Francesca Salaorni, il capitano della Fortitudo Mozzecane, ha raggiunto le 100 presenze in campionato con la maglia gialloblù. La giocatrice, punto fermo della difesa, si avvia sempre più a diventare a tutti gli effetti una bandiera della società.
La gara con il Riccione (1-1, ndr) ha rappresentato la centesima partita in un campionato con la maglia gialloblù. È sempre più una leader e una bandiera di questa squadra.
«Sinceramente fino a qualche anno fa non pensavo di poter arrivare a tale traguardo. Fin da quando sono bambina vesto questa maglia e ho sempre cercato di dare tutta me stessa per i colori gialloblù. Ci sono stati infortuni che hanno rallentato il mio percorso e quindi qualche volta ho pensato di attaccare le scarpe al chiodo. È proprio per tale motivo che le 100 presenze hanno ancora più significato; in più tagliare questo traguardo da capitano mi dà ancor più soddisfazione. La Fortitudo ormai è come una seconda famiglia. Credo molto nell’attaccamento alla maglia e il poter entrare nella storia della società mi stimola a proseguire e a pormi sempre nuovi obbiettivi».
Cento partite sono molte: può raccontare un ricordo particolare che porta nel cuore e un ricordo negativo vissuto con la maglia del Mozzecane?
«Un ricordo positivo e negativo allo stesso tempo è senz’altro l’anno in serie A. Ho avuto modo di affrontare squadre e giocatrici di alto livello e sono cresciuta; però d’altro canto siamo retrocesse e questa è stata una brutta esperienza. Pensando ad un singolo ricordo, una partita che non potrò mai dimenticare è l’esordio in prima squadra, è stato un mix di emozioni indescrivibili. Ricordo invece amaramente le pesanti sconfitte, entrambe in casa, contro l’Inter Milano in serie B e contro il Riviera di Romagna in serie A».
Si ricorda la sua prima partita in prima squadra in campionato?
«Ricordo molto bene. Avevo 14 anni ed ero molto tesa prima dell’inizio della gara, ma le mie compagne veterane, come Pasini, Pomari e Veltri, mi hanno tranquillizzata e dato consigli. A parte i minuti iniziali, in cui ricordo di esser stata un po’ spaesata, ho giocato pensando semplicemente a quello che dovevo fare. Volevo fare bene a tutti i costi».
Lei ha visto tante giocatrici indossare i colori della Fortitudo: se paragonata alle rose delle passate stagioni, quella di quest’anno che cosa ha di diverso?
«Penso che la rosa di quest’anno sia completa e competitiva, cosa che a parer mio mancava da qualche stagione. Ogni cambio che il mister ha a disposizione è all’altezza. Più o meno siamo tutte allo stesso livello, siamo un gruppo omogeneo e ognuna di noi ha qualcosa di importante da dare».
In squadra ci sono ragazze che hanno l’indole da leader, ma è lei ad aver la fascia al braccio. Come vive la responsabilità di essere capitano?
«La vivo abbastanza serenamente. Sono conscia del fatto che sia un bene che in squadra ci siano caratteri forti che aiutano a remare nella stessa direzione. In una squadra il capitano è uno solo, ma nella nostra ci sono vari leader: non è la fascia al braccio che ti rende leader, lo puoi essere anche senza».
Siamo praticamente a metà stagione: come giudica il vostro cammino fin qui?
«Credo che potremmo avere qualche punto in più. Durante le prime partite abbiamo buttato via punti importanti, ma il campionato è ancora lungo e c’è armonia nel gruppo. Per questo non mi preoccupo, possiamo ancora dire la nostra. Certo sarebbe meglio essere in una posizione migliore in classifica, ma lotteremo fino alla fine».
La giovanissima Chiara Mele è stata convocata per il ritiro della Nazionale Femminile Under 17. Durante gli allenamenti e le partite lei e le altre veterane la incoraggiate sempre. Ha un messaggio per lei per la sua prima esperienza in maglia azzurra?
«Io e le mie compagne più esperte motiviamo e incoraggiamo le più giovani sempre; hanno un buon potenziale, rappresentano il futuro della squadra e spero che facciano tutte il salto di qualità che Chiara sta mostrando di saper fare. L’unico consiglio che le do è di controllare le emozioni, che saranno tante, e di mostrare le sue capacità senza aver paura di sbagliare. Se l’hanno convocata vuol dire che in lei hanno visto qualcosa e quindi è perfettamente in grado di distinguersi dalle altre».
Credit Photo: Graziano Zanetti Photographer