Gli inizi col fratello, le prime gare con la maglia del Firenze, la promozione con l’Empoli, l’esperienza al ChievoValpo fino al ritorno in azzurro estate per questa esaltante stagione. Marta Varriale, in un momento in cui il Coronavirus costringe lo sport a fermarsi, si è raccontata a IlCalcioFemminile.
Se uno sconosciuto ti chiedesse chi è Marta Varriale, cosa gli diresti?
“Marta Varriale è una ragazza solare, vivace e permalosa. Ama viaggiare, uscire con gli amici, passare del tempo con la nonna e giocare a calcio. Ha 25 anni, gioca a calcio, fa il difensore centrale nell’Empoli Ladies ed è mancina.”
Potresti raccontarci il tuo inizio nel mondo del calcio? Dalla nascita di questa passione, alle prime partite con la maglia del Firenze (attuale Fiorentina)…
“Mi piace definire la mia passione per il calcio “innata”. Ho tante foto da piccola con il pallone tra i piedi, ma sicuramente è una passione “rubata” a mio fratello. Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 10 anni, andavo a vedere lui e puntualmente guardavo poco e giocavo tanto. Lapo La Bruna, allenatore dell’annata 1995, (la mia annata – 1994 – non c’era a San Donnino) chiese a mio babbo se voleva che io provassi ad allenarmi con loro. Qualche giorno dopo ero al supermercato con il babbo e mi chiese “Marta vogliamo andare a comprare le scarpe da calcio, così domani andiamo a provare a San Donnino?”. Lascio immaginare la mia risposta… da lì non ho più smesso! Due anni dopo sono arrivata nell’allora ACF Firenze. Lì, ho vinto due trofei molto importanti: il torneo di Arco di Trento e lo scudetto primavera. Ho esordito successivamente in Serie A2 a 14 anni contro il Pisa e a 17 anni in Serie A a Udine contro il Chiasiellis.”
Con il Castelfranco hai fatto esperienza, poi è arrivata la (prima) chiamata dell’Empoli: cosa hai provato?
“Con il Castelfranco ho disputato due stagioni in Serie B indimenticabili. Ci allenavamo a Castelfranco, in provincia di Pisa, dopodiché è entrato a piccoli passi l’Empoli. Di anno in anno si è fatto sempre più spazio. Inizialmente abbiamo continuato ad allenarci a Castelfranco, poi ci siamo spostate a Cortenuova (Empoli), con la possibilità di disputare le partite interne al centro sportivo di Monteboro. Poter affrontare le partite casalinghe in un centro sportivo come quello dell’Empoli è stato sicuramente un passo importante e, probabilmente, determinante al fine della vittoria successiva del campionato nazionale di Serie B.”
Segue il tuo passaggio al Chievo Valpo. Potresti raccontarci qualche momento saliente di questa esperienza biennale?
“Dopo la promozione in serie A con l’Empoli, mi si è presentata l’opportunità di intraprendere un’esperienza calcistica e di vita fuori casa: è arrivata la chiamata del ChievoValpo. Non è stato semplice accettare, lasciare casa, amici, affetti, la mia squadra. Avevo 22 anni e una gran voglia di provare un’esperienza in una nuova città. Il ChievoValpo mi ha dato l’opportunità di conoscere persone meravigliose che hanno fatto e fanno parte della mia vita ancora oggi. Mi ha dato l’opportunità di giocare con calciatrici di alto livello e di grande esperienza. Un momento saliente di questa mia esperienza è sicuramente il mio esordio da titolare il primo anno a Ravenna, dove abbiamo conquistato la salvezza matematica. Un altro ricordo importante è stata la salvezza raggiunta a Milano durante l’ultima partita della stagione. Purtroppo quella salvezza ha portato da poche parti, dopo poco siamo state avvisate che la società sarebbe fallita”
Ora ti vediamo nuovamente ad Empoli: una stagione importante e, probabilmente, sopra le aspettative. Ci sapresti dire cosa avete provato a battere squadre importanti come il Milan, da neopromosse?
