Al cognome Baresi non solo i tifosi di Inter e Milan drizzano le antenne, ma tutti gli appassionati di calcio. Franco e Beppe hanno a lungo legato i loro nomi alle due squadre della città meneghina. Alla Gazzetta dello Sport si è confessata Regina Baresi, figlia di Beppe: anche lei gioca a calcio, come papà con la maglia dell’Inter, ma da centravanti puro con il numero 9 sulle spalle.
A breve compirà 25 anni, ma la carriera che ha alle spalle è già lunga: “Da quando ho iniziato a giocare a calcio ho sempre cercato di crescere fino alla Serie A. Non è stato facile, perché i fondi sono pochi e il calcio femminile vive soltanto degli sponsor. Anche l’anno della retrocessione dalla Serie A alla B è stato bello perché è servito come esperienza. Speravamo di ritornare in Serie A quest’anno, ma non ce l’abbiamo fatta, sarà il nostro obiettivo per il prossimo. In questa stagione il gruppo è cresciuto e abbiamo gettato le basi per il futuro”.
Regina gioca nell’ASD Inter Femminile, società di cui è presidente sua madre e questo a volte le causa problemi: “Non avrei mai immaginato che mia mamma potesse avvicinarsi al calcio femminile, invece adesso è la nostra presidente. I miei genitori non hanno mai voluto che giocassi a calcio, tanto che per evitarlo mi hanno fatto provare tutti gli altri sport! All’inizio lei veniva solo a vedere le partite ‘da mamma’, poi quando il presidente se ne è andato, lei si è avvicinata sempre più insieme ad altri genitori fino a diventare presidente dell’ASD Inter Femminile. Che effetto fa? Non è sempre facile, perché dall’esterno qualcuno può pensare a qualche favoritismo nei miei confronti, ma noi cerchiamo di tenere ben separati il calcio e la vita in famiglia”.
Il mondo del calcio femminile per la figlia d’arte è fatto di sacrifici e di pregiudizi: “Sicuramente sono tanti i pregiudizi, come quello per cui giocando a calcio si diventa mascolini o si rovinano le gambe. In realtà il calcio è uno sport come gli altri. E poi le gambe si rovinano anche facendo danza! Il sacrificio più grande è quello di fare gli allenamenti alla sera dopo un’intera giornata di lavoro in negozio. Esco alle 19 e vado subito al campo, dove ci alleniamo fino alle 22, e specialmente d’inverno non è facile. E poi abbiamo tutti i weekend impegnati e quando verso aprile una persona potrebbe aver voglia di andare via due giorni, sa che non lo potrà fare. La sera prima della partita non si può fare tardi e in settimana con gli allenamenti si esce ancora di meno. Ma si tratta di sacrifici che fai volentieri perché dietro c’è una grande passione”.