La Serie A sta per tornare in scena e sabato il Como, che occupa la sesta posizione con sette punti in sette gare, sarà ospite della Lazio per l’ottava giornata di campionato.
La squadra, che è allenata da Stefano Sottili, ha tante giocatrici che sono arrivate quest’anno in terra lariana, soprattutto una che ha esperienza da vendere: stiamo parlando di Alia Guagni, difensore classe ’87 che nel suo percorso ha militato in squadre come ACF Firenze, vincendo un campionato di B nel 2003 e di A2 nel 2006 e 2010, Fiorentina, dove ha conquistato uno scudetto nel 2017, due Coppe Italia e una Supercoppa, Atletico Madrid, ottenendo nel 2022 una Supercopa, e Milan, ma anche un’esperienza negli Stati Uniti col Pali Blues, con cui ha vinto nel 2013 la Evergreen Cup, e al Tacoma. A livello individuale è stata capocannoniere della Serie A2 per due volte (2009 e 2010), due volte calciatrice dell’anno (2017 e 2018) e inserita per un biennio nella squadra dell’anno (2019 e 2020).
La nostra Redazione ha raggiunto Alia, che in Nazionale maggiore vanta 85 presenze e 6 gol, per risponderci ad alcune domande.
Alia, cosa significa per te giocare a pallone?
«Significa praticamente tutto: giocare a calcio è la mia vita ed è quello che mi piace fare e che mi riesce meglio, a maggior ragione che adesso è anche per me un lavoro».
Tu sei nel mondo del pallone da più di vent’anni e si è evoluto tanto. In che modo, secondo te, è cambiato il calcio?
«Il calcio femminile è cambiato tantissimo: quando avevo iniziato il mio percorso, era praticamente un altro mondo, lo si faceva quasi esclusivamente per passione e c’erano pochissime possibilità, non si vedeva un futuro e il livello era completamente diverso rispetto ad oggi, perché ora sta diventando un calcio qualitativamente molto bello, ma soprattutto ha un futuro bellissimo davanti».
La tua carriera è legata, indissolubilmente, a Firenze: prima all’ACF Firenze, dove il presidente era il tuo papà Andrea, poi alla Fiorentina e in entrambe le squadre hai ottenuto tanti successi. Che cosa è stato per te vestire la maglia della tua città?
«L’ACF Firenze è stato il pre-Fiorentina, nel senso che poi dopo si è trasformato in Fiorentina e, quando è successo, è stato il realizzarsi di un sogno a cui stavamo lavorando per poter arrivare a vestire la maglia della Fiorentina e dare questa possibilità a noi è stato veramente un sogno realizzato. Poi, è ovvio che amo Firenze alla follia e penso che, chiunque mi conosca, sa che vestire la maglia della mia città e per me è stato fondamentalmente bellissimo».
Tuttavia, hai anche avuto due esperienze fuori dall’Italia: la prima negli Stati Uniti col Pali Blues e al Tacoma, la seconda all’Atletico Madrid, Secondo te, quanto ti hanno fatto crescere dal punto di vista calcistico e personale?
«L’esperienza in America è arrivata in un periodo in cui non mi stavano chiamando in Nazionale e ho avuto questa opportunità di andare a vivere quei due mesi negli Stati Uniti e conoscere un calcio che già conoscevo, ma che non avevo visto da vicino. Lì ho visto una fisicità che da noi, in quei tempi, era impensabile e soprattutto ho notato quanto in America credessero nel calcio femminile: per un esempio ci sono centri sportivi che, tra l’altro, in Italia difficilmente si possono trovare. L’avventura a Madrid è venuta in un momento completamente diverso, dove ho fatto una scelta di vita difficile per tanti aspetti ma che ho ritenuto fosse il momento giusto per farlo: volevo trasferirmi all’estero, andare a vivere in un paese diverso, imparare una nuova lingua e relazionarmi con persone diverse, dove non ero la “padrona di casa”, bensì dovevo integrarmi in un contesto diverso e quindi è stata un’esperienza di vita assolutamente formativa e bella; calcisticamente però è stato molto difficile, perché venivo dal periodo post Covid e, soprattutto, il calcio femminile italiano era ancora indietro a quei tempi, trovandomi in una realtà molto avanti a quel tempo».
Restando sempre sul tuo passato, non possiamo dimenticare i tuoi tre anni passati al Milan…
«La prima idea era tornare Firenze, poi però non si è concretizzata. Perciò ho avuto l’opportunità di andare a giocare nel Milan, che è un top club, giocando in una Serie A che era cresciuta veramente tanto. Mi son trovata ad affrontare in questo nuovo campionato di livello alto, quindi mi son dovuta rimettere subito al passo di questa competizione. Sono stati anni belli ma, calcisticamente, anche un po’ sfortunati in termini di risultati».
Il tuo presente dice Como Women: quali sono i motivi che ti hanno portato ad indossare la divisa lariana?
«La società mi ha fortemente voluto e questo fa tanto. Poi, hanno un progetto molto bello e la nuova proprietà (Mercury/13, ndr) punta tutto sul femminile, perché crede nelle donne e questo è un aspetto che sicuramente mi ha convinto a venire qua. Ovviamente come tutte le squadre, siamo un work in progress: c’è da lavorare tanto».
La Serie A ha messo agli archivi sette giornate e il Como Women è sesto a tre lunghezze dal Milan quinto in classifica. Come valuti l’inizio di stagione della tua squadra?
