Undici ragazze col capo coperto da un velo. Lo stesso dicasi per gambe e braccia, protette da calzamaglia e maniche lunghe. Cresce l’attesa per la presenza in Regione della nazionale femminile dell’Iran, destinata a lasciare un’impronta storica sul Torneo delle Nazioni di Gradisca, in programma dal 24 aprile al 1 maggio prossimi e che per la prima volta apre anche al calcio “in rosa”. Con un “botto” culturale e mediatico mica da poco.
La cultura islamica pone notoriamente grande attenzione al pudore femminile, ivi compresa la copertura del corpo, del viso e dei capelli con vari tipi di veli. La presenza delle ragazze persiane (16 e 17 anni) nello stesso girone di Italia e – udite udite – Stati Uniti è un’intuizione di Nicola Tommasini, l’incaricato dei rapporti con le Federazioni nel torneo organizzato dal Coni. E l’idea è piaciuta subito non solo al padre Franco, ex sindaco e consigliere nazionale del Coni, ma anche al parlamentare e presidente regionale del Comitato olimpico, Giorgio Brandolin, e al capo dello sport nazionale, Giovanni Malagò. “Costi quel che costi, in termini di difficoltà burocratiche e di sicurezza, ma queste ragazze devono venire. La loro presenza è un messaggio troppo importante” avrebbe affermato un’entusiasta Brandolin. Lo conferma un dato: le ragazze iraniane non sono mai uscite dal proprio continente. “In molte probabilmente neppure dal Paese – spiega Tommasini jr – essendo le formazioni under 16 femminili praticamente sperimentali”. La nazionale mediorientale alloggerà a Lignano. “Dispositivi di sicurezza maggiori certamente vi saranno – così ancora Tommasini – sulla falsariga di quanto avveniva ad esempio anche con la nazionale di Israele”.
Guardia alta dunque non solo a Lignano e durante i trasferimenti, ma anche sui campi di Gorizia e Monfalcone, ove le calciatrici sfideranno rispettivamente Usa (26 aprile) e Italia (27). Gli organizzatori non si attendono casi diplomatici.”Anzi, non vediamo l’ora di favorire momenti di incontro con la delegazione Usa, come già avvenne alcuni anni fa per le nazionali maschili. Fu un momento storico. Posso assicurare che dalla Federazione iraniana non ci sono giunte disposizioni particolari. Le ragazze giocheranno con la divisa con cui sono abituate a esibirsi e questo è quanto. Sull’alimentazione sappiamo bene come comportarci, abbiamo avuto negli anni molte rappresentantive del medioriente”. Alle Olimpiadi giovanili di Singapore la Fifa aveva vietato l’esibizione in campo di qualsiasi simbolo politico e religioso, e il velo – in quanto tale – era stato vietato con forti proteste in Iran. Dopo un mese di trattative le calciatrici persiane giocarono con un cappellino. In un match programmato nell’ambito delle qualificazioni alle Olimpiadi, la nazionale femminile perse invece a tavolino con la Giordania. Dopo che le giocatrici si erano presentate in campo con velo e tuta che le copriva da capo a piedi. Invitate a cambiarsi da un commissario di campo, le calciatrici rifiutarono: l’incontro termino’ prima di iniziare, con le ragazze iraniane a piangere a dirotto in mezzo al campo. “Noi invece siamo felici di poterle ospitare secondo i loro costumi” chiosano gli organizzatori.
Un plauso agli organizzatori, questo deve essere lo Sport.