Nella 13° giornata di Serie A si è giocata Lazio-Milan terminata con il punteggio di 2-0. Assoluta mattatrice è stata Martina Piemonte che è stata l’autrice di entrambe le reti, una per tempo, con le quali ha mandato al tappeto la sua ex squadra. Brutto passo falso per le ospiti che non vincono da 5 partite e scendono a -4 dalla quinta posizione occupata dal Como, ultima casella valida per un posto nella Poule Scudetto.
Grazie ai dati di Match Analysis della Panini Digital possiamo notare come le padrone di casa abbiano meritato di ottenere il bottino pieno, infatti l’IVS (Indice di Valutazione Squadra) è pari a 59 a 41 per le biancocelesti.
Le altre statistiche potrebbero fuorviare il giudizio complessivo sulle prestazioni delle due compagini: possesso palla 41% a 59%, baricentro 50,8 mt a 57,2 mt, pressing 40,9 mt a 50,4 mt e supremazia territoriale 34% a 66%. Soprattutto questo dato, che aumenta dell’11% nella seconda frazione in favore delle rossonere che erano alla ricerca dei gol della rimonta, sottolinea il fatto che il Milan non sia riuscito a sfruttare il gioco quantomeno propositivo, date le poche occasioni create nel corso della seconda metà: 2, contro le 4 della Lazio.
La formazione di Gianluca Grassadonia è scesa in campo con un 3-4-2-1 che non ha visto modifiche in fase offensiva o in costruzione. La fascia destra è stata una delle zone più dense del primo tempo delle Aquile: Elisabetta Oliviero è stata infatti la giocatrice ad aver ricevuto più passaggi (28) ed è stata anche la seconda per palle giocate (53) e per giocate utili (10) e la terza per passaggi riusciti (29) e palle recuperate (18).
Anche nella seconda metà le biancocelesti hanno mantenuto il medesimo modulo, abbassando solo di qualche metro il baricentro, forti della rete del raddoppio di Piemonte arrivata poco dopo l’intervallo. Sia nei primi che nei secondi 45 minuti, una zona ad alta densità è stata l’area di rigore di Sara Cetinja: questo è dato dall’elevato numero di palloni giocati in area avversaria da parte delle meneghine (48) ma soprattutto dalla centralità dell’estremo difensore nelle manovre di gioco laziali e, infatti, la numero 1 è stata la terza per palle giocate (40, come Alicia Baltrip-Reyes) e la prima per giocate utili (16), oltre al fatto che l’asse Federica D’Auria – Cetinja sia stato il più attivo con 9 passaggi completati dal centrale di difesa al portiere.
Prima dell’intervallo, la squadra di Suzanne Bakker era schierata in campo con il solito 4-3-3 e con i due terzini, Angelica Soffia ed Emma Koivisto, sempre alte a supporto del centrocampo. Un dettaglio che si può notare dalle heatmaps della partita è il fatto che sono state molte le zone ad alta densità: ciò sta a significare i tentativi del Diavolo di portare attacchi da diverse zone di campo, senza riuscire però nell’intento di trovare impreparata la difesa avversaria; in particolare sono state molto dense l’area di rigore di Laura Giuliani e la fascia sinistra di dominio di Emelyne Laurent. Per quanto riguarda la prima, Giuliani è infatti stata la prima per giocate utili, insieme a Julie Piga e Allyson Swaby (13), ed è stata una delle due metà dell’asse più attivo milanista: Swaby – Giuliani con 14 passaggi completati dal centrale di difesa al portiere.
Nella seconda frazione il modulo di partenza è stato lo stesso ma, considerata la ricerca dei gol del pareggio, le posizioni medie suggerivano un approccio più offensivo. Ciò che si veniva a creare era una sorta di 3-3-4 con Soffia braccetto di sinistra, Koivisto mezzala di destra in un centrocampo a tre e la solita Evelyn Ijeh molto alta, come una sorta di seconda punta ad accompagnare i movimenti di Nadia Nadim. La zona più densa è stata quella di destra che è stata infatti protagonista dei maggiori tentativi del Milan di creare pericoli alle padrone di casa, grazie alla sempre attiva Monica Renzotti e alla spinta di Koivisto.
