Photo Credit: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

La calciatrice bianconera ad aver rilasciato alcune dichiarazioni in conferenza stampa alla vigilia della sfida di Champions contro l’Arsenal è stata Sofia Cantore. La numero 9 delle Juventus Women, sempre più al centro del progetto, ha risposto ad alcune domande riguardo il suo percorso e la squadra, diventata un orologio dove tutti gli ingranaggi sono al posto giusto e funzionano.

Cantore è stata determinante in molti match, tra cui quello di Champions contro il Valerenga, e ha da poco tagliato il traguardo delle 100 presenze, vedendo la sua maglia al JMuseum, un altro riconoscimento che la inorgoglisce, specialmente perché arrivato a stagione da poco iniziata: «Portare la maglia al museo della Juventus è stata un’emozione indescrivibile, e far parte della storia di questo Club è motivo di orgoglio. Sono contenta di aver raggiunto quest’obiettivo proprio all’inizio di stagione, perché per me simboleggia il coronamento di un percorso lungo che sta portando dei risultati. Quest’anno c’è un insieme di cose che mi hanno aiutato di più a segnare e a essere più utile anche a livello di squadra, tra cui il modo di giocare del mister. Sono contenta in generale per l’inizio di stagione di tutta la squadra, quindi speriamo di continuare su questa strada.»

Dopo la sconfitta contro il Bayern, arrivata dopo un match che pareva sorridere alle bianconere in termini di prestazione, la squadra ha provato ad alleggerire il bagaglio di amarezza lasciando maggiormente spazio a quanto c’era di positivo, per poter ripartire e preparare il successivo match di Champions con una consapevolezza diversa: «Ogni partita che giochiamo l’analizziamo sia singolarmente che a livello di squadra e ripartiamo sì dagli errori, ma anche dalle cose positive. La partita con il Bayern ci ha lasciato l’amaro in bocca, perché loro sono una grande squadra, ma al netto dei novanta minuti hanno segnato su due palle inattive. Domani affrontiamo un’altra grande squadra, come tutte le altre partite la prepareremo con una grande attenzione ai dettagli. Anche se abbiamo pochi giorni per prepararci in questo periodo, oggi saremo totalmente focalizzate su quella di domani e metteremo in campo tutto quello che possiamo per un risultato utile.»

La calciatrice è riuscita a trovare la chiave giusta per diventare determinante, ma ha ammesso che è in generale l’intera squadra ad aver raggiunto un livello di concretezza e fiducia reciproca tali da permettere a tutte di giocare con serenità, approcciando i match con la giusta grinta: «Un grande fattore che mi ha aiutato a esprimermi al meglio è il modo di giocare, ma c’è anche un bell’ambiente a livello di squadra e secondo me, se sei un posto dove c’è serenità e ci sono tanti sorrisi, è più facile, e non è un caso che il mio avvio di stagione sia stato importante, come quello di tutta la squadra. Siamo contenti di quello che stiamo facendo. Il mister ha portato tante novità e noi abbiamo risposto in maniera positiva sin dalle prime partite, e stiamo continuando a entrare sempre di più in questa maniera di approcciare che ci fa giocare in modo più intenso, si vede sia quando dobbiamo recuperare palla sia nella ferocia che abbiamo nel fare goal fin dai primi minuti, e questa ferocia l’abbiamo anche nel difendere, per subire il meno possibile.»

L’attaccante ha brevemente descritto le differenze che si percepiscono, da dentro il campo, quando si affronta una squadra di Serie A e quando se ne affronta, invece, una di Champions, nonostante la preparazione alla base sia la medesima per non sottovalutare nessun aspetto: «In Serie A non ci sono partite scontate anche con le squadre che hanno meno punti, perché sono organizzate e riescono a mettere in difficoltà tutti. In Champions chiaramente trovi squadre che hanno tanta esperienza a livello internazionale, tante calciatrici fanno parte delle rispettive nazionali, anche dal punto di vista fisico-atletico ti mettono in difficoltà. La differenza grande è che non puoi permetterti di avere cali di tensione e di concentrazione, perché non appena c’è un calo riescono a punirti. Magari in Serie A riesci a riparare in qualche modo, nonostante il livello si sia alzato tantissimo. Noi infatti prepariamo una partita di Serie A come una partita di Champions, c’è la serietà e la cura di ogni dettaglio in ogni partita che andiamo ad affrontare.»

Poche calciatrici dell’attuale Juventus Women avevano già disputato qualche partita di Champions, prima dell’attuale fase a gironi, e giocatrici di esperienza possono soltanto giovare a una squadra che, nella maggior parte dei suoi elementi, si è rinnovata e si sta consolidando effettivamente da poco tempo, a maggior ragione per via di tutti gli impegni ravvicinati: «Avere delle compagne che hanno già esperienza in Champions ci trasmette serenità nell’affrontare questo tipo di gare. Così tante partite non ti permettono di pensare a che differenza c’è tra l’una e l’altra, giocando in modo così ravvicinato cerchi di concentrarti di partita in partita, indipendentemente dall’avversario. Domani contro l’Arsenal non cambierà niente rispetto a domenica, dovremo giocare con la stessa fame e la stessa aggressività ci contraddistinguono.»

La classe 1999 ha concluso la conferenza stampa parlando nuovamente del suo percorso e delle probabili ripercussioni che potrebbe avere su di lei dover necessariamente segnare, qualcosa che, in realtà, non le mette alcun tipo di pressione, visti anche le compagne di squadra e l’assetto tattico del mister: «Il mio percorso mi ha aiutato a mantenere un certo equilibrio. Ho vissuto dei periodi non facili a livello di infortuni, ma anche a livello di pressioni, dove non riuscivo io stessa a gestirle, e mi ha aiutato ad arrivare oggi con la consapevolezza di dire che, comunque vada, ho bisogno io come persona di un equilibrio che non mi faccia sentire questa pressione dall’esterno. Il fatto che tante altre abbiano già segnato non mi fa sentire la pressione di entrare in campo e dover segnare, perché so che per il nostro modo di giocare e per la potenza delle mie compagne qualcuna ce la fa. Non sento la pressione, e forse questo mi fa scendere in campo tranquilla in ogni partita.»

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here