Era l’estate del 1983. Stesso mare, la Versilia, e come tutte le vacanze estive gli stabilimenti balneari organizzavano dei tornei di calcio sulla sabbia anche per le donne. In quello stesso anno il proprietario di uno stabilimento balneare organizzò una partita di calcio femminile per beneficenza che si sarebbe svolta allo stadio dei Pini di Viareggio,ricordo, contro delle ragazze che militavano in serie A, entusiasta di poter giocare accettai!
Il mio unico grosso problema era dirlo alla mia mamma, babbo fortunatamente lavorava all’estero e quindi un problema in meno, con lui non ci avrei nemmeno provato!
Ricordo che anche mamma non voleva: “è un gioco da maschi, no, no poi ti fai male!” Avevo una settimana di tempo prima di quella partita e soprattutto dovevo convincere mia mamma: coinvolsi mia sorella e mio zio e insieme ci riuscimmo, ma ad una condizione che sarebbe stata la prima e l’ultima.
Felice toccavo il cielo con un dito comprai le mie prime “scarpette” si chiamavano Ferrari se non ricordo male, le ingrassavo tutte le sere. Finalmente arrivò quel tardo pomeriggio di fine agosto, avevo il cuore che impazziva. Io in un campo di calcio grande, bello, non capivo più nulla. Giocai tutta la partita finì in parità, che bello, guardavo la tribuna e vidi mia mamma, mia sorella e mio zio ecco quella è l’unica volta. Alla fine della partita un signore mi chiese se volevo giocare in una squadra di calcio e io, dimenticandomi delle parole di mia mamma, dissi subito di sì. Speravo di convincerla, di farle capire che giocare mi dava emozioni, mi dava felicità. Niente, furono giorni duri di confronti accesi, ma sia mia mamma che mio papà erano irremovibili!
Io testarda come pochi andai contro tutto e tutti, convinta della mia scelta andai via di casa. Lasciai una famiglia per coltivare la mia passione, trovai un lavoretto, lasciai l’università non potevo permettermela. Avevo però una mansarda in Versilia, fu il regalo di mio papà per i miei 18 anni, avevo una macchina, insomma stavo vivendo il mio sogno. Fu così che andai a giocare nel Prato Sport campionato di serie D squadra fortissima, ricordo perfettamente la formazione: Ballerini, Giudici, Grassotti, Marangiu, Cirri, Io, Valleroni, Berti, Bertini, Isola, Alterini, allenatore Cardinale Lucio. La ricordo perché vincemmo quel campionato.
Forte di quanto stavo crescendo l’anno successivo disputai il mio primo campionato in serie A: insieme ad altre ragazze del Prato Sport andammo a Genova .
Arrivata in serie A accadde che i miei genitori si riavvicinarono, capirono la mia passione e la mia caparbietà, ricordo che rimasero piacevolmente stupiti di tanto AMORE verso il calcio e mi dissero se vuoi puoi tornare a casa però mi chiesero di riprendere l’università, naturalmente tornai. Ho sperato che almeno una volta, dato che giocavo in serie A, il mio babbo venisse a vedermi ma niente mai non è mai successo!
Ho giocato altri 3 campionati poi finita la scuola di fisioterapia – già non feci architettura ma scelsi quel mestiere che ancora oggi mi permette di stare in un campo di calcio- inspiegabilmente non ho più messo le “scarpette “ e non ne possiedo più. Ancora oggi che cammino ogni giorno su campi di calcio uso solo quelle da ginnastica.
Barbara Pasquini
Credit Photo: Florentia Calcio Femminile