Entrambe le compagini hanno preferito adottare un gioco manovrato dal basso, anche se le ospiti in maniera maggiore: 75,3% a 85,8%. Ciò che fa abbassare così tanto la percentuale della formazione della Capitale è il netto cambiamento tra primo e secondo tempo dato che c’è stata una diminuzione del 17% (83,7% nella prima metà e 66,7% nella seconda). Questo è probabilmente dato dalla volontà delle ragazze di Grassadonia di abbassare la quantità di rischi, considerato il doppio vantaggio.
Il gioco della Lazio non aveva una precisa impostazione: la partenza era, come abbiamo già visto, soprattutto dal basso ma, tolta quella, le azioni biancocelesti variavano di minuto in minuto: si cercava spesso di sfruttare gli esterni ma non erano pochi anche gli scambi nelle zone centrali con l’obiettivo di trovare imbucate per la punta e rompere le linee di difesa rossonere. Abbiamo già evidenziato la grande importanza di Oliviero ma non va assolutamente dimenticata quella di D’Auria: prestazione maiuscola. La numero 27 classe 2003 è stata la prima per palle giocate (56), passaggi riusciti (36) e palle recuperate (21). Per quanto riguarda la precisione, però, D’Auria è stata solo la quinta con il 64%, mentre la più precisa è stata una delle due compagne di reparto: Jane Connolly con il 79%. Oltre a questo dato, la numero 7 è stata anche seconda per passaggi riusciti (30) e per palle recuperate (19).
Dall’altra parte, il Diavolo ha trovato molte difficoltà nel costruire azioni che potessero essere pericolose: si partiva da un giro palla difensivo tra le due centrali, Swaby e Piga, e Giuliani e, successivamente, la soluzione più ricercata era l’out di destra nel quale Koivisto tentava di accendere la miccia di Renzotti con la speranza che potesse creare qualche grattacapo alla difesa laziale. È da sottolineare la partita di Swaby che è stata la prima per passaggi completati (58), per precisione nei passaggi (83%), passaggi ricevuti (53) e, come abbiamo già detto, giocate utili (13), mentre la seconda per palle giocate (71). Anche i numeri dell’altro centrale di difesa vanno notati: Julie Piga è stata prima per palle giocate (75), palle recuperate (30!, 12 in più di Koivisto) e giocate utili, mentre seconda per passaggi riusciti (56). Da questi dati possiamo capire come le due centrali siano fondamentali per l’impostazione del Milan ma anche il fatto che questa squadra abbia bisogno anche di qualcos’altro per trovare la propria pericolosità più costantemente.
I dati sulle conclusioni ci fanno capire anche la differenza di cinismo in questo match da parte delle due compagini.
La Lazio ha calciato 10 volte, di cui 6 in porta. Di questi tiri 6 sono arrivati da dentro l’area di rigore. Tutto ciò evidenzia la precisione delle padrone di casa che sono riuscite a trovare 2 gol in più rispetto alle avversarie pur tirando di meno. Questo dettaglio è ancora più evidente dal fatto che la stessa Piemonte abbia trovato la propria doppietta personale con solo 3 tentativi, seguita da Oliviero con 2 che però non è riuscita a gonfiare la rete.
Ancora una volta, invece, sono presenti le problematiche della formazione di Bakker: 16 tiri (6 in più delle rivali), di cui solo 4 in porta (25% di precisione contro il 60% biancoceleste). Inoltre, di queste 16 conclusioni solo 6 sono arrivate da dentro l’area di rigore e questo ci racconta ancora più precisamente le difficoltà nell’esprimere il proprio gioco per le meneghine. Calciare 16 volte e non trovare la rete neanche una volta, complice comunque anche un’ottima prestazione di Cetinja, che ha effettuato 3 parate, e la sfortuna con la traversa di Nadim su punizione, deve far scattare un campanello d’allarme: il cinismo continua ad essere un serio problema. Come per le Aquile il dato personale ero lo specchio di quello generale, succede la stessa cosa in casa milanista: Nadim ha cercato la via della rete 5 volte (2 in più di Piemonte) e non ha trovato il gol; e la stessa cosa vale anche per Ijeh che ha calciato 3 volte senza essersi mai guadagnata la possibilità di esultare.