“Dopo due anni a Verona, finalmente sono tornata a casa. A casa: perché l’Empoli per me è casa. Stiamo affrontando una stagione al di sopra delle aspettative: la vittoria a Milano contro il Milan è sicuramente la dimostrazione più lampante. Avevamo salutato l’anno con un pareggio interno per 2-2 contro il Sassuolo, risultato maturato dopo un nostro doppio vantaggio e raggiunte nel finale. A Milano si era presentata la stessa situazione: Empoli in vantaggio di due gol, a pochi minuti dal termine il Milan accorcia le distanze. Per un attimo nella mia testa ho rivissuto la partita con il Sassuolo: mi chiedevo come fosse possibile. A differenza della partita precedente però, abbiamo avuto maggior maturità più consapevolezza e più fame e siamo riuscite a portarci i 3 punti a casa. Un’emozione indescrivibile, il mister ci diceva da tempo che nel nostro girone d’andata ci mancava solo una vittoria con una big… e, seppur in extremis, è arrivata.”
Quali sono gli obiettivi per questa stagione?
“Torniamo ad agosto: neo promosse, squadra molto giovane, poca esperienza alle spalle, obiettivo la salvezza, senza se e senza ma. Adesso siamo a marzo, abbiamo 19 punti in classifica, siamo a +9 dalla zona retrocessione e a – 5 dal quinto posto. Noi ci crediamo!”
Su Mister Pistolesi?
“Mister Pistolesi prima di essere un uomo di calcio -nonché ottimo allenatore- è una persona eccezionale. A lui devo molto: il mio rientro ad Empoli dopo due anni a Verona è merito suo. Venivo da due anni dove avevo giocato poco, non era facile puntare su di me. Invece, senza dubbi e fin dall’inizio, ha avuto fiducia nei miei mezzi. Sicuramente è stato importante il fatto che già mi conosceva sia come calciatrice, sia come persona.”
Ti chiamano ‘the wall’: dove nasce questo soprannome e dove la tua passione per la difesa?
“The wall é il soprannome che mi ha dato il mio procuratore Luca Grippo… mi fa sempre piacere quando mi cerca e mi chiama così. Per la difesa in realtà non è stata fin da subito una vera e propria passione. Ho imparato ad amare il ruolo di difensore solo negli ultimi anni, quando ho scoperto che da centrale posso fare bene. Quando ero più piccola giocavo esterno d’attacco, fascia sinistra per intendersi. Piano piano sono arretrata nel ruolo di terzino, sempre a sinistra: il ruolo che mi piace meno di tutti, per essere chiara. Fu Alessandro Pistolesi un giorno a spostarmi centrale perché in quell’occasione eravamo rimaste senza difensori centrali di ruolo: eravamo a Torino, giocavamo contro la Juventus. Da lì non ho più cambiato ruolo.”
Cosa significa per te essere una calciatrice?
“Per me essere una calciatrice significa PASSIONE, DEDIZIONE, UMILTÀ E SACRIFICIO!”
Sul futuro: dopo la carriera da calciatrice ti vedi ancora in questo mondo o pensi di cambiare?
“Mi auguro che la mia carriera da calciatrice possa durare il più possibile. Ad oggi, il mio pensiero è quello di giocare. Non riesco a vedermi sotto altre vesti in campo, anche se molti amici e amiche mi ripetono spesso che mi vedrebbero bene come allenatrice o commentatrice. È vero, sono un’appassionata di calcio e lo vivo a 360 gradi, ma vedremo…”
La partita che ricordi con più piacere?
“Ricordo con piacere la partita vinta a Musiello tre stagioni fa che ci ha permesso di scavalcare l’allora capolista Novese. Di conseguenza, poco dopo, la vittoria per 0-3 a Genova contro il Lagaccio ci decretò vincitrici del campionato e ci regalò la promozione in Serie A. Un’altra partita che sarà sempre nei miei ricordi è Empoli-Juventus di quest’anno, disputata allo stadio Carlo Castellani di Empoli davanti a 1350 persone: che emozione!”
Credit Photo: Empoli Ladies