«È stato un inizio di stagione non facilissimo, perché come dicevo prima siamo una squadra in costruzione e sono arrivati tanti innesti però, secondo me, giornata dopo giornata stiamo crescendo e stiamo facendo vedere anche un bel calcio, anche se a volte non abbiamo “raccattato” i punti che magari meritavamo».
Parliamo della vittoria ottenuta contro il Sassuolo nell’ultimo turno di campionato prima della pausa. Cosa ti ha lasciato, dal tuo punto di vista, il 4-2 arrivato in casa delle sassolesi?
«La partita è stata fondamentale, perché avevamo assoluto bisogno di punti e contro una squadra che, secondo me, non ha un brutto calcio, anche se la classifica dice diversamente. In ogni caso è stata una bella partita, l’abbiamo approcciata bene e, nonostante fossimo andati un attimino in difficoltà, abbiamo giocato con la mentalità giusta da portare a casa il risultato e ci ha fatto capire quello che possiamo fare».
Come abbiamo detto prima, la Serie A è rimasta ferma per gli impegni delle Nazionali e l’Italia ha affrontato sia Malta e Spagna. Come hai visto le Azzurre in queste due amichevoli, soprattutto in ottica Europei 2025?
«Secondo me, stanno facendo un buon lavoro: già da qualche partita stanno portando avanti l’innesto delle nuove ragazze e stanno iniziando a dare dei buoni frutti. È ovvio che queste erano due amichevoli, poi ci sarà da vedere nei momenti importanti come reagirà la squadra».
A proposito di Nazionale, dove principalmente sei stata una delle protagoniste del Mondiale 2019, il sogno di vestire la maglia Azzurra è ancora un tuo obiettivo?
«Sinceramente credo che sia una porta chiusa ormai da un po’. Però, mai dire mai nella vita».
Ma torniamo al Como, dove in amichevole è arrivato un successo, seppur di misura, sul Parma. Che indicazioni ti hanno lasciato in vista della ripartenza della Serie A?
«È stata un’amichevole in cui si è dato spazio a ragazze che giocano poco in campionato, ma anche tante giocatrici della Primavera, però è stato un buon test contro una squadra che Serie B sta facendo molto bene».
Sabato il Como affronterà in trasferta la Lazio che, nonostante sia una neopromossa, è un punto proprio sotto delle lariane e la sfida si preannuncia interessante.
«La bellezza di quest’anno è che tutte le squadre di Serie A hanno raggiunto un livello, per cui non c’è una partita dichiarata vinta a tavolino, nel senso che nessuno può sapere il risultato, visto che la competizione è aumentata tanto da parte di tutte le squadre. La Lazio ha fatto degli innesti importanti e la squadra si sta muovendo bene; quindi, l’affronteremo come se avessimo davanti la Juve».
Come giudichi il format attuale della Serie A a dieci squadre con le Poule Scudetto e Salvezza?
«Questo tipo di format non mi è mai piaciuto molto, perché ti trovi a scontrare sempre le stesse squadre. Secondo me, l’obiettivo sarebbe quello di riuscire ad avere più squadre di livello alto per fare un campionato a più squadre, ovviamente non è facile perché rischi di non avere abbastanza qualità».
Chi può vincere, secondo te, la Serie A di quest’anno?
«A guardare la classifica direi la Juve, però non saprei, perché tutte le partite non sono già scritte, quindi bisognerà vedere se continuerà così».
Cosa manca al calcio femminile italiano per essere davvero importante?
«Quello che non smetterò mai di dire è che a noi mancano i numeri: sono ancora troppo bassi e quando si hanno così pochi numeri è anche difficile riuscire a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Secondo me, bisognerà lavorare ancora di più su tutti i settori giovanili e soprattutto far avvicinare le ragazzine al calcio, perché una volta che si può scegliere su cento ragazzine, probabilmente si riuscirà ad aumentarne la qualità, altrimenti si dovrà sempre cercare ragazze dall’estero che sì possono alzare il livello, ma questo non ti porta ad alzare quello della nostra Nazionale».
Com’è la tua vita fuori dal rettangolo di gioco?
«Una vita assolutamente normale: esco con le mie amiche, vado dalla mia famiglia quando riesco e mi piace fare un sacco di cose, come leggere, disegnare e andare al cinema».
Quali sono i sogni che vorresti ancora realizzare sia come calciatrice che come donna?
«Come calciatrice mi piacerebbe lasciare qualcosa alle nuove generazioni e al movimento perché il calcio è stata una parte veramente importante della mia vita. Come donna è ancora tutto da scrivere: mi piacerebbe tantissimo avere una famiglia, però è tutto un divenire si vedrà quello che sarà».
Che messaggio vorresti lanciare alle tue compagne del Como Women in vista della ripresa del campionato?
«Di ripartire forti, perché abbiamo bisogno di punti: sono partite che dobbiamo assolutamente vincere, quindi “carica a palla”».
Cosa vorresti dire ad Alia Guagni che sta per iniziare il suo percorso nel mondo del calcio?
«Di crederci sempre e di continuare a divertirsi perché alla fine riuscirà ad arrivare dove vuole, ma soprattutto di non avere paura di niente e di affrontare tutto sempre a testa alta».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Como Women ed Alia Guagni per la disponibilità.