Il Canada e l’Australia hanno dichiarato che non invieranno i propri atleti alle Olimpiadi di Tokyo 2020 se i Giochi saranno svolti come previsto quest’anno.
Domenica e lunedì il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e il governo giapponese hanno leggermente spostato la loro posizione secondo cui i Giochi sarebbero iniziati come previsto il 24 luglio, annunciando una consultazione di un mese su altri “scenari”. Ma ciò non è stato sufficiente per canadesi e australiani, che hanno affermato che non parteciperanno ai Giochi a meno che non verranno spostati nel 2021.
Il Comitato Olimpico Canadese (COC) e il Comitato paralimpico (CPC) hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermano che, pur riconoscendo la complessità di un rinvio, “niente è più importante della salute e della sicurezza dei nostri atleti e della comunità mondiale”.
Martin Richard, capo delle comunicazioni del CPC, ha affermato che i canadesi speravano in una decisione immediata e hanno deciso di ritirarsi quando nessuna novità è arrivata.
“Il mondo sta affrontando una crisi e questo è più importante di qualsiasi altro evento sportivo”, ha detto a Reuters da Ottawa, per gli atleti paralimpici, alcuni dei quali hanno condizioni di base, sarebbe rischioso esporli se il virus non fosse contenuto.
“Abbiamo ritenuto poco etico che fossero messi in quella posizione”, ha detto, aggiungendo che il Canada non era stato il solo ad applicare la pressione sul CIO per rimandare.
Più di 14.600 persone sono morte a livello globale dall’inizio dell’epidemia di coronavirus e le misure di contenimento hanno gravemente ostacolato la capacità di alcuni atleti di prepararsi ai Giochi.
Poco dopo la dichiarazione canadese, il Comitato Olimpico Australiano (AOC) ha dichiarato di aver comunicato ai suoi atleti la decisione presa e di prepararsi eventualmente per i Giochi di Tokyo che si terranno nel 2021.
“L’AOC (Comitato esecutivo) ha concordato all’unanimità che la squadra australiana non poteva essere riunita nelle mutevoli circostanze in patria e all’estero”, si legge nella nota.
“Il COA ritiene che i nostri atleti debbano ora dare la priorità alla propria salute e alle persone che li circondano e poter tornare dalle famiglie, in discussione con le loro federazioni nazionali”.