese, che esisteva già da alcuni anni. Ma fu proprio in quel periodo, iniziato con la grande prova in campionato di due stagioni prima, che le ragazze biancoazzurre iniziarono a prendere davvero consapevolezza del proprio potenziale. E la stessa Stolfi, presente sin dall’inizio, può ben testimoniare questa evoluzione. “Era da tanto tempo che aspettavo una squadra femminile a San Marino, come anche molte delle mie compagne all’epoca. Prima si poteva fare qualche partita con i ragazzi, ma ti guardavano un po’ male. E ovviamente non ti sentivi parte di una squadra. Forse per questo, dal momento in cui è nata la squadra, è subito nata anche una famiglia. Per quella voglia di appartenere a un qualcosa che prima non pensavamo nemmeno di poter vivere e condividere. Penso sia stato il periodo più bello della mia vita.
Ovviamente non avevamo grandi obbiettivi, per noi era tanta roba anche solo poter giocare e migliorarci; le condizioni degli impianti erano a volte precarie, soprattutto quando si giocava fuori. Ma per ragazze che come me avevano sempre giocato sull’asfalto, era bellissimo anche solo essere in undici contro undici ed avere due porte.”
Il primo, vero salto di consapevolezza, probabilmente, si può far risalire a quella stagione in Serie D (2008-2009) dai numeri davvero straordinari: 134 gol segnati a fronte di 12 subiti, 25 vittorie, due pareggi, una sola sconfitta. Qualcosa non sceso dal cielo ma costruito sul campo e nello spogliatoio. “Dopo i primi anni di euforia per la soddisfazione di avere una squadra, si è incominciato a pensare che oltre a questo potevamo avere di più. – prosegue Stolfi – Grazie ad alcune ragazze, tra cui senza alcun dubbio un pilastro come capitan Balacchi, si era creato uno spogliatoio meraviglioso che includeva e motivava anche le nuove arrivate. Grazie a questo e al lavoro a 360 gradi e pieno di passione da parte dello staff, quell’anno potevamo contare su una rosa spettacolare e una gran voglia di toglierci finalmente delle soddisfazioni.”
Fu una bella storia, quella di Francesca Stolfi e la formazione sammarinese biancoazzura. Una storia che ad un certo punto, però, finì. O meglio: dovette finire. “Quando entri in questo mondo, uscirci è veramente dura. Ma purtroppo non ho avuto molta scelta. Il mio fisico non è mai stato dalla mia parte; ho avuto diversi infortuni: legamenti, menisco, strappi muscolari e, per ultimo, il collaterale che non si è mai più ripreso. Dovendo anche fare i conti con il lavoro, dal quale non potevo più permettermi di assentarmi per altri eventuali infortuni e operazioni, ho dovuto dire basta. Ed è stata una vera sofferenza: dopo la salvezza raggiunta nel 2012/2013, che è stata un po’ come quella finale di coppa ma lunga un’intera stagione, è stato un grosso dispiacere non poter arrivare in serie B con le mie compagne qualche anno dopo. Diciamo che all’improvviso la mia vita è diventata vuota.”
L’assenza del calcio, però, non è rimasta totale nella vita di Francesca. Che ha continuato a seguire la squadra anche in seguito. Per esempio accompagnando lo scorso anno la cavalcata delle Titane con cori e striscioni dagli spalti; e proseguendo anche nella stagione attuale, quella del grande sogno in Serie B. Ma se da una parte, per Francesca, sostenere i colori sammarinesi significa far parte di una sorta di tifo organizzato sugli spalti di Acquaviva, dall’altra vuol dire avere anche un ruolo attivo nell’altra metà del pallone a tinte rosa: quelloa del futsal. È lei, infatti, la Team Manager della formazione di calcio a 5 della San Marino Academy: un ruolo accettato sull’onda dello stesso amore che, prescindendo dalle specificità di due sport solo apparentemente simili, la lega con forza a quella che ai suoi occhi rappresenta un’unica, grande famiglia. “Le ragazze del calcio, in realtà, non le ho mai lasciate, benchè la prima squadra di oggi sia molto diversa da quella di qualche anno fa.
Il mio cuore da tifosa vede la San Marino Academy come un’unica grande entità, che ha vita da quando quella squadra ha messo piede per la prima volta in un vero campo da calcio. E che continua a vivere ora mentre tutte noi sogniamo la serie A grazie alle splendide atlete che scendono in campo. Proprio per questo senso di appartenenza sono felice di essere stata inclusa nel progetto del futsal femminile.
Ringrazio Rosita Fratti, anche lei una ex della prima squadra e ora capitano del futsal. E poi ringrazio Corrado Selva per avermi proposto questo ruolo. Penso sia un’altra grande opportunità che il settore femminile della FSGC propone alle ragazze: un progetto e un mondo nuovi, perchè il futsal è molto diverso dal calcio, ma che ha trovato seguito e che sta dimostrando di poter dare i suoi frutti. D’altronde, se si prende esempio dal percorso che ha fatto la prima squadra del calcio a 11 negli anni, non si può che essere certi che il connubio ragazze-FSGC porti a grandi cose. Bisogna solo aver pazienza e perseverare.”
Credit Photo: Federazione Sammarinese Calcio Femminile