“Osservare questo sport da fuori mi ha dato un offerto punto di vista, molto meno scontato. Non potendo correre, ho lavorato tanto sulla testa e sulla tecnica individuale, adesso ho una consapevolezza diversa. È come se vivessi tutto amplificato, entro nel palazzetto con lo stesso entusiasmo di una bimba che va al parco giochi”.
Sulle montagne russe, per la precisione. Così com’è stato nel pirotecnico 3-3 con cui le biancocelesti hanno fermato il Bitonto.
“La più dura delle rivali. Conosciamo tutte le loro altissime capacità individuali, noi – invece – abbiamo ancora tanto da dimostrare: abbiamo inserito Jokisalo, una ragazza d’oro, e ritrovato Vanessa, che alle qualità tecniche ha aggiunto qualità umane ancora maggiori. Con Pepe, poi, abbiamo completato un reparto portieri che conta già Luzi, Farinelli e Umbro. Ma siamo una realtà in divenire e siamo entrate in campo pensando solo a darci una mano, sapendo che sarebbe stata una partita di grosso sacrificio, dall’inizio alla fine”.
E se l’ultima “x” in una partita con le leonesse risale al mese di gennaio del campionato 22-23, l’ultimo disputato dal capitano prima del lungo stop, significa che nessuno sforzo è stato vano.
“Ma non lo vediamo come un punto d’arrivo, è anzi un punto di partenza per far capire che tipo di squadra saremo. Suonerà come una frase banale, eppure – appena è iniziata – abbiamo capito subito che sarebbe stata una stagione diversa dalle altre, perché si respira aria di grande serenità. Se manterremo questa mentalità, i risultati arriveranno di conseguenza”.
Un discorso valido tanto per la femminile che per la maschile, capolista solitaria del girone B della Serie A 2 Élite. “Eravamo al palazzetto sabato, così come loro ci sono sempre per noi. Il derby con la Roma? Sotto 2-4, l’hanno spuntata 6-4. Questi siamo noi, gente che non molla mai”.